domenica 1 novembre 2015

A spasso tra Ticino e Grigioni

Dopo averla pensata diverse volte, riusciamo ad instradarci verso la meta agognata: la capanna Michela-Motterascio.
Nonostante gli impegni di lavoro, sabato mattina siamo sotto l'imponente diga del Luzzone in val di Blenio con una giornata d'autunno avanzato a dir poco spettacolare e con tutte le condizioni per salire agevolmente oltre i 2000 metri.
L'auto viene lasciata alla fine del lago artificiale a quota 1650 metri; subito ci ficchiamo nello stretto buco che da Garzott porta a Rafüsc. In basso e nel precipizio vediamo il lago che entra per diverse centinaia di metri nel solco del torrente, mentre il sole spinge i suoi raggi obliqui appena sopra di noi. Dopo Rafüsc ci mettiamo in maniche corte. Sole. Tutto è perfetto: l'aria fresca aromatizzata dalle fragranze di abete e larice, l'erba verde velata dalla brina, le cime appena innevate scolpite nel paesaggio, la buona compagnia, il ritmo di un recente pezzo di Jono McCleery in testa...
Fino a 1750 metri i larici sono nel loro perfetto, decadente, splendore con gli aghi prossimi alla caducità colorati di giallo che tende all'arancione. Solo gli alberi più riparati mantengono ancora nei loro apici timide tonalità di verde.
A Trachee appare ben nitida la forma squadrata del rifugio 200 metri sopra la nostra testa, ed è anche qui che qualcuno rimane un poco indietro.

Dopo aver bevuto due tazze di tè in capanna e senza mangiare, alle 13 siamo nuovamente fuori nella bellezza dell'alpe di Motterascio. Meta: la visita al rifugio Terri nei confinanti Grigioni. Attorno a noi cime poco innevate che superano i 3000 metri, e valli amplie di erba gialla e macchie di neve. In località Crap la Crusch, entrando nei Grigioni, si apre una vallata immensa, costellata da minuti laghetti semighiacciati e da un corso d'acqua che si instrada verso nord, verso il Reno. Il Plaun la Greina.
La percorriamo velocemente ammirando gli spazi ampi sagomati dal tempo che ricordano montagne alte alte di altri Paesi. Raggiungiamo la Terrihütte nel pomeriggio avanzato, quando l'ombra delle montagne sta per coprire parte del paesaggio. La capanna sita a 2170 m è impeccabile, deserta e pronta per il Generale inverno. Siamo arrivati da un passo a ca. 2350 m; davanti a noi ed in basso si delinea la val Sumvitg e in fondo svettano i 3400 metri del Bifertenstock.

Torniamo in capanna Michela quasi al tramonto dopo diverse ore di cammino, in tempo per impastare la focaccia e preparare un risotto con zucca e taleggio, dominando la stanchezza come se niente fosse. La capanna Michela-Motterascio del CAS consta di una parte invernale dotata di cucina con stufa a legna, energia solare e da due camerate con piumoni. Dalle ampie e moderne vetrate facciamo in tempo ad ammirare il crepuscolo serale.

Il giorno dopo alle 9 siamo in basso, sul lago Luzzone, pronti ad inforcare il sentiero che conduce in val Scaradra. Ancora una breve salita ripida, poi si apre la valle stretta e pietrosa che termina con una parete quasi verticale. Si rimpiange il sole, le miti temperature ed i panorami grandiosi del Motterascio e la Greina.
Ormai quasi alla fine della val Scaradra, dopo avere attraversato alcuni torrenti pieni d'acqua, sulla sinistra si presenta una ripida salita nell'ombra. Neve sciolta e ora gelata. Un poco di ghiaccio. "In discesa mettiamo i ramponi",  dice CP. Sì.
Verso le 10:30 raggiungiamo la Capanna Scaradra a 2170 metri di altitudine. Il sole riempie lo stretto altopiano dove è posto il rifugio.
Il vin brûlé scorre caldo nelle vene mentre un gruppo di camosci corre tra rocce e porzioni di neve, lontani da noi.




Esteban