domenica 23 agosto 2015

Crode Fiscaline

Come ogni estate le dolomiti fanno sentire il loro richiamo, così cerco sempre di tenermi qualche giorno libero per percorrere i loro sentieri. Quest'anno ritorno in di compagnia Sandro per le dolomiti di Sesto. Ci siamo dati una settimana di tempo per trovare due giorni senza pioggia, e possibilmente con un po' di sole, per salire alle Crode Fiscaline partendo dalla val di Landro. I pernotti al Rifugio Locatelli per ammirare le luci del tramonto sulle Cime di Lavaredo.












Il primo giorno partiamo dal parcheggio sulla statale da Dobbiaco per Cortina appena prima del Lago di Landro (m.1406). Il cielo è coperto e non possiamo spiare le Cime di Lavaredo che con il bel tempo sono visibili dalla strada per poi scomparire dietro le cime che chiudono la valle della Rienza.










Superato il pianoro acquitrinoso, iniziamo a costeggiare il fiume reso scuro dalle piogge dei giorni precedenti. Frane, anche recenti, segnano il sentiero ed obbligano a piccole deviazioni, finché raggiungiamo la testata della valle, dove parte la ripida salita che conduce all'altopiano dove è situtato il Rifugio Locatelli (m. 2438) alle spalle della Torre di Toblin.











Arriviamo al rifugio nel primo pomeriggio e veniamo sistemati nella casetta a fianco, dove è situato anche il riparo invernale. Approfittiamo subito della camerata per trovare un po' di pace ed evitare la massa di persone che arrivano dal Rifguio Auronzo. Anche se fortunatamente la folla dura poche ore, e verso le cinque si dilegua, rovina il fascino di questi luoghi. Occorrerebbe mettere un numero chiuso e limitare gli accessi dal parcheggio dell'Auronzo.
 
Ritrovata la pace verso sera ci godiamo una buona birra, il paesaggio ed una scena insolita. Una coppia si accomoda su un tavolo vicino al nostro. Lui apre un grande zaino da cui estrae numerosi peluche, che dispone in ordine sul tavolo. Poi con un autoscatto immortalano le Cime con loro ed i peluche in primo piano.

Ci svegliamo la mattina del secondo giorno pronti per camminare ed ammirare le montagne ora illuminate dal sole. A sud le Cime di Lavaredo, il Cristallo e la Val di Landro in tutto il loro splendore.









Ad est la cima del Paterno tanto contesa durante la prima guerra mondiale, iniziata proprio un secolo fa.












Ci incamminiamo verso est costeggiando il Paterno fino a ragiungere la forcella della val di Cengia e, poco sopra, il Rifugio Pian di Cengia (m. 2528). Un posto dove torno sempre volentieri, incastonato tra alte cime e lontano da ogni luogo. Alle nostre spalle le trincee delle Crode Fiscaline che percorriamo fino alla vetta (m. 2677) costeggiando in sicurezza la vertiginosa parete nord.









Dalla cima verso sud il Popera, la Croda del Toni, con alla base il Rifugio Comici, e le Marmarole sullo sfondo.







Torniamo indietro per chiudere il giro pasando per il rifugio Lavaredo e quindi per l'altopiano delle Cime. La sera del secondo giorno passa in rifugio ascoltando le storie sugli alpinisti di inizio novecento che per primi scalavano queste pareti. Il terzo giorno di buon'ora si torna a casa per la val di Landro. Prima di riprendere la macchina le nuvole ci lasciano ancora vedere per un ultimo saluto le Cime di Lavaredo.



venerdì 21 agosto 2015

bivacco Casorate Sempione e bocchetta di Spassato

Codera (825m), vista dopo il bivio Tracciolino - CS
Esiste un punto preciso svoltato il quale si esce da una delle più classiche passeggiate lombarde, ci si lascia alle spalle il vocìo dei "merenderos" delle gite in giornata qui a Codera, e ci si immerge in un maggiore silenzio e intimità con quanto di splendido i dintorni offrono. Questo punto è la rapida svolta sulla destra a scendere verso i due ponti seguendo i cartelli che indicano la direzione per il Tracciolino oppure, come nel mio caso, per il bivacco Casorate Sempione (CS): mentalmente la gita inizia ora.
Sono salito qui a Codera (825m) con Stefano e Silvia, partendo da Mezzolpiano alle 9.30: con loro mi vedrò domani, soggiorneranno al rifugio Brasca del CAI Milano.
lo spunzone del CS, da In Cima Al Bosco

