domenica 23 novembre 2014

Frasnedo - Valle dei Ratti

Una giornata di sole in questo autunno piovoso. Difficile farsela scappare proprio oggi che sono con amici ospite dell'ostello il Deserto di Chiavenna. Parto sul presto in compagnia di Sergio e Sathia per la valle dei Ratti, passando prima alla trattoria il Sert di Verceia per prendere il permesso per accedere alla strada di montagna.










Lasciamo la macchina sui tornanti sterrati poco prima di Castan e ci incamminiamo nel bosco ancora gelido ed avvolto dal freddo della mattina. Il sole è ancora nascosto. I castagni antichi non sono più carichi dei loro frutti, la stagione è ormai finita, e ci guardano silenziosi, mentre entriamo nella valle superando il tracciolino.












A quest'ora siamo i primi ad incamminarci per il sentiero. Il lato sinistro della valle è già in pieno inverno con la neve attorno a 1500 metri, mentre il lato destro riesce ancora a ricevere il sole autunnale e ad avere ancora qualche ciuffo di erba verde. Alle nostre spalle il lago di Como è ancora coperto dalle brume del mattino.










Superiamo una cappelletta e Frasnedo si mostra sopra le nostre teste lambito dal sole. Infreddoliti ci affrettiamo salendo le ultime rampe e raggiungiamo il paese, un the caldo ci aspetta al rifugio.








Possiamo finalmente scaldarci e godere il panorama sulle vette innevate.
Purtroppo non possiamo rimanere più a lungo. Torniamo prima di pranzo giù in val Chiavenna, ma avremo tempo per ritornare in questi luoghi.










Il lago di Novate specchia i monti della val Chiavenna mentre ci immergiamo di nuovo nel bosco di castagni per tornare alla macchina.

Alla prossima da Andrea.

domenica 2 novembre 2014

alpe Manco e ravanate

la val Ladrogno e Sasso Manduino (2888m)
Durante quello che dicono essere l'ultimo fine settimana bello per molto tempo, la scelta cade sull'alpe Manco (1728m), piacevole bivacco di proprietà del comune di Samòlaco in val Chiavenna dove, più di dieci anni fa, sono passato con l'amico Nando. Allora scendevamo dal bivacco Petazzi sulle rive del laghetto Ledù e non siamo entrati perché non abbiamo capito il modo cervellotico di ingresso...
bosco ameno, ancora colorato
Per salire all'alpe Manco scegliamo di lasciare l'auto sopra Paiedo a quota 1090m al termine della strada poderale dopo aver acquistato il permesso per transitare su di essa, ovvero un tagliando da 3.5 euro valevole per tutto il fine settimana emesso da un piccolo distributore proprio davanti al Municipio di Samòlaco. 
Per questo giro siamo solo in quattro, Niccolò e Federica si uniscono ai soci S.E.I. Andrea e CP. Partiamo alle 12.30 dal parcheggio nel quale c'è un'altra auto.
zoom sui pizzi Badile (3005m) e Cengalo (3369m)
La giornata è splendida e iniziamo a salire lungo il versante che guarda a est, già in ombra a quest'ora. Davanti a noi lo spettacolo dei boschi in versione autunnale, e le aspre cime della val Chiavenna incastonate in un cielo azzurrissimo. Anche in ombra si sta bene, saliamo senza caldo e senza sudare seguendo sempre i segni riportati sulle pietre, sugli alberi o molto evidentemente dipinti sulle rocce. Questo lato della valle dev'essere ben freddo perché i larici fanno capolino da circa 1400m. Sali che ti sali, dall'altro lato della valle si para davanti al gruppo compatto lo spettacolo magnifico del pizzo Badile e del Cengalo dalla cima innevata. 
sulla traccia giusta sopa l'alpe Campebello
Arriviamo dopo circa 2h e 15min all'alpe di Campedello (1753m), ci guardiamo intorno nella più completa assenza di segni, e valutiamo il punto dal quale svalicare per affacciarci sul lato della valle dove sorge l'alpe Manco. A giudicare dalle carte si può restare in quota e, traversando, girare dietro al versante. Avanziamo seguendo evidenti tracce fino a che, una volta che si inizia a scendere un po' troppo nella più completa assenza di segni e con la vista occlusa dal bosco, ci appara provvidenziale un cacciatore che ci dice che stiamo completamente sbagliando, e ci dà le dritte giuste. 
si vede l'alpe Manco, si vede il sentiero:  da ora il delirio...
Dalla fontana dell'alpe Campedello occorre seguire un'altra traccia e salire per una cinquantina di metri lungo di essa. Facciamo così, e in effetti deboli segni ormai scoloriti riappaiono e individuiamo il sentiero da seguire. Una volta nel punto più alto si deve percorrere un tratto in piano di sentiero segnato e rinforzato in alcuni punti, perché a strapiombo sul versante, prima di arrivare a vedere completamente la parte alta della val Mengasca dove sorge il rifugio: da qui, infatti, chiarissima si vede l'alpe Manco e il pezzo finale di sentiero da seguire. Altrettanto chiarissimamente il sentiero, ora evidentemente segnato, inizia a scendere, a scendere: ci sembra che scenda troppo e dalla parte sbagliata... 
passo 1 di 2 per entrare: aprire il seminterrato
passo 2 di 2: chiaro, no?
Ancora una volta seguiamo l'invito delle carte, e stiamo in quota. Decidiamo che ci deve essere un bivio che abbiamo perso. In effetti lo troviamo, e seguiamo una traccia infame, forse il sentiero riporato dalle carte e non più mantenuto. Da qui, oltre a scendere per una cinquantina di metri lungo un canale anche un po' pericoloso, iniziamo una ravanata di due ore cercando di mantenerci in quota con l'alpe Manco (che resta quasi sempre in vista), salendo e scendendo piccole ma numerose morene piene di rododendri e ontani fino a che ritroviamo il comodo sentiero precedentemente abbandonato. 
dalla gola pietrosa: b.tta di Campo (1921m) e alpe Manco (1728m)
Arriviamo alle ore 18.05 in rifugio con le frontali. Non male il posto! Una volta trovata nel seminterrato sottostante la chiave per aprire la porta della stanza principale, ci troviamo all'interno di un pregevole rifugetto tutto rivestito in legno e abbellito da stampe del Dominioni. Il rifugio è dotato di acqua corrente, gas, buone forniture da cucina, stufa e un po' di legna tagliata. Nel dormitorio quatro letti a castello per un totale di 10 posti letto e tante coperte.
rifugio dell'alpe Manco (1728m)
Ci diamo a una cenetta veloce e, con fuori la stellata dell'incredibile, al riposo dei giusti.

Il giorno dopo (meteo spettacolo!) Nicco e io proviamo a raggiungere l'ingresso della solitaria val di Bares solo che anche qui ravaniamo non poco su roccia in una gola al termine della quale crediamo si entri in valle...desistiamo a 100m dalla cresta altrimenti non torniamo più a casa.
ore 13:10, va via il sole...
Tornati in rifugio arrivano due simpatici bergamaschi con i quali pranziamo frugalmente prima di rassettare tutto per il maltempo che da domani arriverà.
Torniamo indietro seguendo sempre i segni e accertandoci che se li avessimo seguiti anche all'andata saremmo arrivati due ore buone prima...ma anche questa è esperienza S.E.I.
I ringraziamenti vanno come sempre al Presidente e al Comune di Samòlaco per la pregevole struttura che mantiene e che rende fruibile a tutti gli escursionisti.
Alla prossima.
Evviva il Presidente!
Evviva il S.E.I.!
CP