domenica 21 luglio 2013

Weissmies(!), 4017m, via normale da Saas Grund

"Salite dal benzinaio di Gondo?", così il segretario S.E.I. Nando, divertito, alla notizia che sarei stato della partita con il CAI-Pavia per l'escursione in cima al Weissmies (4017m).
Weissmies (4017m)
dal rifugio "Hohsaas" (3102m)
In effetti la gente veramente tosta sale da lì in due giorni con la tenda in spalla... ma noi no! Andremo comodamente in funivia (24CHF) da Sass Grund (1500m ca) a Kreutzboden (2397m) per poi, oltrepassato il rifugio Weissmieshutte (2726m), arrivare al rifugio Hohsaas (3102m) che un privato ha piazzato proprio all'inizio del ghiacciaio per l'ascesa alla cima. Più comodo di così! Però per la mia prima esperienza così in alto ne vale la pena. Le salite alpinistiche sui 4000 "facili" sono un tipo di montagna completamente diverso da quella cui sono abituato: tanta gente, dormitori pieni, cibo che non si sceglie e normalmente cattivo (come mi aspetto nel Vallese), costi elevati: e il Weissmies non fa eccezione perché, se si fa dalla via normale sul lato ovest, è sicuramente un 4000 facile.
Siamo in dodici del CAI Pavia, sufficienti per fare quattro cordate da tre persone, il numero di persone per cordata che, durante un'interessante chiaccherata con il capo-cordata Angelo, scopro essere quello normalmente utilizzato perché il più sicuro.
i seracchi iniziali
Arriviamo all'Hohsaas, neanche il tempo di acclimatarsi, svestirsi, prendere posto in dormitorio e la prima birretta che si è già a cena (ore 18.30). Cena pessima, tutto ultra-speziato per farti acquistare acqua da bere ma, visto che l'acqua costa poco meno che la birra, se ne beve poca. Resisto fino alla somministrazione gratuita dell'acqua di scioglimento bollita per farsi il tè e faccio anche scorta per il giorno dopo.
Il dopocena passa rapidamente a fare quattro chiacchere all'esterno con la cima del Weissmies che ogni tanto si vede e l'"espresso" da 4CHF da sorseggiare. Guardiamo il percorso che ci aspetta: appena dopo il rifugio si attraversa una quasi piana regione tutta un seracco per guadagnare l'attacco alla prima salita sui 40 gradi circa: pare salire sul dorso di una tartaruga. Da lì, un'altro pezzo in piano e poi la salita sulla colletta a 3800m per poi piegare sulla sinistra per l'ultimo tratto prima della cima.
ore 7.00, l'alba sul Dom (4545m)
Tutti a nanna e sveglia alle 4.30! Dopo una notte di dormiveglia, mi ritrovo non troppo assonnato e tutto tredipante (ma esteriormente calmo) per l'avventura che mi aspetta. Un po' di colazione, ci vestiamo e alle 5.45 siamo fuori con la prima luce diffusa e tutte le cime attorno ancora in ombra. C'è molto silenzio e qualche alta nuvola in cielo sotto la quale il cielo è più luminoso. All'inizio del ghiacciaio mettiamo i ramponi e ci leghiamo. Docilmente, mi lascio incordare da Andrea: nodo a 8 sull'imbrago, 10m di corda con due nodi a palla tra me e Jacopo (io sono in coda), cordino agganciato alla corda con nodo prusik (ne ignoro l'uso, e a domanda ricevo solo un "tienilo a portata di mano, se serve ti dico come usarlo") e poi la stessa sequenza di nodi e corda per Andrea che ci guida.
a volte è ripido, ma mai pericoloso
Iniziamo a salire, la traccia è evidente. Andrea vuole che facciamo le cose per bene: corda sempre tesa e, sui crepacci, si passa via rapidi. Non è facile lasciare tesa la corda, devi andare al passo di chi ti precede e Andrea mi riprende spesso. La cosa davvero bella è che si sale con calma, ogni volta che qualcuno chiama la pausa ci si ferma e in questo modo non ho mai fatto fatica. Quando il percorso è in piano la piccozza non aiuta, ma non appena diventa ripido dà una gran stabilità. Mano a mano che si sale il panorama si allarga: sorge il Finsteraarhoorn (4274m), odo salmodiare numerosi nomi di altre cime dei 4000 del bernese ormai in vista, siamo sempre più in quota con il Lagginhorn (4010m), la parete ovest del Dom si intravede in tutta la sua superba ripidità e tutta la sfilza dei 4000 a nord del Rosa sono la maestosa cornice di fronte alla nostra meta.
l'ultima salita su sfondo eccezionale
Saliamo, saliamo e in 2h e 45min siamo in cima! Non da soli, chiaramente. Molte persone arrivano dall'altra parte lungo la parete sud partendo dall'Almagellerhutte (2894m), e dopo un po' mi accorgo che di noi solo l'ottimo Mauro non ce l'ha fatta per la stanchezza. Peccato! L'emozione di essere qui non riesco a godermela appieno: troppe persone, troppe voci, ma sono ugualmente davvero contento.
Scendiamo dopo una mezz'ora passata in cima, sempre al sole e con un debole venticello. Ora la neve inizia a smollare ma nonostante ciò molta gente ancora sale. Andrea mi mette primo, accorcia la distanza tra noi e lui si mette in fondo a chiudere la cordata. 200 metri sotto ritroviamo Mauro. Alle 11.20 circa siamo in rifugio che è preso d'assalto da un sacco di persone in gita! Ci accorgiamo che la bottiglietta d'acqua da bere è anche aumentata di prezzo.
in vetta!!!
Che dire? Ora che il ghiaccio è rotto, e la bandiera S.E.I. ha garrito accarezzata dai venti di alta quota, sicuramente tornerò in alto: ci sono altri 4000 abbastanza facili da fare: Gran Paradiso, Breithorn, monte Rosa, ecc., e una gita così diversa dal solito una volta all'anno posso anche concedermela. Certo, imparando l'uso della corda e le tecniche base su ghiacciaio potrei rendermi indipendente... ma questa è un'altra storia.
Viva il Presidente (che torna in Europa)!
Viva il S.E.I.!
E....alla prossima!
CP