Passati i due ponti, iniziano gli oltre 450m di salita che non molla un attimo attraversando il bel bosco di betulle che, rimpossessatosi degli antichi pascoli, costella tutta la verdissima costa attraverso cui si accede alla val Ladrogno. La meta di quest'oggi si trova nella parte medio-alta di questa valle, solitaria e incantata laterale della val Codera. E' il bivacco di lamiera CS, che se ne sta sotto uno spunzone di roccia attorno ai 2100m: un punto di sosta molto apprezzato dai climbers che si cimentano con lo spigolo ovest del Sasso Manduino. Per gli escursionisti come me questo è un posto di sicuro fascino da cui far iniziare meravigliose, e impegnative, traversate attorno ai graniti del circondario per le valli dei Ratti, di Arnasca e, questo è il sogno di una prossima avventura, poter raggiungere la val Masino e poi su, su, fino alla val Bregaglia.
falsopiano d'ingresso in val Ladrogno
Torniamo a noi, e alla salita dai due ponti di Codera: contando anche gli accessi in giornata, sarà la quinta-sesta volta che vado a In Cima al Bosco, pregevole poggio a 1268m nel quale, durante gli anni, abbiamo assisitito alla trasformazione del suo vecchio e diroccato ricovero per gli animali in baita. Anche questa volta, come sempre, la trovo molto bella, sbarrata e disabitata. Comunque la fontana antistante e il panorama sul Legnone e sul Lario invitano sempre alla sosta. Passo qui placidamente una quarantina di minuti. Conosco molto bene la posizione del Casorate Sempione, fa capolino dalla cima degli abeti, e inizio a fotografarlo. Non lo rivedevo da così vicino da 6 anni. I tempi di percorrenza dicono che da Codera a qui sono salito in 1h.
bivacco Casorate Sempione (2100m)
Ora inizia la parte rilassante della gita con il placido inoltrarsi per la val Ladrogno, procedendo in falsopiano e sempre nel bosco verso l'attraversamento del torrente a quota 1500m circa. Pensavo, data la caldazza record di questa estate 2015, di non trovare molta acqua salendo, e invece ce n'è molta che scende nei letti dei torrenti verticali alla mia destra, e ne troverò ancor di più proprio ove si attraversa il gonfio torrente della valle, 100m sotto la baita con gli asini a quota 1600m. Inoltre, sappiano i lettori, appena sotto il bivacco è indicato dove prendere il liquido essenziale.
Dopo la baita con gli asini (ne conto tre, quasi sorpresi nel vedermi) la salita continua ripida per qualche centinaia di metri di dislivello, restando tutta nel bel bosco ora di larici e abeti. Quando termina il bosco siamo a quota 1800m circa, e subito si trova dipinto su roccia l'incrocio a tre con il sentiero per la forcella di Pianei che dà accesso alla sfasciata val Salubiasca: ho percorso una volta con Nando la sua dirupata discesa verso Bresciadega, in val Codera, e non ne conservo un buon ricordo...
brume del mattino e Pizzo di Prata (2727m)
Proseguo per il CS, e ora il sentiero si indovina in mezzo all'erba alta che, a tratti, è alta davvero. Ma non ci sono dubbi sulla strada da seguire: si accede al Casorate girando alla destra del roccione sul quale è poggiato. Se proseguissi circospetto, troverei i segni sulle rocce ma questi conducono per un giro un po' più largo mentre la voglia di arrivare mi spinge a tagliare (e a ravanare per ginepri e rododendri...).
Sono al bivacco, e sorpresa!, non sono solo: è la prima volta che mi capita di trovarci qualcuno ma, vista la data di calendario, non è poi una cosa così insensata...
la meraviglia di roccia attorno
