domenica 9 marzo 2014

capanna Piandioss, val di Blenio

da subito, splendida vista sull'Adula
Questo è un fine settimana di tempo splendido e piuttosto caldo, preparato insieme agli altri sodali di scarpone fin dall'inzio della settimana da turbini di email per valutare posti, esposizioni e quote per non lasciare nulla al caso. Arriva il Segretario S.E.I. Nando con la proposta che mette tutti d'accordo: capanna Piandioss (1860m), val di Blenio.
Non ci siamo mai stati prima, tale capanna si trova nella valle più turistica del Canton Ticino e a noi ben nota per i suoi dolci vesanti oltre che per alcune capanne di grande pregio, soprattutto nella sua parte alta (Dotra, Gorda e Bovarina). Leggiamo un recente report su hikr sulla capanna Piandioss di alcuni amici escursionisti dai gusti simili ai nostri (e realizziamo dalle foto quanta neve sia caduta!) e sabato mattina alle 9:43 partiamo dal parcheggio di Marolta (793m) in una giornata tersissima e già calda.
si sta (anche) sulla carrozzabile
Calziamo quasi subito le ciaspole: la neve, benché morbida in superficie, tiene. Il gruppo si sgrana, e i tre precursori prendono il largo. Purtroppo per me, da quota 1150m sono afflitto da crampi e procederò molto lentamente fino alla capanna impiegando poco meno di 6h per arrivare: una vita! Resta a farmi compagnia la sola amica Marilena, alla sua prima gita S.E.I.. Il vantaggio di andare piano è godersi il panorama: sopra Marolta è tutto un susseguirsi di piccoli borghi di baite collegati tra loro da un dedalo di stradine, ora per fortuna completamente sepolte dalla neve, e piuttosto battute anche dalle motoslitte. 
preso il bivio per Vartogn!
 Il vero spettacolo è dall'altra parte della valle: spicca l'Adula e tutte le cime delle valli Malvaglia e Pontirone. Salendo la vista si allarga sul vicino comprensorio di Nara con i suoi impianti e gli echi di musica dell'animazione che provengono dalle diverse baite. Oltre di essi, il Matro. I telefonini qui prendono ed è l'unico modo di contattare 'sti precursori quando o non notiamo le frecce lasciate da loro sulla neve o non sappiamo che pesci pigliare. A un certo punto ci accorgiamo che la strada che seguiamo, stranamente, scende: puntuale arriva un sms che ci invita a lasciare la strada più battuta e a salire a destra seguendo il cartello Vartogn (toponimo che non figura sulla carta...). Ci ricolleghiamo più in alto alla strada che seguiamo fino al bivio con Nara. Da qui si vede bene tutto lo scintillante versante fin su alle baite di Gariva (1650m). Mi spaventa un po' dover salire fin lì, il dolore è insistente, ma girin girando pian pianino lungo tutta la strada, e i suoi morbidi tornanti, alla fine si arriva. 
molte le baite lungo la carrozzabile
Fa caldo davvero, ma la neve non si smolla troppo. Da sopra Gariva ci sono gli ultimi 200m: i primi 100 concentrati e poi la vista si allarga sul Pian Daiòss dove scorgo la meta agognata! Arrivo in capanna stravolto e scopro che l'ascesa non è stata corta nemmeno per i precursori: sono arrivati in 3h e 50min.
La capanna non è male, ma non è una capanna per starci quando fa freddo nel cuore dell'inverno. Al centro del grosso stanzone c'è un camino con una enorme cappa di rame per scaldare la quale occorre bruciare tanta legna (che invero non manca). L'attigua cucina ha invece la stufa, i fornelli e una discreta fornitura di attrezzi: per il pieno inverno ci si può chiudere in cucina (in non molti).
capanna Piadioss (1860m)
Nando tira fuori il dono di Goro: dei fagioli dolci avvolti in una sorta di panzerotto di pasta di riso, una leccornia dalle sue parti!, che deve essere immerso in acqua calda fino a che non si spappola liberando i fagioli. Curioso sapore davvero, grazie Goro! Il pomeriggio passa a sciogliere neve sulla stufa, rilassarsi giocando a carte, fare qualche breve giretto e a godersi il tramonto di fuoco fuori.
La cena da califfi della cucina prevede i pizzoccheri e, poiché non è molta la farina portata per il classico antipasto di focaccia ai porri, Nando improvvisa dei panzerottini che poi friggeremo. La sera scorre morbida, fuori tante stelle.
Cima di Gorda (2195m)
Al mattino siamo in piedi di buon'ora e ci dirigiamo intorno al Piandioss: prima facciamo tappa al Pian Laghetti a fare foto sui tetti della stalla e del capanno attrezzi coperti da un buon metro e mezzo di neve, poi raggiungiamo la vista della Cima di Gorda (2195m) ricordando i tempi trascorsi in quel luogo con il simpatico capannaro Valerio... Quando scendiamo si scopre dai soci rimasti che è passato a fare visita il capannaro della Piandioss, e per fortuna non ci ha fatto troppo le pulci dato che alle 10.00 passate, purtroppo, non era ancora per nulla in ordine la cucina...
capanna Piandioss dall'alto
Ci crogioliamo al sole, pranziamo, si fa la partita  a scopa "S13" (Milano-Pavia), firmiamo il registro e rassettiamo tutto. Stranamente siamo in perfetta solitudine: non arriva nessuno dopo il capannaro. Lasciamo la capanna e questo luogo ameno e immacolato nel tripudio di luce dell'inizio pomeriggio. Scendiamo in due ore con la neve che, sotto i 1300m, diviene piuttosto marcia. Nonostante la giornata, c'è in giro molta meno gente di ieri.
Anche questa volta, come sempre, il ringraziamento va al Presidente S.E.I. e a tutti i numerosi partecipanti al giro: grazie ragazzi e alla prossima!
CP