domenica 14 luglio 2013

Bocchetta di Spassato e val dei Ratti

Introduzione
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La successione di cime e creste che chiude a nord la valle dei Ratti è uno degli scenari che più apprezzo delle montagne viste finora: remoto, silenzioso, austero e maestoso. Spazia da Sasso Manduino (2888m) a ovest alla Cima del Calvo (2967m) a est, e in mezzo lui, il Ligonicio (3034m), uno dei più imponenti graniti del comprensorio.
bivacco Primalpia (1980m) e anfiteatro
nord della valle dei Ratti
Va da sé che ritorno volentieri da queste parti, ancora una volta coinvolgendo l'ottimo socio S.E.I. Nando e due dei più assidui simpatizzanti, i milanesi Stefano (Steacco) e MP.
Lo scopo di questo doppio pernotto al rifugio Volta (2212m, struttura del 1900 - CAI Como) è, proprio, raggiungere la cima del Ligoncio ma non ce la facciamo per un insieme di cause il cui presagio mi si presenta in stazione sottoforma di Nando che calza scarpe basse da trekking estivo di media quota...
Anche questa volta in valle dei Ratti si va con il treno, ho voglia di farla da giù coprendo gli oltre 2000m di dislivello che da Verceia arrivano su al rifugio Volta.
Come da accordi, ritiriamo le chiavi il venerdì mattina alle 9.30 dalla famiglia Oregioni e non aspettiamo molto che i due compagni di merende arrivino al bar "al Sert" di via del Serto a prendere il permesso per posteggiare in cima alla strada che ora, anche se non asfaltata, arriva fin sotto alla cappella degli alpini.
la "mulattiera" sopra Verceia
I tre salgono in auto, Nike e io a piedi. Sono circa le 10 e 20 e inizia l'avventura!
 
