domenica 17 novembre 2013

Capanna Cava - Forcarella di Lago

capanna Cava U.T.O.E. (2066m)
 e Pizzo di Strega (2911m).
La meta di questo giro di mezzo autunno è la val Pontirone, uno splendido ponte naturale tra la Riviera e la val Calanca, ed è solo all'ultimo, lasciata l'auto tra Fontana e Biborgh, che optiamo per la capanna Cava rispetto all'alpe di Giümela che terremo buona per un futuro giro di mezza stagione. Ci convince il fatto che lo scenario in capanna Cava sia più "aperto" rispetto al buco che ci aspettiamo essere l'alpe di Giumela, che il tempo sarà splendido e che, dalla fondazione del S.E.I., una presenza femminile ingentilisce una nostra vera gita (a dire il vero non è la prima presenza femminile, ma le escursioni all'alpe Cingòra non sono "vere gite"...). E dove la portiamo, quindi, nel buco??? Naaa....
verso il Ponte di Cengio (1216m)
E allora, via! L'ascesa alla capanna Cava U.T.O.E. avviene tutta lungo la strada che, ora, troviamo battuta da una traccia di motoslitta e pneumatici. Invero, la capanna  Cava è luogo dalle molte motoslitte in inverno, ragion per cui abbiamo pensato bene se andarci o meno....ma il caldo che arriva ci fa ritenere (a ragione) che ne incontreremo davvero poche. Scendiamo da  Biborgh verso i due ponti sul fiume Lesgiuna per iniziare la salita su (poca) neve battuta fino alle alpi Fontài e di Sceng. Da qui sopra, le tracce di motoslitta e di jeep spariscono e si batte una traccia leggera nei 25-30 cm di neve più fresca che è depositata sulla strada. Ci troviamo alla chiusura della val Pontirone e, salendo, la imponente pala di vetta del Torrent Basso alla nostra sinistra ci fa da riferimento. Arriviamo all'alpe Cava in ordine sparso.
Torrent Basso (2820m)
Percorro gli ultimi 60 metri di dislivello alle ore 15.00 con la visione della capanna già in ombra, ombra che valuto sia scesa da una mezz'ora buona.
L'impressione della capanna, conoscendo gli ottimi standard U.T.O.E., è di un luogo lasciato di gran fretta al momento della chiusura: c'è sporcizia in giro nel locale cucina, tutto un po' raffazzonato ma, in generale, ok. L'ampia legnaia contiene un sacco di legna per l'accensione immediata della stufa. Ci diamo a un pranzo-spuntino a base di....doni. Dolci da Dubai (frutto della gita di Nando nel lontano Levante), mango essiccato di Taiwan (dono Presidenziale) e formaggi d'alpe accompagnati da del tè di prima categoria: un regalo al S.E.I. di Esteban dalla sua visita a Ceylon lo scorso anno.
Pizzo di Strega  al tramonto
I dolci arabi non sono l'unica leccornia, dopo una buona dose di partite a carte e giretti nei pressi della capanna, la cena da califfi vede la preparazione di due focacce (sì, due...) impastate dall'ottimo Nando: la prima condita con il gorgonzola, l'altra con la  'nduja calabra. La zucca mantovana la si mette intera in forno per poi "svuotarla" durante la preparazione del risotto. Ed ecco che arriva la sera. Il Pizzo di Strega al tramonto si tinge di un colore da "enrosadira". Si attende solo la cena ristoratrice, la quale arriva con il suo nutrito carico di alcooli, ultimo dei quali è il sakè invecchiato, dono del Segretario. E' la gita dei doni, questa.
Partite a carte e cieli stellati con luce soffusa da immobile neve fanno da cornice alla serata. Il riposo dei giusti giunge lieto, senza che gli si opponga resistenza alcuna.
Forcarella di Lago (2256m)
L'indomani è di sole, gran sole. Appena pronti ci dirigiamo allora, verso le 9.30, a guardare giù dalla Forcarella di Lago a quota 2256m. Delle avanguardie si sono svegliate per vedere l'alba e la carezza della luce del mattino sulla valle sottostante. La Forcarella di Lago si trova di fianco alla Cima di Biasca 2574m e riusciamo a seguire quasi tutto il sentiero segnato sulle rocce, qua e là indovinando il tracciato camminando su un bel po' di neve non ghiacciata. La salita non presenta difficoltà: vedendo bene la meta si sceglie come avvicinarla in tutta sicurezza sul versante.
traccia verso la Forcarella
La vista dal passo è notevole!
Sotto di noi, un ripidissimo sentiero consente il tuffo nel lago e, di fronte, subito dietro la catena di monti della Levantina, i 4000 del Vallese fanno bella mostra di sé. Dopo una giusta crogiolata al sole torniamo in capanna dove cuciniamo, pranziamo e giochiamo a carte un'ultima volta. Prima di andare via rassettiamo tutto, lasciamo molta legna tagliata e pronta, firmiamo il registro e iniziamo il percorso di ritorno lungo la stessa strada dell'andata. L'aspetto negativo è che entreremo dentro la coltre di nuvole che,  come un soffice materasso, vediamo estendersi dai 1500m in giù, ma che si vuole..

Saluti al sole...
Giù verso l'umido fondovalle
 Lasciare l'aria sottile e secca per entrare nell'umido fondovalle è il ciclo di ogni gita che, imperituro, si compie prima della prossima volta, prima di ritrovarci ancora una volta in un qualche altro scenario di contatto tra Terra e Cielo. Sulla montagna.
Ciao!
CP