domenica 25 maggio 2014

Capanna e cima Nimi

Una nuova puntata delle avventure del SEI parte con un afoso sabato mattino, destinazione Vallemaggia. Precisamente la capanna Nimi e... contorni.
Con la primavera avanzata ma ancora con una grande presenza di neve ad altitudini non esattamente elevate, il sodalizio raggiunge facilmente dal campo base il bel villaggio di Gordevio. Qui chiediamo ad un presunto locale l'imbocco del sentiero; il signore -probabilmente non capendo bene la nostra meta, oppure in stato di coscienza alterato- ci indirizza senz'indugio nel parcheggio in località Villa. Questo fraitendimento condurrà il SEI a compiere un lungo ma bellissimo giro ad anello tra le cime, pernottando, come previsto, nella capanna Nimi.
Da Villa (352 m) raggiungiamo Roncascio e quindi Dömna, per affacciarci nella valle di Chiegg, valle devastata nel 2002 da un grande incendio di origine umana. A distanza di tanti anni anni possiamo vedere ancora le conseguenze del fuoco su quello che era un bosco: carcasse di antichi castagni, presenza di felci infestanti, bassi cespugli, in particolare ginestre, le quali ancora sono tra le ragioni dell'impedimento della crescita arborea.
L'ascesa avviene rapida sorpassando gruppi di capre accompagnate da pastori. Il cielo rimane prevalentemente coperto con  l'incursione saltuaria di basse nuvole che s'involano in su.
A Mergozzo seguiamo il ripido sentiero tra i pascoli e scheletri di alberi in direzione dell'alpe Pizzit (1713 m) con una splendida vista che si apre a tratti sul lago Maggiore. Poco più avanti di Pizzit troviamo un cartello indicante la capanna Nimi. Insieme alla segnaletica inizia la prima neve relegata solo in alcuni tratti: in un paio di porzioni di sentiero che ci portano sotto l'alpe Valaa causa la forte pendenza una settimana prima sarebbe stato problematico attraversare senza ramponi.
Dopo la sovrastante alpe Valaa il SEI riconosce il sentiero che porta direttamente alla capanna Nimi: si snoda parallelamente al nostro, maIMG_0984 decisamente più in basso. Il cammino prosegue sul panoramico Costone della Valaa e termina all'alpe Nimi dopo quattro ore di cammino. Prima della capanna si attraversano senza particolari difficoltà un paio di canaloni stracolmi di neve.
L'alpe di Nimi è affascinante: un peduncolo di pascolo contornato strettamente da pendii sui quali crescono larici e cespugli di rododendri. Placche di roccia liscia si innalzano verso la cima di Nimi guardando il lago Maggiore e i 4000 a ovest.
Oltre da qualche roditore rumoroso, la capanna Nimi è custodita da un gruppo di socievoli capre. Il rifugio sito a 1718 m è sempre aperto e consta di stufa a legna, legna, gas, IMG_1065dormitorio con una quindicina di posti letto forniti di materassi e coperte. Nei periodi estivi è gestito da un capanat che governa anche le capre. Un luogo non troppo frequentato ed essenziale che da subito ha conquistato i soci SEI.
Dopo un breve riposo, l'impastatura della classica focaccia SEI, il sodalizio inforca gli scarponi in direzione della cima Nimi. La giornata nel frattempo è nettamente migliorata. Il sentiero alpinistico si inerpica tra rari larici, rododendri, ginepri e accumuli neve sempre più importanti. Senza molta difficoltà raggiungiamo il crinale che porta alla cima,IMG_1034 salendo ad un certo punto quasi verticalmente sull'erba gialla per eludere i tratti innevati. 
Ritrovato sulla cresta il sentiero bianco-blu-bianco che porta al Madóm da Sgióf (2265 m) arriviamo al cospetto della cima di Nimi (2191 m). Da qui il IMG_1042panorama è di prima categoria con una vista quasi completa sul lago, le montagne confinali e, a est, le valli impervie a buco della Verzasca.
Al ritorno in capanna siamo soli: le capre sono sparite. E' anche l'ora di preparare un pasto degno del SEI. Sulla piastra della stufa a legna passano rispettivamente una focaccia con cipolle (e chili indonesiano per chi lo gradisce) e risotto con asparagi.
Mangiamo fuori sul tavolo di pietra, ancora accarezzati dal sole e con vista mozzafiato. In mancanza del classico mate ci consoliamo, per così dire, con una serie di brindisi di ottima qualità.IMG_1073
Il mattino dopo, con il Rosa di fronte, mettiamo a posto la capanna e scendiamo curiosi di conoscere il sentiero basso che porta a valle. Dopo aver attraversato un canalone con una quantità immensa di neve, entriamo in un bosco di faggi lungo un sentiero da poco sgombrato dagli alberi caduti; a 1457 m troviamo il bivio che porta a Pizzit o giù a Brunescio. Da Brunescio si arriva al sottostante alpeggio di Malai per giungere infine alla località Brié (343 m), passando per Archeggio e una quantità sostanziosa di simpatici gradini di pietra.
Il sentiero per la capanna Nimi quindi parte dalla chiesa di Brié/Gordevio, ad un centinaio di metri da dove abbiamo lasciato l'auto. Poco male, anzi bene, anzi molto bene aver compiuto questo inedito e consigliato anello escursionistico tra picchi di roccia, erba e neve. E capre gentili.
Esteban

