domenica 30 maggio 2010

Traversata Val di Moleno – Val Lodrino (TI) CH

In queste valli di media quota, isolate e solitarie, si può camminare per ore, o giorni, senza incontrare anima viva. In primavera e in autunno si può godere della particolare bellezza dei colori; in estate si patisce un po' il caldo, ma la presenza del torrente, specie in val di Moleno, permette bagni rinfrescanti in alcune bellissime pozze. L'escursione descritta non è particolarmente impegnativa, anche se il sentiero di fondovalle della val Lodrino, pur ben tenuto, ha qualche tratto un po' esposto e la salita all'alpe Vercasca si svolge su una traccia ripida e non sempre evidente.
Primo giorno. Siamo partiti poco dopo le 19 da Moleno. La prima parte della salita, fino al bivio di monte Gaggio, è piuttosto ripida. Poi il percorso spiana e si segue il fondovalle, con qualche saliscendi, fino al ponte presso l'alpe Ripiano, situato in bellissima posizione esattamente nel punto in cui la valle diventa pianeggiante. Passati sull'altro lato, si sale nella faggeta fino all'alpe di Lai, dove si trova un accogliente bivacco (camino, gas, coperte). Noi siamo arrivati all'imbrunire, nell'aria umida della sera. Poco dopo si sarebbe scatenato un temporale.
Secondo giorno. Da Lai si torna indietro fino quasi al bivio dell'alpe Gaggio. Poco prima si incontra (vedi CNS) la deviazione per Bolgri. Da lì, si raggiunge in piano Paron, dove si riincontra il sentiero principale proveniente da Gaggio. Si sale quindi ripidamente a Fronn, situato su un poggio in eccezionale posizione panoramica. Da qui si scende brevemente a una selletta da cui si risale seguendo le indicazioni per Visghed, dove si arriva con qualche tratto ripido. Dall'alpe di Visghed a Pianascio il sentiero, non più segnalato ma sempre evidente, si snoda poco sotto la cresta, con qualche saliscendi. Dall'aerea alpe di Pianascio la discesa in val Lodrino porta in un ambiente sempre più ombroso, fino all'umido catino del  fondovalle. Qui occorre guadare il torrente (il ponte presso Drosina di sotto è crollato alcuni anni fa), operazione che potrebbe creare qualche problema in caso di piena. Noi siamo passati in periodo di disgelo primaverile, ma con tempo sostanzialmente asciutto, e il guado era comunque abbastanza agevole. In caso di forti piogge, la situazione potrebbe però essere diversa. Passati sull'altro lato, si oltrepassa Drosina di sotto e si scende fino all'altezza del ponte 293471lq.1142. Qui si gira a sinistra (ometti) e si prende la traccia, non sempre marcata (qualche albero caduto) che sale ripidamente nella Valegia Scura. Qualche attenzione va prestata nell'attraversamento di un canale dove il sentiero è crollato (conviene passare il canale qualche metro sotto rispetto al punto dove passava il sentiero e poi risalire sull'altro lato dove la traccia torna evidente). Oltrepassata, a  q.1500 circa, la deviazione orizzontale per l'alpe Matro, il sentiero diventa più dolce e l'ambiente più aperto, fino ad arrivare alla bellissima alpe Vercasca, dove si trova un ottimo bivacco del patriziato di Lodrino (lasciare pulito e rispettare questo bellissimo posto!), dove ci si può finalmente riposare. La tappa è infatti piuttosto faticosa (o almeno lo è stato per noi!).
Terzo giorno. Soltanto discesa, finalmente. Tornati al ponte q.1142,293472l si scende lungamente per il fondovalle della valle di Lodrino, molto più chiusa e incassata della val di Moleno, ma (forse proprio per questo) ugualmente suggestiva. Degno di nota è il passaggio dello Sprugh di Spruera, dove il sentiero è in parte scavato nella roccia. Arrivati a Ponn, si scende poi velocemente a Prosito, da dove con 2 km di strada asfaltata (o col postale) si può tornare a Moleno a riprendere l'auto. Anche in tutta questa tappa i sentieri non sono segnati; pertanto occorre prestare attenzione ad alcuni bivi, peraltro indicati correttamente sulla CNS.
Nando