Val Codera

i famosi gradoni
Finalmente una bella giornata di sole. In questi mesi i fine settimana di bel tempo si sono contati sulle dita di una mano. Quindi non posso lasciarmi sfuggire questa occasione. I miei compagni del SEI sono partiti sabato per la consueta uscita di due giorni. Io non potevo per un impegno di lavoro, ma oggi ho la giornata libera.

Assieme a Stella, Sathya e Thierry mi dirigo in val Codera, una meta classica per una escursione di una giornata. Arriviamo a Novate Mezzola in tarda mattinata. Non c'è fretta ed abbiamo solo voglia di goderci il sole ed i colori del lago mentre ci avviciniamo alle cime imbiancate. 
verso Codera
Saliamo i gradini del sentiero stupendoci di trovare poche persone. Lungo la strada ci fermiamo per fare delle foto, il Legnone si staglia bianco sopra la foschia del lago.

In breve raggiungiamo la frana di due anni fa. Qui il sentiero è ricostruito e si alza ripido sotto i nostri piedi. A Codera i gestori dell'Osteria Alpina ci diranno poi che, se avessimo cercato meglio, lo smottamento ha portato alla luce delle incisioni nella roccia risalenti al seicento. Dalla frana alla cima della scalinata il tratto e breve. Davanti a noi le montagne dell'alta valle sono completamente bianche.


vista sul Legnone (2609m) - foto di repertorio
Scendiamo al traverso coperto percorrendo il sentiero sotto lo scrosciare dei torrenti. Qui superiamo l'unica chiazza di neve che in pochi giorni lascerà il posto alla prima erba di primavera. Un'ultima salita e Codera è in vista. Arriviamo nella piazzetta della Locanda, che purtroppo troviamo chiusa, e non ci rimane che sederci sull'erba per una meritata pausa. Per il pranzo andiamo alla Osteria Alpina dove troviamo un ottimo piatto di tagliatelle di farina di castagne, ovviamente a kilometro zero.

I gestori ci raccontano delle difficoltà che hanno nel far quadrare i conti e dell'affitto esoso che il comune di Novate impone loro per gli stabili che occupano a Codera. Questo è il motivo per cui la Locanda verrà aperta solo con la stagione migliore. Ci segnalano inoltre le iniziative che hanno in programma, in particolare le giornate di volontariato per aiutarli nei campi e nella manutenzione delle strutture (qui il programma degli eventi).
Codera (825m) vista dal sentiero per il CS


Indugiamo a lungo con gli altri commensali. Siamo calorosamente ringraziati da una signora del Mississippi che ha perso gli occhiali sul sentiero che noi abbiamo ritrovato salendo. Ebbene sì Codera è I..nternazionale! Beviamo un ultimo bicchiere di passito. Giochiamo con un grosso e peloso cane che è visibilmente contento di poter correre a suo piacimento. Non possiamo chiedere di più dalla giornata, non ci rimane che scendere e tornare a casa.

Andrea.