Venerdì (giorno #1): salita al Volta
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Dalla stazione occorre salire lungo la via S.Francesco fino a un'indicazione a sinistra per la valle dei Ratti. Si esce dal paese passando il cartello che invita a munirsi di permesso per percorrere in auto la strada asfaltata fino a Piazzo(550m) e oltre (permesso acquistabile presso il bar "al Sert"). Appena dopo il cartello, sulla destra, è indicata la "mulattiera", ovvero l'inizio del sentiero. Bello largo e ben segnato, si percorre benone se non fosse per il caldo cui la splendida copertura delle fronde dei molti faggi offre valida difesa. Ogni volta che si interseca la strada, occorre seguire sempre le indicazioni per "valle dei Ratti" o "Frasnedo". Arrivo alla cappelletta degli alpini(800m ca) dove mi fermo a ricordare il pomeriggio di novembre del 2009 su e giù alla ricerca del fratello di Nike che si era perso...e poi la notte trascorsa dentro la cappelletta tutti e tre.
il "tracciolino" sotto Casten
Da qui, in seguito alla realizzazione della strada, il sentiero è cambiato rispetto all'ultima volta (luglio 2010, bivacco Primalpia): si raggiunge il tracciolino molto più verso la val Codera, all'altezza di una specie di trattoria, e si taglia dentro tutta la frazione di Castano(957m), mentre anni fa la si sfiorava e basta. Lungo il sentiero si incontrano fontane con tanto di bicchiere per dissetarsi più facilmente. Passo il bivio per Moledana (1020m, nel centro della valle e sopra l'invaso) e arrivo a Frasnedo(1287m) in circa 2 ore. Mi sembra di tenere un buon passo, ma dopo la discesa fino a Corveggia, 65m sotto Frasnedo, mi prendono i crampi e inizio a rallentare. Passo prima il bivio per Moledana e poi quello per gli altri alpeggi dei dintorni, e dopo il bivio per il bivacco Primalpia inizia la crisi...
da Frasnedo: l'ingresso
della valle dei Ratti
Riesco a mantenere un passo decente per un poco ancora. Incontro due pastori presso il loro gregge di pecore e i loro cani che, dapprima sospettosi, iniziano a giocare con Nike (sulle prime un po' spaventata). Sono sulla parte più dura del sentiero: il tratto assolato che sale all'alpe Camera(1792m). I due hanno visto il gruppo di amici un'oretta e mezza prima del mio passaggio. Ci salutiamo e si mettono a pranzare sotto un raro larice del versante. Il divario con i miei sodali, da ora, si allargherà sempre di più... Tolgo lo zaino per prendere fiato, mi sento in paradiso e sono sopraffatto dalla stanchezza: dormo lungo il sentiero una mezz'ora buona, Nike sotto dei sassi all'ombra. Arrivo lento all'alpe Camera dove trovo ristoro alla fontana dei pastori e, vedendo lì in alto il Volta, non ho dubbi: sono troppo stanco per fare il lungo passaggio attorno a "il Mot" (e poi sopra di esso). Preferisco cercare il sentiero che sale a sinistra verso Talmucca percorrendo "lo scalone" di pietra che anni fa ho fatto con Nando in discesa sempre dal Volta.
"lo scalone", sotto Talmucca
sulla sinistra, canale per "lo scalone"
Tale sentiero è ben segnato (tranne il suo attacco al percorso consigliato), passa vicino alla stalla nei pressi di Talmucca, il cui tetto arancione si vede fin dall'alpe Camera sulla sinistra in basso dell'anfiteatro soprastante.
"Vai dopo la barriera che ho messo per gli asini, e fai un tratto del pezzo in piano. Quando vedi sulla sinistra la parte alta della valle come un sassone tra due grossi canali punta quello di sinistra che è più scavato nella roccia: troverai i segni" mi ha detto il pastore, e così è stato. Salgo piano piano, anche Nike mi sembra stufa e raggiungiamo la cresta del sassone. Si vede Talmucca e, dalle nebbie di afa, il rifugio Volta! Avendo con me il fischietto S.E.I., do ai miei sodali il segnale della mia vicinanza: vedo MP che mi saluta e ormai è fatta! In 7 ore e 30 minuti sono su (sono le ore 17 e 50 circa).
sabato mattina, rifugio Volta(2212m)
Il gruppo si riunisce e mangiucchio qualcosa per riprendermi. Qualche minuto ancora e si dà il via alle "S13", le sfide a scopone Milano-Pavia (dal nome del treno del passante ferroviario).
Il rifugio è a posto, tante coperte e tanta legna. La sua buona attrezzatura da cucina ci vede confezionare una cena spettacolo la seconda sera: filetto al pepe verde (ricetta completa, con panna e brandy sfumato) e ribolla gialla di Josko Gravner, produttore di un vino unico in anfora caucasica che lavora nel goriziano.
Gli alcooli non mancano: sake invecchiato, raki cretese (immancabile a luglio uscendo con MP) e brandy: tutti annebbiati ci diamo ancora alle carte e poi, finalmente, alle brande dopo un giretto sotto un cielo di nuovo stellato a seguito delle piogge del pomeriggio.

