giovedì 12 febbraio 2015

Hollyford Track

Le nuvole coprono ancora le cime delle montagne e la pioggia dei giorni trascorsi si raccoglie nei torrenti e nei fiumi. All'alba lasciamo l'ostello di Te Anau e prendiamo la macchina per raggiungere la partenza del Hollyford Track, la meta mia e di Sergio per i prossimi quattro giorni. Le previsioni meteo ci danno questa finestra di bel tempo e difficilmente avremo altre occasioni simili nel nostro giro in Nuova Zelanda.

Percorriamo veloci la strada che porta al Milford Sound per deviare prima della Homer Saddle lungo uno sterrato di alcuni chilometri che porta alla partenza del sentiero. Attorno a noi una lunga valle completamente verde scende verso il mare. Il percorso che abbiamo in mente è di settanta chilometri senza dislivelli apprezzabili, ma non possiamo arrivare al mare, non abbiamo abbastanza giorni, e non vogliamo prendere le jet boat per accorciare il tragitto.

La prima tappa (20 chilometri) porta alla Alabaster Hut alla confluenza dei fiumi Hollyford e Pyke. Appena partiti l'impatto con la foresta nativa è impressionante. Il sentiero scorre tra muri di vegetazione.












Il faggio australe dal tronco possente, ma rami solo verso la cima, decine di metri più in alto, forma il tetto della foresta, mentre le felci arboree riempono tutti i possibili spazi fino ad una altezza di cinque metri e altre piante si arrampicano più in alto. Il muschio avvolge ogni corteccia ed ogni roccia.















Il sentiero è ben tracciato, anche troppo, a volte ricorda un vialetto con i fossati ai lati per far scorrere l'acqua, una attenzione importante da queste parti, dove, secondo le guide piovono sette metri di acqua all'anno. Mancano i punti di orientamento. Il tracciato è tortuoso e sono rari, ma degni di nota, i punti dove si riesce a vedere oltre gli alberi.







Superiamo le Hidden Falls, e la capanna omonima, lasciandoci lavare dagli spruzzi delle cascate e procediamo per la Little Homer Saddle, che viene superata con alcuni tornanti aiutati da passarelle di legno.















La strada ora scende diretta verso il fiume Hollyford superando le Homer Falls e l'attracco delle Jet Boat per raggiungere la Alabaster Hut. La capanna si trova sulla riva dell'omonimo lago in una posizione incantevole.












Qui incontriamo i primi due escursionisti della giornata. Due ragazzi cechi che hanno in programma di inanellare il giro completo del Hollyford Track con quello del Pyke Track per un totale di dieci giorni. Noi più modestamente andiamo a letto pensando al percorso del secondo giorno che ci porterà alla Demon Hut nel cuore della foresta.









La seconda tappa (13 chilometri) porta alla Demon Hut sul lago formato dal fiume Hollyford. Il tempo è stupendo, non ci sono nuvole. Il sentiero cambia rapidamente rispetto a quello del primo giorno, è ora una traccia che a zig-zag attraversa la foresta cercando di evitare le grandi pozze di fango ed i torrenti. Alberi abbattuti dalle tempeste dei giorni precedenti rendono difficoltoso il cammino ed obbligano a deviazioni. Finalmente un vero sentiero di montagna.















Procediamo più lentamente del primo giorno, rallentati anche dai ponti sui torrenti. Sergio non ha problemi ad usare i ponti a tre cavi, mentre io, più pragmaticamente, scelgo di guadare i ruscelli che le due giornata di tempo secco hanno ridotto di portata.














A metà giornata raggiungiamo l'estuario del fiume Hollyford. Lasciamo alla nostra sinistra la McKerrow Hut su un'isola dell'estuario e procediamo lungo la riva desta del lago sempre immersi nella foresta, ma ora gli scorci sulle montagne innevate sono sempre più frequenti.







Il sentiero peggiora, si innervosisce in vari saliscendi, si stringe nei punti erosi dalle acque, diventa molto scivoloso quando il muschio lo ricopre. Rallentiamo, ma procediamo senza fermarci. Questo tratto del sentiero è noto come Demon Trail e nell'ottocento veniva utilizzato per collegare gli insediamenti costieri, ormai abbandonati, con l'interno.

La foresta è avvolta dal rumore degli insetti, in particolare delle cicale, ma rimane deserta. Non ci sono animali, e solo pochi uccelli. Avvisteremo due tui al ritorno. Impariamo dai cartelli ai rifugi che il faggio australe ogni quattro anni produce una grande quantità di frutti, piccole bacche, che portano ad un rapido aumento della popolazione dei roditori con un conseguente declino della popolazione aviaria. Finalmente arriviamo alla Demon Hut. In tutta la giornata incontriamo solo due escursionisti che vengono dalla direzione opposta.













Qui alla capanna troviamo altre cinque persone, ma solo due rimarranno per la notte, due ragazzi neozelandesi dell'isola nord. Sembra che tutti quanti abbiano scelto di percorrere il sentiero nel verso opposto al nostro, utilizzando jet boat o voli privati (dal Milford Sound) per arrivare al mare.

Alla capanna incontriamo il più fastidioso degli animali della Nuova Zelanda. Sciami di piccoli moscerini neri che mordono lasciando bozzi pruriginosi che durano una decina di giorni. I locali le chiamano sand fly. Sono contento che non ci sia un termine per tradurle in italiano. Fortunatamente aver vissuto per anni a Pavia, in luoghi ricolmi di zanzare, aiuta a sopportare questi insetti.

La terza tappa (23 chilometri) ci riporta sui nostri passi fino alla Hidden Falls Hut, che sorprendentemente è piena di gente, escursionisti pronti ad iniziare la loro avventura. Qui facciamo anche la conoscenza di un ranger del parco. Il tempo è ancora soleggiato e caldo.







La quarta tappa (10 chilometri) termina il nostro viaggio. La notte una forte pioggia alza il livello dei torrenti, ma non abbiamo più da attraversare ponti a tre cavi o da fare guadi. La mattina è umida e calda ed è bagnata da una debole pioggia. In breve siamo alla macchina per riprendere il giro della Nuova Zelanda, ma la foresta rimane nei nostri ricordi.

Andrea.