domenica 3 aprile 2011

Alpe Pozzolo (VB)

Fa caldo, impossibile andare in alto, e quando facciamo l'elenco dei posti papabili per il fine settimana, salta fuori l'alpe Pozzolo (1640m): in un attimo la decisione di ritornare e' presa, dopo più di due anni, in un posto a noi caro. L'alpe Pozzolo è un'ottima baita, sempre aperta, che gli Amici della Montagna di Beura han costruito e mantenuto in questi anni. Certo, arrivarci non è agevolissimo (1400 metri di dislivello duri) ma il luogo dove si trova, un pianone con vista sul Rosa, con larici e cespugli di mirtilli, che prende sole anche d'inverno, isolato tra valli scoscese, allarga il cuore.
Non si portano le ciaspole, inutili adesso a queste quote. Sarà una gita senza giro domenicale a causa della neve marcia, ma non importa perché non ci annoieremo. Partiamo con tutta calma, dopo il caffé al bar dietro al municipio di Beura (VB), alle ore 11.00 di una mattinata velata con tanta foschia per le temperature alte.
Il mitico inizio del percorso è costituito da 15 minuti di salita ertissima lungo una strada lastricata di pietra, un antico lascito della civiltà della montagna. Dopo l'attacco, il sentiero (ben segnato, piuttosto di recente) non spiana affatto e, passata l'alpe Fiesco, si arriva al primo luogo di sosta: l'alpe Vaccareccia la cui fontana con bella vista sulle montagne di fronte (tra cui il Rosa che spunta gia') è un invito naturale a riprendere fiato.
Sostiamo un poco e si riprende per la seconda ora di ascesa. Si passa per diverse alpi, due o tre poco più che ruderi, nelle rare pause che concede il bel bosco di faggi, finché il sentiero spiana leggermente entrando in un'impervia valle che separa il lato dove sorge l'alpe Cortevecchia dal lato dell'alpe Pozzolo. Non mi dilungo sulle possibilità di accedere al Pozzolo, Nando lo ha fatto benissimo su Hikr.org (il link è nei commenti), noi scegliamo di salire lungo la costa, ovvero per la "direttissima" secondo il nostro gergo. Non vogliamo incontrare troppa neve marcia un po' piu' su, dove nelle scorse settimane ha nevicato. Non appena il tratto in costa si ricongiunge al sentiero standard (e ricominciano i segnavia) la neve e', infatti, marcia e si sprofonda fino all'inguine ad ogni passo. Gli ultimi 130 metri di dislivello (e i 100 metri piani una volta arrivati in cima) sono una vera sofferenza.
L'arrivo al Pozzolo, nell'incredibile luogo dove sorge, al pomeriggio di tranquillità che ci attende, sono una lusinga che ancora vedo lontana.020411beura-09 Prima e' tanta la stanchezza che devo smaltire nell'ora e mezza successiva.
Appena più su del Pozzolo e' ancora inverno. Le baite 50 metri sopra sono quasi completamente sommerse dalla neve, i larici attorno alla baita iniziano solo ora ad avere i primi ricacci e a pochi metri dalla baita si entra già nella neve fino al ginocchio. Troviamo la baita in ordine. L'unico problema sono i topi entrati nella parte bassa della dispensa. Laviamo tutto quello che ci potrà servire e iniziamo ad accendere la stufa: la fornitura di buona legna secca all'interno non è affatto scarsa. Abbiamo portato con noi un piccolo dono al rifugio, una sega nuova, di certo un misero dono rispetto ad altri regali, di cui è costellato il bivacco, lasciati nel corso degli anni da un 030411beura-30autentico innamorato della baita e di questi posti selvaggi e impervi attorno e dentro il Parco della Val Grande.
Il pomeriggio scorre morbido, bevendo te' e leggendo il libro del rifugio nel quale ritroviamo diversi nomi a noi familiari.
Il tramonto non fa disperdere la foschia, l'inconfondibile contorno del Rosa e' solo una linea ben delineata di azzurro e grigio sull'orizzonte uniforme.
I compiti per la cena si autoassegnano: CP alle verdure, Nando allo spinare le sarde (bigoli con sarde, ottime!), Stefano inaugura la new-entry della nostra dieta montana, la patata, che fa saltare in padella con speak e soffritto. Insomma, ci diamo dentro.
Neppure all'alba il Rosa si vede in tutta la sua maestosità, ma il suo profilo tinto di rosso spicca nell'aria azzurra del primo mattino.
Decidiamo di lasciare questo posto splendido prima che la neve sia troppo marcia e, visto che ci siamo alzati presto, passiamo un paio rit3d'ore a segare tronchi di larice che troviamo appoggiati sul retro della baita. Lasciamo una scorta di legna maggiore di quella che abbiamo trovato, non smentendoci mai. Il tempo di apporre il sigillo del SEI sul libro del rifugio e iniziamo a scendere per il lento ritorno a casa. Alla prossima alpe Pozzolo!
Marco "CP”