Sabato (giorno #2): salita alla bocchetta di Spassato (2820m, o passo della Porta)
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Dopo colazione, lasciamo tutto in ordine e saliamo sulla sinistra, secondo me troppo sulla sinistra se puntiamo al Ligoncio.
bombi verso la b.tta di Spassato
Non vediamo il bivio 250m circa sopra il rifugio, e sempre seguendo i segni CAI che puntano a sinistra, a mano a mano che siamo in quota con le lunghe e lisce placche al centro dell'anfiteatro sopra il Volta, il sentiero cede il passo ai residui di neve che iniziamo a pestare, ben vedendo la cima del Ligoncio sulla nostra destra. Ancora avanti finché troviamo la grossa freccia bianca e rossa che indica a sinistra il passaggio per gli ultimi 100m prima della bocchetta. Qui ci sono ripidi nevai che impediscono la salita, e nella parte all'ombra sono ancora tutti ghiacciati. Essendo noi un po' "sportivi" senza ramponi non c'è modo di salire.... ma vedo la possibilità di salire sulla sinistra al sole nel corridoio tra i nevai e la roccia.
b.tta di Spassato (2820m) o
passo della Porta
accesso alla bocchetta,
lato val dei Ratti 
Così, un po' a scaletta, un po' su roccia arrivo in cima.
Sono contento! Questo è uno dei posti dove ho sempre desiderato trovarmi: situato a cavallo tra la val d'Arnasca (bivacco Valli), la val Ladrogno (bivacco Casorate Sempione) e la valle dei Ratti, è uno dei crocevia fondamentali per trascorre soggiorni di trekking di più giorni in bivacchi di lamiera tra splendide e solitarie vallate, 2800m lontano da tutte le preoccupazioni e gli affanni cittadini. Giunto all'agognata bocchetta, metto il naso dall'altra parte e non vedo nulla!!!
lungo il pomeriggio!
L'afa ha radunato qui una spessa coltre di nubi e umida nebbia. Intravedo il passaggio che scende, scatto qualche foto e mi giro verso il Ligoncio per salutarlo quasi guardandolo negli occhi (la croce di vetta è in vista). Tornerò qui presto sia per passare da una valle all'altra (chissà quale, e venendo da chissà quale parte) che per togliermi lo sfizio, pancia a terra dalla cima, di far scivolare lo sguardo lungo il liscio granito della parete nord del Ligoncio, già ammirata dal basso del bivacco Valli più volte.
Scendiamo, siamo in rifugio alle 13 circa e facciamo passare il luuuuuuuuuuungo pomeriggio tra partite a carte, giretti, tagli di legna, riposini e tutto quel che di lento ripulisce l'animo dalle troppe scorie cittadine.
Verso le 16.30 incontriamo un vero califfo della montagna: un giovanotto sui 25 anni che dalla mattina è salito cercando (e trovando) il sentiero che arriva al Primalpia percorrendo in quota il lato nord della valle dei Ratti. Poi, dal Primalpia, ha percorso la valle dei laghetti ammirandoli dall'alto, ed è arrivato al Volta. Totale: 2700 metri di dislivello positivo. Scende dallo scalone a Frasnedo chiudendo il giro. Bravo! Lui sì.

