domenica 3 ottobre 2010

Val Nèdro e Marcri (TI)

Tempo non splendido ma capanne confortevoli in ambiente di media quota per due pernotti con cene da califfi: malgrado queste credenziali non riusciamo a essere più di tre compagni di merende: Nando, Stefano, io. E sia, vorrà dire che saremo solo noi a spasso tra le valli Nèdro e Marcri: il trionfo del "buco", nella nostra accezione escursionistica. Le due capanne sono riservate da tempo, come vuole la procedura del patriziato di Personico che ovviamente rispettiamo. Allora... cibo in spalla e partiamo!
Venerdì pomeriggio: lasciata l'auto al primo tornante sopra Personico, lungo la strada che porta alla diga della val
d'Ambra (altro posto notevole), ci incamminiamo lungo la carrabile dove, segnalato da un fazzoletto bianco, sulla sinistra parte il sentiero che sale diretto evitando il bel borgo di Faidàl. Non lo prendiamo, decidendo di salire comodi senza strappi, stanchi come siamo della settimana. Non piove, ma non promette bene. I castagni che accompagnano il cammino in questa parte bassa del sentiero han già perso parte del loro prezioso carico ma siamo interessati a ben altri frutti della terra, e tiriamo dritto. Arriviamo a Faidàl, incontriamo qualche persona fuori dalle baite, ma nessuno più lungo il sentiero. I castagni cedono il passo ai faggi; camminiamo anche alla ricerca del prezioso fungo, il ricercato speciale del giro.
Passiamo uno strano manufatto, un muro a secco gigantesco, uno sbarramento per le valanghe il cui effetto lo vediamo poco più in alto quando attraversiamo una zona con grossi alberi abbattuti dalla furia 021010marcri-11della neve, zona successivamente ripulita e il sentiero messo in sicurezza. Avvistiamo la baita Portri e Nando sparisce, risucchiato  dall'atmosfera, dall'ambiente impervio che la pervade. Ci aspetta poco piu' in alto al bivio a destra per scendere al ponte che permette di raggiungere la baita. Il ponte, costituito da due tronchi alti 3m sul fiume, non ci pare sicuro abbastanza malgrado abbia delle corde a cui attaccarsi. Il torrente non e' pienissimo, lo attraversiamo e poco dopo si entra in Portri. Bella baita, 10 posti, tanta legna per la stufa, coperte e materassi in armadi al sicuro dai topi, buona dotazione di cucina. Con nessuno in vista ci dedichiamo alle operazioni fondamentali: accensione stufa, impasto della focaccia, taglio delle verdure e dei (pochi) funghi trovati lungo il sentiero. Cena sontuosa a base di pizzoccheri; il mate conclusivo ci accompagna alla meritata branda.
Sabato: sveglia, colazione e messa a posto della capanna ci portano via un'oretta e mezza: alle ore 10.00 siamo fuori.
Riattraversiamo il torrente per portarci dove corre il sentiero per raggiungere Gher e i Motti di Marcri attraverso cui accedere alla val Marcri e scendere all'alpe di Marcri, la prima e più bella baita (di tre) che sta a quota 1600m.
Purtroppo siamo respinti! Il sentiero è troppo bagnato, non prende sole da giorni, quindi non ce la sentiamo di rischiare passaggi difficili su roccia scivolosa. Cambiamo itinerario, ma non meta: la val Marcri verrà raggiunta dal sentiero di fondo valle. Due anni fa entrammo in Marcri scendendo dalla val d'Ambra (capanna Trusp), questa
volta ci entriamo da Sassàn subito dopo il quale ci aspettano i 300 ripidissimi metri della zona di Larecc che danno l'accesso in valle Marcri. Entrati in valle, il sentiero spiana e consente la ricerca del desiderato fungo. Arriviamo all'alpe che ritroviamo dopo due anni in021010marcri-19 ottimo stato. Ci riposiamo un'oretta e, dopo un pranzo frugale, siamo fuori di nuovo con idee diverse. Arriviamo a Stabbio di Mezzo, 15 minuti sopra l'alpe di Marcri, dove ritroviamo un abitante di Biasca incontrato qualche ora prima che inizia a scendere per tornare a casa.
I miei due soci vogliono battere il bosco tra le due capanne palmo a palmo per scovare altri funghi, io voglio tornare al laghetto che sta sopra, dove c'e' la terza baita. Ci separiamo quindi per un'oretta. La val Marcri è fatta a balzi e lunghi pianoni: la baita "cascina del Lago" si trova 250m sopra vicino al piccolo laghetto dopo una parete di roccia piuttosto ripida che si sale pero' senza problemi lungo l'unico sentiero obbligato. Stranamente, trovo il sentiero piuttosto asciutto a differenza di quanto sta più in basso. Purtroppo non riesco a entrare nella capanna: il pallet e le pietre che ne tengono ferma la porta sono un ostacolo che non provo nemmeno a rimuovere. Faccio ancora qualche metro fino alla sommità del seguente balzo di roccia appena li' sopra. Una volta giunto, intorno ai 2100m, mi trovo al 021010marcri-17 livello della neve caduta di fresco che ha spolverato quelle parti. Sotto, vedo l'alternarsi dei pianoni e i larici che iniziano a tingersi dei colori dell'autunno.
Mentre il pomeriggio si avvia alla fine, arrivano in baita tre persone di Personico, due delle quali del Patriziato, per preparare la baita per l'inverno. Ci lasciano un volume con delle belle foto e decidono di passare la notte nella baita sopra.
Arriva la sera e ci diamo dentro per davvero! Antipasto a base di focaccia preparata li' con cipolle, alici, salamini, pomodori secchi e olive; il piatto forte e' il risotto con i funghi raccolti, preparato con tutti i crismi a partire dall'abbondante battuto di verdura per il soffritto. Pasteggiamo a Châteauneuf-du-Pape, vino-$ che Nando ha deciso di portare per brindare a Personico e al giro nel "buco" che aveva in programma da molti mesi.
Ringraziamo il Patriziato di Personico per averci ospitato due giorni nelle loro capanne; tempo non bello ma adeguato all'atmosfera autunnale che si inzia a respirare. Scendiamo domenica mattina sul presto per essere indietro di buon ora.
Marco "CP"