Alle ore 17.00 sono dentro, sono ripartito da In Cima al Bosco alle 13.50. Dividerò il posto con un simpatico uomo del comasco che sta in giro da una settimana con uno zaino gigantesco e che mi dice che nel 2010 il bivacco è stato chiuso(!) per delle operazioni di manutenzione e ripristino: in effetti i materassi e le coperte sono nuovi e fa bella mostra di sé un armadietto di legno leggero con due antine contenente utili suppellettili da cucina, piatti, qualche posata, tazze e bicchieri. Poca roba, ma essenziale per poter cucinare se si ha con sé il fornellino. Verso le 18.00 arriva un altro personaggio con un bel cane. Deve aspettare domani alcuni amici del circondario che salgono qui e prendono la bestiola mentre lui fa il Sasso Manduino. Iniziamo i preparativi per le frugali cene individuali quando, ormai è quasi buio, verso le 20.30 il quadro delle presenze si chiude con un giovanotto, Luca, di Valenza Po. Nessun problema per la notte, il bivacco conta 9 comodi posti letto.
valle d'Arnasca: Pizzi dell'Oro e Sfinge
Il giorno dopo, alle 8.00 siamo fuori: sale con me il giovane di Valenza Po. Lui va in valle dei Ratti, mentre il mio programma è variabile e dipende dal meteo. Non butta bene: la magnifica bruma che sovrastava il fondo valle alle 7.00 si alza, e non lascia speranza... anche chi doveva fare il Manduino attende la schiarita (che non arriverà) stando in bivacco. Tra nebbia, e i pochi squarci di sole, saliamo oltre il Casorate Sempione. Il sentiero, sempre segnato, attraversa poco sopra il torrente e si porta sulla destra idrografica, lato ove sta l'imponente cornice di creste di granito grigio chiaro che separa la valle Ladrogno dalla valle d'Arnasca. Ho sempre voluto trovarmi a cavallo tra queste due per scendere poi al bivacco Valli (ma vedendo alcune relazioni, è meglio forse farla a salire dal Valli...).
"la Porta" ovvero il passaggio per la valle d'Arnasca (2700m ca)
Man mano che saliamo si delinea meglio il profilo delle creste, le scruto per indovinare il punto di passaggio... Verso i 2500m il sentiero non continua più sulla corta erbetta ma si inizia a calpestare la nuda roccia. C'è una salita un po' ripida quasi a ridosso della gigantesca parete. Lascio lo zaino, tanto so che dovrò tornare di qui: la nebbia non invita ad azzardare di scendere per un sentiero nuovo, e pare anche che dal pomeriggio arrivi la pioggia. Procedendo, sembra che la bruma si diradi e a un certo punto, verso i 2600m, alla nostra sinistra sembra che vi sia "un'autostrada" per andare a guardare giù verso la valle d'Arnasca e la val Masino. 
Pizzo Ligoncio (3032m) e Sfinge (2802m)
Così è, e mi trovo subito investito dalla bellezza del paesaggio con una sfilata di cime note da togliere il fiato (Sfinge, Ligoncio, Porcellizzo, Turbinasca...le più imponenti del circondario sono sotto le nuvole). Ma evidentemente questo non è il punto ove scendere di sotto, e allora ci rimettiamo in marcia. 150m più in alto lo trovo: il collegamento per la valle d'Arnasca sta ben dipinto su sasso come avevo visto in precedenza in rete. Splendido! Non vedo l'ora di sbucare di qui salendo dal Valli, ma non è questo il giorno. Mi limito a fotografare l'attacco della discesa. A giudicare da quanto vedo in rete questo passaggio si chiama semplicemente "la Porta".
il "muro" e le inconfondibili pietre della b.tta di Spassto
Giusto il tempo di un saluto al bivacco Valli che, di tanto in tanto, occhieggia tra la nebbia e via!, su per altri 60-80m verso la bocchetta di Spassato. Riconosco da sotto il "muro" che ne delimita i lati: dietro sta la val dei Ratti e la val Ladrogno qui, da dove provengo. Magnifico ritrovarmi qui di nuovo. Saluto Luca che si dirige a Verceia passando per il Primalpia, e torno indietro anche io: il giro inizialmente pensato di più giorni si è compresso, ma è stato comunque di tanta soddisfazione. Ripercorro la lunga strada del ritorno: alle 16.30 sarò nuovamente a Codera per la birretta all'Osteria Alpina con Stefano e Silvia, di ritorno anche loro da un pregevole giro attorno al Brasca.
bocchetta di Spassato (2820m)
E con questa, come ho ripercorso dal libro del bivacco, sono quattro volte che sono salito al Casorate: le precendenti nel 2006, 2008 e 2009. E come ogni volta che ritorno da questi magici posti, già sogno la prossima avventura ancora circondato in splendidi scenari granitici, remoti e carichi di fascino.
Evviva il Presidente!
Evviva il S.E.I.!
CP

