lunedì 8 agosto 2016

su Pizzo Barone in famiglia

Durante le vacanze d'agosto che trascorro con la famiglia ho sempre l'occasione di proporre alle mie figlie, ormai grandi, qualche giro precedentemente testato con i soci del SEI in differenti condizioni. 
Queste escursioni “familiari”, rispetto a quelle solite, risultano invero un pochino addomesticate, per vari motivi tra cui merita menzionare:
- si va in agosto (dunque niente neve, ghiaccio, freddo, ecc.)
- essendo in vacanza, si va quando le condizioni meteo sono buone (e non quando arriva l'unico fine settimana in cui tutti possono, e dunque tipicamente con un tempo da schifo)
- si va su percorsi già testati (niente sorprese)
- gli zaini, chissà perché, sono meno pieni (qualcosa fa sospettare che il menù più frugale giochi un qualche ruolo).
Per quest'anno la scelta cade sul pizzo Barone, il tetto della Verzasca, già da noi salito, in condizioni peraltro anche allora buone, nell'autunno 2008: sono infatti sicuro che il percorso è privo di reali difficoltà ed alla portata di adolescenti; inoltre è una gita panoramica particolarmente adatta alle condizioni di vento da nord in cui ci troviamo. Speriamo che il percorso sia gradito: l'anno scorso, dopo 3 giorni in valle Antrona (comprendenti il pernottamento nel bivacco di latta di Camposecco), avevo avuto l'impressione di aver esagerato un pochino.
 Alla capanna Barone, l'atmosfera è alquanto diversa da quella che incontriamo di solito nei rifugi svizzeri: innanzitutto c'è gente, diversi gruppi (non hai la solita impressione di essere l'unico bipede nel raggio di chilometri di quando sei, che so, in val Lodrino in novembre, come di solito ci capita). 
Inoltre, anche le persone in capanna sono di una tipologia “diversa” rispetto al solito: si tratta di escursionisti silenziosi, ben equipaggiati, ben organizzati, che seguono i percorsi canonici segnalati e scelgono gli itinerari in base alla disponibilità di rifugi accoglienti e informazioni facilmente reperibili sulla letteratura specializzata. Insomma, persone che in val Lodrino in novembre non trovi.
Ad ogni modo ci comportiamo anche noi silenziosamente ed educatamente e, trascorsa la notte nel dormitorio al piano superiore (con “imprendibile” vista sulla bocchetta della Campala dalla grande vetrata), ci svegliamo per ultimi alle sette e mezza (una coppia di germanici si è alzata alle 5 e mezza: forse volevano fare l'intera Via Alta Verzasca in un giorno) e per ultimi partiamo poco prima delle nove. 
Già a quell'ora fino al lago, ancora in ombra, fa freddino, complice anche il vento da nord (chissà i germanici usciti alle 6). Poi arriva il sole e il resto della salita prosegue, come ricordavo, senza difficoltà di sorta. Il bello di questa cima è che mentre risali l'ultimo pezzo di sfasciumi non intuisci fino alla fine il fatto che, appena sopra, la zona sommitale sia costituita da un grande pianoro col panorama che si apre all'improvviso in tutte le direzioni. Posso così esibirmi nell'indicare alle fanciulle cime a loro note dopo anni di frequentazione dell'Ossola (Rosa, Leone, Weissmies...) e meno note (Adula, Tödi...), nonché alle foto di rito. Discesa lunga, ma senza intoppi di sorta e, alla fine, opinioni positive da parte di moglie e figlie: meno male, anche questa è andata.

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