Domenica (giorno#3): bivacco Primalpia, chiusura della valle e discesa
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Lasciamo tutto in ordine a un'ora più che decente, firmiamo il registro degli ospiti, salutiamo il Volta, e ci muoviamo verso il Primalpia (1980m).
baita sopra "il Mot" con vista
sul Primalpia.  In fondo,  in ombra,
il passo per la Valtellina
e per il bivacco Bottani-Cornaggia
Prima di inziare la discesa dal Mot occorre tenere la sinistra e traversare cercando di mantenere la quota. Dato che abbiamo perso il sentiero, avanziamo ravanando tra i rododendri prima di ritrovare i segni del sentiero che risale la valle dei laghetti per scavallare una piccola morena (fornita dell'ausilio di una catena) che ci fa lasciare la valle dei laghetti per arrivare all'ultimo pezzo del traverso prima del Primalpia.
Da qui il panorama sopra il Volta è splendidamente completo. S'ammira tutta la bellezza della parte nord della valle dei Ratti. Ritroviamo il bivacco Primalpia come lo ricordavamo, pieno di confezioni di caffè e ben fornito del resto. Questo posto è gesito dal CAI di Novate Mezzola ed è sempre aperto. Chi ha dormito qui ci conferma che la stufa funziona e c'è anche una recente e buonissima fornitura di legna. Ritrovo anche la firma e il raccontino del luglio 2010 quando sono stato qui l'ultima volta con amici del gas Pavia e il socio S.E.I. Adriano.
bivacco Primalpia (1980m)
Qualche foto e scendiamo lungo il bel bosco del lato in ombra della val dei Ratti fino al fiume e al bivio per il rifugio Volta. In breve tempo siamo a
Frasnedo dove pranziamo e facciamo l'ultima scopetta.
Arriviamo a Verceia, e davanti a una birretta e a un caffè ci salutiamo: chi scende in bici per dare inzio a una breve vacanza in Engadina, chi si fa accompagnare a Milano in auto, chi dorme distrutta, chi torna come è venuto: tutti ci diamo appuntamento alla prossima.
Viva la valle dei Ratti!
Viva il Presidente!
Viva il S.E.I.!
CP

sabato 6 luglio 2013

alpe Scoggione - baita del Lago - passo Colombano

nel bosco, sopra Monti di Rusico
Cosa si fa quando si ha un solo giorno a disposizione per una gita in giornata di sicuro pregio? Si prendono biglietto, Nike, pane e affettato, e si va a Colico in treno per salire dalla stazione ai due bijoux di capanne del lato nord del monte Legnone: l'alpe Scoggione (1575m) e la "Baita del lago" (il Baitel) circa 100 metri sopra. Per la descrizione tecnica del sentiero vedere sotto, ora il report prosegue, più emotivo, con il racconto.
lui, l'alpe Scoggione (1575m)
Quest'oggi, leggero, mi sento bene e mi spingo fino al passo Colombano (1970m) prima di ritornare al Baitel a fare pranzo.
In due ore e ventidue raggiungo lo Scoggione, ora sempre aperto nei fine settimana, dove Beppe (il capannaro) accende lo scaldabagno a legna, "magari vogliono fare la doccia", mentre attende un gruppo di 20 persone tra adulti e bambini.
"Per i buongustai ci sarà risotto e pesce persico": stare allo Scoggione riserva sempre piacevoli sorprese. Proseguo per 10 minuti e arrivo al Baitel, iniziando lo splendido sentiero di erbetta e aghi di larice appoggiato sulla strada lastricata che gli alpini han fatto durante la Grande Guerra.
sentiero alpino sopra lo Scoggione
Le soprese continuano! Domani al Baitel ci sarà la festa della capanna, con S. Messa e pranzo: i volontari si attendono 200 persone (anche con serivzio elicottero) e sono all'opera cinque o sei locali e lui, Ermellino, che ritrovo dopo un anno e mezzo (fui qui con MP e Nike il 28-29 aprile 2012). Ermellino, questo cacciatore fondatore del Baitel, sale qui 120 volte all'anno(!) e anche se a suo stesso dire è un po' troppo pignolo in fatto di ordine e pulizia della capanna, 
sul sentiero alpino
non solo tiene molto al Baitel ma tiene molto a lasciarlo sempre aperto anche se lo ha / lo hanno anche trovato vandalizzato: cassa scassinata, sporcizia, incuria... Per fortuna degli escursionisti corretti non sono in atto ripensamenti o chiusure. Tra l'altro questa è l'unica capanna sempre aperta che io conosca che ha del vino a disposizione!
Mi raccomanda di telefonare prima di salire (ci sono solo 6 posti letto) e di evitare il mese di ottobre, mese della loro caccia alta: "la caccia al gallo (cedrone, ndCP) è un gran cacciare". 
"il Baitel", 1698m
Nike e il cane di Ermellino giocano contenti fuori. Proseguo e arrivo al passo Colombano (in 3h e 24min dalla stazione, 40min dal Baitel) percorrendo il sentiero degli alpini. Lo ammiro disperandomi pensando alla fatica di centinaia di uomini che lastricavano, fortificavano, attrezzavano, trasportavano materiale e armi, per presidiare la zona dal possibile ingresso degli austriaci....
sentiero alpino sopra il Baitel
Oggi su questa follia la Natura ha steso una mano lenitrice ed è tutto un tripudio di macchie di rododendri e larici attorno ai resti di questo triste trascorso. Dal passo si vede bene il piano dello Scoggione. Torno al Baitel dove faccio pranzo e firmo il registro. Il tempo di salutare i volontari augurando loro una gran bella festa, e scendo allo Scoggione per un caffè e una grappetta.
p.sso Colombano (1970m),
monte Colombano (2147m)
e monte Legnone (2608m)
Si torna così a Colico e alle 16.00 tra l'alpe Prato e il Pian di Formica incontro i 20 ospiti attesi che, un po' sgranati, salgono: l'avanguardia è costituita dai bambini sui 10 anni e un paio di adulti stra-carichi,
in retrovia vi sono le mogli tutte in affanno ("Ma quanto manca?"), e i mariti spiritosi "Dai ché su ci sono 8 tipi di torte diverse!", "Vedo il rifugio!". Se va bene lo vedranno tra non meno di 1h e 30m.
Grazie CAI - Colico e volontari del Baitel, alla prossima!
CP