lunedì 17 agosto 2015

monte Papa - Lauria (PZ)

il monte Sirino da casa di Donato
Il complesso del monte Sirino, la cui vetta più alta è il monte Papa (2005m), domina con la sua inconfondibile sagoma la scena di Lauria (PZ) e delle sue "campagne" (la Rosa, la Seta, etc.). Mi trovo qui in vacanza in famiglia, nella parte più meridionale della Basilicata, in questo paesone a poca distanza dalla costa tirrenica e che, tra gli altri, diede i natali a Rocco Papaleo.
Questa è la seconda volta che mi avventuro sul monte Papa, la prima volta è stata nel 2007 quando con Donato (simpatizzante S.E.I., e già noto alle nostre cronache) e Franco, due dei fratelli di Annarita, sono salito prendendola dalla parte di Lagonegro. 
Conserva di Laudemio (1450m)
Allora abbiamo percorso una parte dell'itinerario che i devoti fanno portando a spalla la statua della Madonna della Neve (o Madonna del Sirino) alla Cappella situata in cima al monte Sirino a quota 1907m. L'ascesa avviene durante la terza domenica di giugno e il ritorno alla chiesa della Trinità di Lagonegro avviene durante la terza domenica di settembre. Noi abbiamo percorso circa 850m di dislivello partendo fuori Lagonegro, dalla chiesetta della Madonna del Brusco (1060m), ove abbiamo lasciato l'auto. Questo itinerario, descritto con dovizia di foto anche qui, si svolge prima nel bel bosco di faggio, costellato di cappellette votive presso le quali la statua fa tappa, e poi lungo il pascolo della costa pelata della montagna fino alla vetta. Da qui, attraverso una comoda cresta, quella volta abbiamo raggiunto la vetta del monte Papa.
su per la pista da sci
Questa volta saliremo attraverso una seconda via di accesso. Partiremo dalla Conserva di Laudemio (1450m circa), un luogo immerso nel bosco e dove i laurioti sono soliti pranzare grigliando carni varie (specie l'agnello), potendo utilizzare i molti tavoli corredati di alloggiamento per fare il fuoco.
La Conserva di Laudemio è anche una delle basi da cui partono gli impianti di risalita che sono di servizio ad alcune piste da sci, piste non molto impervie, che vengono usate durante i mesi invernali dato che qui di neve ne cade, e parecchia, e le persone sciano.
si arriva alla fine della seggiovia
La nostra risalita non si svolge su sentiero ma percorrendo le piste da sci: seguendo prima un paio di skilift e poi lungo il tracciato della seggiovia, in quanto un sentiero vero e proprio non è presente né ci sono dei segnavia.
E così, per smaltire un po' tutto quanto offertomi in questi giorni di splendida ospitalità lucana, insieme a Donato, approfittiamo di una flebile finestra di bel tempo per compiere la nostra escursione. 
palo crollato per la neve
Arrivati alla Conserva lo scenario ci appare deserto in confronto alla mattina di due giorni fa quanso era Ferragosto...
lago Laudemio dalla pista
Saliamo leggeri e copriamo in una ventina di minuti i 100m-120m che ci portano al Bivio Scazzariddo (1550m), sotto il quale si trovano il lago Laudemio e il Rifugio Italia. Da qui parte la seggiovia.