domenica 16 maggio 2010

Intermezzo – Escursione all’alpe Scoggione (LC) I

Tra i posti che si possono raggiungere comodamente in treno da Pavia (ovvero da Milano) uno in particolare ci e' caro da diversi anni, prima che fossimo SEI,  ed e' l'alpe Scoggione. Ci torno volentieri in questa domenica, finalmente senza pioggia, dove mi trovo senza sodali di scarpone al seguito, ma non da solo: mi porto dietro la cagnolina Nike alla sua prima salita di un certo impegno. Scendiamo dal treno alle 9.54 e so che ci aspetta il lungo avvicinamento al sentiero passando per i sobborghi superiori di Colico. Lasciamo la gran parte delle case in 40 minuti, e arriviamo al ponte di cemento sotto cui scorre il torrente (ben pieno). Ne approfitto per togliere le scarpe da ginnastica, mettere gli scarponi e sguinzagliare Nike che inizia a scorrazzare contenta. Le case (e l'asfalto) non sono finite, ma diventano piu' rade, in versione vacanziera, e gia' immerse nel verde. Ci lasciamo alle spalle l'imbocco del Bregamin, che arriva direttissimo allo Scoggione, e prendiamo il piu' comodo '1B' gia' sperimentato piu' volte. Il vero  inizio del sentiero io lo colloco poco piu' su, quasi a meta' dislivello DSCN4619totale, dove si arriva su una roccia che fa da balcone sulla fine del lago di Como e la diramazione val Chiavenna - Valtellina. Il bel panorama e' assolato con molte increspature nel lago a causa del vento, ma nel fitto del bosco questo non si sente per niente. E' trascorsa 1h e 23m, proseguiamo e passiamo per l'alpe Prato e il pian di Formica (2h). In entrambe c'e' acqua. Non incontriamo nessuno: tanta pace e il bosco verde smeraldo. Ha ora inizio la ripida salita per tornanti sul costone della montagna che affrontiamo decisi fino a quando vediamo sopra di noi la luce che segnala l'arrivo. Siamo subito al cospetto del monte Legnone,  innevato da 1600m, e in pieno Sole. Guadagnamo gli ultimi metri e la visione d'insieme dello splendido posto nel quale sorge l'alpe Scoggione, tutto larici e ora una miriade di bucaneve (CAI-Colico, grazie!). Sono le 12.41, siamo arrivati e ci prepariamo per le prossime due ore di meritato svacco. Qui l'inverno e' passato da poco, i larici sono DSCN4577senza aghi nuovi, la fontana e' asciutta e, da fuori, il rifugio e la dispensa sembrano ok. Nike non sta ferma un minuto! A parte quando facciamo pranzo, chiaro. Corre felice anche tra la neve che inizia appena sopra, sul sentiero degli alpini, e non vede la marmotta che a 10m da noi fischia prima di fuggire per sempre. Incontriamo un giovane che scende. Ha passato la notte nel rifugio soprastante, quello ad uso dei cacciatori che e' sempre aperto per tutti. Mi dimentico di chiedergli il tipo di 'accomodation' che offre, pazienza. La prossima volta verifichero' di persona. Torniamo in tempo per prendere il treno delle 17.16 a Colico. Durante il ritorno, sotto il mio sedile, Nike se la dorme della grossa.
Marco

domenica 9 maggio 2010

A zonzo per la val d'Albionasca (GR) CH

Lo scorso giro (Capanna Cadagno, 17-18 aprile) ci eravamo dati queste due possibilita': se ci sono le condizioni ce ne andiamo in cima sull'Adula, altrimenti andiamo in un "buco". Le condizioni meteo che ben abbiamo visto ci hanno spinto verso la seconda opzione.
Il "buco" e' stato scelto nella patria dei buchi: le laterali della val Mesolcina, dove di buchi ce n'e' da vendere. La scelta e' caduta sulla val d'Albionasca: buchetto facile facile, diciamo non troppo apprezzato dagli escursionisti (ci sono buone possibilita` che fossimo i primi frequentatori della zona nel 2010).
Le cascine sono al punto piu` basso degli standard svizzeri, piu` che altro perche` sono vecchie e usura, umidita` e sorci hanno fatto il loro lavoro. Quella dove abbiamo dormito, Albion Bass, era la migliore, con attrezzatura discreta. Diciamo comunque che abbiamo dovuto dare una pulita. 090510albion-13
Salendo a Albion Bass passiamo per Pila ("lo zio dei buchi", dice Nando), e constatiamo che puo' essere un buon posto per l'idea del giorno seguente.
Prima della capanna pestiamo neve marcia, e sopra di essa non e' molto consigliabile andare perche' si sprofonda fino all'inguine. Ci diamo alle incombenze dell'arrivo (asciugatura, pulizia, legna, pranzo) e siamo comodamente seduti in veranda quando si scatena la grandine: una bella fortuna che non abbia anticipato di un paio d'ore!
Il pomeriggio scorre morbido, giocando a carte e leggendo, prima di prepararsi nuovamente alla cena: anche se le possibilita' non sono molte ci diamo dentro: tagliatelle burro e formaggio; lenticchie col lardo contadino di Giacomo (santo subito). Per fortuna c'e' il camino che scalda molto e asciuga gran parte dell'umidita' presente (almeno quella attorno a esso). La sera non accenna molto al miglioramento atteso, pazienza. Il giorno dopo e' tutto piuttosto grigio, ma il sole pallidamente filtra. Scendiamo a Pila e saliamo a Albionasca: qui la valle si apre e da' sul passaggio verso il passo di S. Jorio. Siamo fuori dal buco, ma prontamente ci torniamo. Riscendiamo alla Pila e il sole080510albion-06 esce: scatta il programma grigliata (abbiamo salamelle) con fuoco all'aperto. Prepariamo acconcio focolare e... l'unico accendino del gruppo, il mio, e` rimasto a Albion Bass. Cupa disperazione, ma scatta il piano di emergenza: mentre i veci apparecchiano, i bocia (si fa per dire) risalgono ad Albionasca a prendere dei fiammiferi. Riusciamo a cuocere la salamella e ricordiamo con piacere il giro dell'anno scorso (periodo analogo, buco diverso) dove grigliammo allegramente un sacco di carne.
Ci rimettiamo in marcia e scendiamo sotto una pioggerella che, fortunatamente, non ha anticipato di quella mezz'ora che ci avrebbe rovinato il pranzo.
Marco e Nando