Descrizione "più tecnica" del sentiero:
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Tali descrizioni non sono il mio forte, meglio il Segretario S.E.I. Nando. Devo dire che farla a piedi dalla stazione è una menata perché dai 218m di Colico fin su a 800m circa si passa per viottoli e stradine, e non di rado si deve cedere il passo ad auto. Dalla stazione occorre solo salire, o per via Baronia dritto appena fuori la stazione oppure seguendo a destra la strada provinciale per 500m fino alla deviazione a sinistra, in su, per Villatico all'altezza del distributore Esso. Ogni tanto da Villatico si vedono segnavia del CAI-Colico per l'anello di Fontanedo, e occorre sempre e solo salire lungo le possibili strade: o via la Gera o via Fontanedo, tanto tutte portano a Robustello dove c'è uno spiazzo comodo per posteggiare e un cartello in legno lungo la strada (ancora carrabile) per l'alpe Scoggione. Volendo si può portare l'auto più su, ma a proprio rischio: non ci sono molti posti per il parcheggio ed è pieno di case. 
alpe Scoggione(1575m)
dal p.sso Colombano
Da qui occorre seguire i segni su strada asfaltata fino a Fontanedo e poi, seguendo a sinistra al bivio per il sentiero 1B, quello meno ripido (l'altro è il n.3 o "sentiero del Bregamin" piuttosto erto e diretto), si taglia su viottolo tutto sassi (anche ripido) fino a raggiungere una nuova strada carrabile (non ho mai capito dove inizia in basso...), la strada di Monti Rusico, l'ultima frazioncina con le sue baite. Qui si incontrano le ultime costruzioni e l'ultimo cemento a terra. Dopo un bel balconcino a strapiombo sopra Colico (a quota 800m o giù di lì) si continua nel bosco ma senza più cemento o muri a secco o altri manufatti. Si raggiunge così comodamente l'alpe Prato(956m) e più su il Pian di Formica(1256m) dove c'è la nuova fontana in legno per potersi rinfrescare. Mancano ancora 320m e, continuando per il sentiero che si fa più erto, si raggiunge Bancol dove si incrocia il sentiero Bregamin. Qui un cartello dice che siamo a 1507m, ma si sbaglia di almeno 80m. Quel che è certo è che mancano gli ultimi 120m circa di sentiero ripido (ma mai esposto o pericoloso) e si arriva all'alpe Scoggione. Da qui al Baitel e al passo Colombano (ma se si vuole fin sopra al Legnone) è tutto ben segnato e univoco.
E' possibile consultare qui la mappa dei sentieri che il CAI-Colico mette a disposizione.