Basta scendere al rifugio, e al suo parcheggio, per capire dove si deve arrivare: al termine della seggiovia c'è un'evidente sella, a destra della quale, sempre salendo liberamente su tracce per il pascolo, ci hanno detto che si arriva alla croce di vetta del monte Papa. Da sotto non si vede la nostra meta in quanto sta ben dietro il profilo dei monti che definiscono la vallata.
la sella alla fine della seggiovia
Quindi, via!
Saliamo di 200m e constatiamo i danni che la neve ha provocato agli impianti rendendoli inagibili...da ora fino a data da destinarsi.
Appena sopra il palo crollato si arriva ad un pianone alla sinistra del quale sta un'evidente pista per jeep che sale. Decidiamo di seguirla in quanto sembra più agevole che non la pista da sci e ci porterà sulla sella al termine della seggiovia. Una volta arrivati alla sella troviamo una mandria al completo di mucche le quali vorrebbero scendere ma ci ostacoliamo a vicenda trovandoci proprio in una strettoia della pista...scherziamo un po' con il pastore che ci avverte però che il meteo sta cambiando....e in effetti!
sull'anticima, non si vede una mazza...
Finora è stato sereno, ma grandi nuvoloni soffiati dal mare si addensano attorno alle cime. Saliamo un po' a caso lungo il pascolo e giungiamo, senza vedere minimamente il panorama circostante, su di un crestino raggiunto il quale ci sembra che il punto più alto sia alla nostra sinistra: c'è anche una specie di sasso di vetta! Siamo forse arrivati? Mmmhhh....non ricordiamo bene....ma, non appena uno squarcio di sereno permette di  spaziare con lo sguardo, vediamo alle nostre spalle, al termine di un'ampio giro di cresta che sale leggermente solo in fondo, la vetta del monte Papa: meno male! 
ecco dov'è il monte Papa!
La raggiungiamo in 1h e 35min dalla partenza, escludendo 10min ad aspettare di vedere qualcosa sulla cresta finale.
foto di vetta: monte Papa (2005m)
Peccato che non si veda nulla!!!! Dalla cime del monte Papa non si vede nemmeno la Cappella sul monte Sirino qui di fianco....e quindi? Dato che tira un forte vento umido sembra proprio che, dopo le foto di rito, si debba tornare giù. E così è, torniamo per la stessa via dell'andata. Una volta in fondo ci godiamo una variante dell'itinerario attorno al lago Laudemio e torniamo alla Conserva dove ci concediano un piccolo e frugale spuntino comodamente seduti al fresco dei faggi circostanti. Per fortuna c'è anche il ristorante qui, subito dopo il parcheggio, presso il quale ci concediamo caffè e grappetta.
la sella vista dal lago Laudemio (1520m)
Torniamo a casa tutto sommato contenti, e anche prima di quello che pensavamo. Ahhhh....Bene quindi. La gita sul monte Papa è stata fatta, e senza sensi di colpa possiamo concederci abbondanti razioni di gnocchi fatti in casa ("rascatiddi"), e ripassati in forno con la mozzarella, con il dovuto accompagnamento di ottimo Aglianico delle contrade qui attorno. A tavola con Donato capita che si raccontino agli altri familiari di Annarita le nostre gite e altre storie S.E.I.: il Presidente è comunque qui con noi.
Evviva il Presidente!
Evviva il S.E.I.!
Alla prossima,
CP

giovedì 13 agosto 2015

Feldberg andata e ritorno: un racconto friburghese. (Feldberg hin und zurück: eine freiburgere Geschichte)

A pochi chilometri da Freiburg si trova il Feldberg (Montagna del Campo), la montagna più alta della Foresta Nera, del Land Baden-Württember e della Germania al di fuori delle Alpi. In realtà non è un vera montagna, è alta solo 1500 e non ha neanche una parete rocciosa, ma in questa zona è il massimo che si può ottenere.
Il giorno Giovedì 13 Agosto io e un amico arrivato dalla Brianza, Giorgio di Desio, abbiamo deciso di salire su questo monte. Abbiamo percorso qualche chilimetro in auto fino al borgo di Oberried, che si trova ad una altezza di circa 750 metri (casa mia a Freiburg è sui 300 m) poi abbiamo proseguito a piedi. La giornata era soleggiata con qualche velatura, temperatura gradevole.
Eccoci alla partenza mentre ci riforniamo di acqua:

 
Ci sono 6 chilometri da percorrere.


Dopo un breve tratto in cui seguivamo la valle, il sentiero entrava nel bosco e iniziava a salire, ma non era particolarmente impegnativo.
All'incirca dopo un'ora e mezza di salita la pendenza iniziava a diminuire e potevamo vedere il borgo di partenza dall'alto, la parte più impegnativa era ormai fatta, un vero giuoco da ragazzi per un socio SEI !





 
Per un po' costeggiamo la costa del monte, mentre gli alberi iniziano a diradarsi, quindi usciamo definitivamente dalla boscaglia e troviamo un branco di vacche che alpeggiano.
 In lontananza già si vede la cima quasi piatta del monte.







Il sole per fortuna non è troppo forte e riusciamo senza problemi a percorrere la parte scoperta del sentiero. Si passa in mezzo a enormi campi erbosi, ecco da dove arriva il nome della montagna !
Dopo solamente circa 2 ore e mezza siamo arrivati a 1493 metri, in cima un targa dà il benvenuto ai camminatori e agli amici della natura (Liebe Wanderer und Naturfreunde)







  Sul Feldberg si trovano due torri per le telecomunicazioni, non lontano dalla cima si trova anche un rifugio con immancabili wurstel grigliati e birra. Io mi accontento di un panino al sacco e di una Radler rinfrescante. 
Scendiamo dalla stesso sentiero dell'andata, la discesa è molto facile. Ma arrivati a circa 1 km dall'auto inizia un forte acquazzone estivo e ci bagniamo parecchio.

Grazie per l'attenzione e arrivederci alla prossima storia friburghese.
Danke für eure Aufmerksamkeit und Auf Wiedersehen zur nächsten freiburgeren Geschichte.

Evviva il S.E.I. Evviva il Presidente.
Es lebe der S.E.I. Es lebe der Präsident.
Adr-i


domenica 2 agosto 2015

valle d'Ayas - rifugio Mezzalama

inizio del sentiero, lastricato
Per questo terzo giro in un mese alla volta della val d'Ayas, parto dal pavese sempre sul presto ma in compagnia di un socio d'eccezione con cui non condividevo escursioni dal viaggio in USA (2011-08): l'infaticabile Sandro. La caldazza in val padana ha mollato un po', ma ritrovarsi a Champoluc alle 8.30 con una temperatura attorno ai 10 gradi dà comunque un gran sollievo...
Questa volta andremo fin sotto la testata della val d'Ayas, al cospetto dei giganti che la chiudono e in prossimità dei ghiacciai venati da profondi crepacci: ci immegriamo in un ambiente solenne e severo.
Pian di Verra Inferiore (2069m)
La meta di oggi è il rifugio Mezzalama, ove, sempre con Andrea, sono già stato una decina d'anni fa: luogo di partenza per itinerari alpinistici sul Polluce e sul Castore.
Dopo il caffè, il gruppetto si compatta e parte alla volta di St. Jacques. Trovato posteggio molto in basso (1650m circa) iniziamo l'avventura. Il cartello che incontriamo 100m più su dice che per il rifugio Mezzalama (via sentiero 7/7A) ci vogliono 4 ore e mezza, e in effetti il giro da fare è parecchio lungo... Non sembra ma è così.
L'inizio del sentiero è tutto nel bosco e, per la prima parte, perfettamente rifatto su comodi scalini di sassi: una lastricatura composta da pietre che possono risultare perfettamente levigate e scivolose(!), e ciò, come avverte ayastrekking.it (escursione n.13), è imputabile all'elevata frequentazione della parte bassa del sentiero. 
i giganti occhieggiano sul lago Blu (2219m)
La prima parte della salita è comunque al fresco e si svolge nel piacevole silenzio che circonda questi luoghi, silenzio interrotto solo dal volo di un elicottero. Quando i giganti iniziano a far capolino dalle fronde dei larcici capiamo che siamo quasi presso il Pian di Verra Inferiore (2069m) dal quale si gode di uno scenario maestoso sui 4000 del circondario: pare di toccare con mano la Roccia Nera, il Polluce e il Castore. Ma è ancora lunga arrivarci... Attraversato il lungo pianone si prosegue su sentiero ancora punteggiato di larici fino al lago Blu (2219m), una bellezza dalla quale si vede da vicino l'inizio del morenone al termine del quale stanno il rifugio Mezzalama e l'inizio dei ghiacci. Intanto si ode ancora il rumore di elicottero che passa...
la morena seguendo la quale si giunge al Mezzalama
Qui al lago Blu diversi gruppi di persone si godono la mattinata facendo il bagno e altrettanto numerosi gruppi proseguono lungo il sentiero che non sale diretto sulla morena, ma tiene la destra e l'aggira. Per un pezzo lo sguardo dà sul fondovalle e, prima di attraversare un robusto ponte di legno, non si può non ammirare le montagne attorno a Champoluc e indovinare i valloni dei paesini walser di Mascognaz e  Cuneaz, teatro delle due precedenti escursioni S.E.I. a luglio.
c'era una volta un ghiacciaio...
Il tempo di salire su un crestino che subito si ridiscende da esso per entrare nel Pian di Verra Superiore (2350m-2385m), presso il quale, nella parte bassa, si pasciono placidi gli armenti di una cospiqua mandria in uno scenario bucolico molto suggestivo. Prendiamo un bivio sulla sinistra segnato dal tipico cartello giallo valdostano e ci alziamo rapidamente. Questo è l'inizio dell'ultima parte di sentiero, la più dura... Prima della fatica, faccio riposare lo sguardo posandolo ancora sul bel Pian di Verra Superiore, del quale ora apprezzo meglio i due pianori che lo compongono.
A partire da quota 2700m si passa dall'altra parte della morena. Davanti a me lo scenario dei 4000 si è allargato a ovest e si possono ammirare le cime della parte orientale del Breithorn. Si risale ora al  cospetto del fu Gran Ghiacciaio di Verra costeggiando un vallone la cui conca e le cui piccole pietre grigiastre testimoniano la presenza dell'imponente ghiacciaio che, come un braccio proteso e fino a non molti decenni fa, si allungava per lambire le sponde del lago Blu di sotto. 
l'ulitma, ripida, salita
Saliamo, saliamo, sotto il sole inclemente nel tentativo di avvicinare quel che vediamo da tempo anche se la distanza non sembra diminuire: dai 2700m, infatti, si scorge bene il rifugio Mezzalama (3004m) in fondo alla cresta davanti a noi. In circa 4h o poco più siamo al rifugio e iniziamo a rilassarci. Ci troviamo circondati da uno scenario alpino di prim'ordine, la vista dei seracchi, il Castore lassù lontano e l'aria pungente che soffia dal ghiacciaio sono le testimonianze più dirette dell'ostilità dell'ambiente circostante. Mi piacerebbe essere portato sul Castore, questo sì che, dei 4000 "facili", inizia a essere non banale: gli oltre 1200m di dislivello da fare prima del crestino di vetta richiedono preparazione. 
in fondo, la punta del Castore (4228m)


rifugio Mezzalama (3004m)
Entriamo nel rifugio, facciamo pranzo veloce e dopo circa un'oretta dall'arrivo scendiamo per la stessa via della salita, tranne che dal Pian di Verra Superiore teniamo la sinistra e scendiamo a St. Jacques lungo la strada battuta e usata anche da un servizio jeep per i più pantofolai. Sentiamo ancora l'elicottero...e lunedì mattina Sandro ci gira l'articolo da La Stampa che racconta degli incidenti occorsi ad alpinisti sul Breithorn...avremmo preferito che fossero gruppi di turisti presi e portati sui 4000 di qui...
Dopo il birrino di rito, ci salutiamo e noi prendiamo la via di casa mentre Andrea, fortunello, resta ancora fino alla mattina.
los amigos sulla via del ritorno
Gran bel giro! Gran begli scenari!
Un bel ritorno al Mezzalama, sempre sotto i benauguranti auspici del Presidente che ringrazio. E grazie anche a Sandro! Speriamo di incrociarci più spesso sui sentieri.
Evviva il Predidente!
Evviva il S.E.I.!
Alla prossima!
CP