domenica 4 maggio 2014

capanna Sponda e sotto Pizzo Forno

Cala (1467m)
Un bellissimo fine settimana di sole (e un po' di vento) e si sceglie di tornare in capanna Sponda, dopo la débâcle di febbraio. Dopo un'altra chiaccherata con il capannaro, sempre molto gentile, decidiamo infatti che questa sarà la nostra meta.
giganteschi abeti sul traverso
Lasciata l'auto a Valle (940m), nel parcheggio appena dopo il cartello di inizio del sentiero e poco prima della cascata del Ticinetto, la prima e ripida parte di esso, a differenza della scorsa volta, è naturalmente senza più neve e si sale senza problemi. Questa volta non si sbaglia e, Nicco e io, si prende il bivio per il borgo di Cala a quota 1247m dove c'è il grosso cartello che indica Golzengo sotto le prime (e un po' sfasciate) baite del complesso. Salendo ancora, poco dopo le 12.00 di una bella giornata, arriviamo a Cala (1467m) e ci godiamo i suoi famosi affreschi cinquecenteschi dentro la chiesa. Cala è proprio un bel paese, in una posizione magnifica anche per l'inverno.
capanna Sponda (1997m)
Proseguiamo lungo il paese per il sentiero segnato. Non si deve prendere quota, e occorre entrare nel bosco appena al di là dell'ultima casa seguendo il cartello. Escursionista medio: attenzione! Anche se si vedono chiaramente i segni un po' sbiaditi che salgono a destra del cartello non bisogna salire da qui, soprattutto con la neve o il ghiaccio (a meno che non si sappia bene cosa si fa), perché il vecchio sentiero alto è senza manutenzione da tempo. Occorre seguire il sentiero in piano che invita a entrare nel bosco. Da dentro il bosco compaiono i primi nevai che per fortuna sono ancora portanti. 
domenica mattina, da sx: Poncione Croara, Cima Bianca, Passo di Piatto, Pizzo dei Laghetti, Pizzo Campale
Ci aspetta ora un traverso che, sulla carta, occupa poche decine di minuti e invece, complice un inverno dalla tantissima neve e delle tempeste di vento, il monito del capannaro ("c'è qualche albero caduto lungo il traverso") si rivela ottimistico: c'è un numero veramente notevole di grossi (o mastodontici) abetii caduti lungo il sentiero che obbliga a fare molta attenzione e a prendersi il tempo necessario per superarli.
da dx: Pizzo Penca, Pizzo Soveltra, Pizzo di Piodisc, Pizzo Barone e Pizzo Piancoi
Finalmente raggiungiamo il bivio a destra per l'alpe Sponda con il sentiero, nuovamente ripido, che risale il bosco per portarci diretto in capanna. Ma anche qui sopra, però, è notevole lo sfascio che l'inverno (e quelli precedenti) hanno provocato: il giro si allunga e notiamo che il sentiero ufficiale è stato più volte risegnato. Da ora seguiamo sempre il singolo segno rosso orizzontale che ci pare sia quello che consente di aggirare più facilmente i luoghi dove gli alberi sono in passato franati e in molti casi tagliati e messi in sicurezza.
quota 2714m, dove arriveremo
Il bosco prosegue più in alto rispetto a quanto indicato dalla CNS; usciamo da esso 15m sopra l'alpe Sponda (1928m). Finalmente lo scenario si apre! Meraviglioso luogo quello dove sorge la capanna Sponda (1997m)... Ora è stata impreziosita da una pregevole veranda in legno la quale, come mi premuro di comunicare al capannaro, è sopravvissuta al suo primo e non facile inverno (strano che nessuno glielo avesse ancora detto....Niccolò e io siamo il 10 gruppo di persone salito dall'inizio del 2014: complimenti agli altri saliti con tanta neve!).
Così, dopo 4h e 30min dall'auto siamo i soli in capanna, sempre molto accogliente e migliorata rispetto a quando siamo stati qui la prima volta nel 2010: ora c'è anche una turbina che garantisce nel bagno acqua corrente sempre (incredibile...).
rapida vista a 2714m, tanto vento...
Il pomeriggio scorre morbido, contemplando il panorama fuori e la chiusura della val Chironico sui tre lati. Impressionante a sud, dopo il Ticinetto, la ripida salita al Laghetto (1763m) e poi al Passo di Piatto (2111m) dietro il quale sta la capanna Cognora (ben nota al S.E.I.).
l'ambiente della Sponda
La cena è da califfi con pasta alla carbonara e salsicce.
La notte stellata porta ristoro e al mattino il tempo è ancora meglio del giorno prima. Ci avviamo abbastanza di buon'ora verso Pizzo Forno, ma fuori sentiero e dalla parte opposta rispetto al Passo del Ghiacciaione, tanto la neve tiene piuttosto bene. Riusciamo, nonostante le ciaspole e le pendenze, ad arrivare sul piattone alla destra della cima a quota 2714m. Qui, in questa foto di repertorio fatta dal Passo di Piatto, si vede la parte destra della cima di Pizzo Forno dove siamo arrivati.
sarà dura rimuovere tutto...
Interessante notare come siano davvero inutili le ciaspole in certe situazioni di pendenza elevata...peccato non avere dietro con noi i ramponi, i veri attrezzi indispensabili in questa stagione, ma (me lo dico sempre) sarà per una prossima volta...
Ci cuciniamo il resto delle salsicce, il tempo di rassettare tutto e di rammaricarci per l'assenza di strofinacci con cui asciugare piatti e pentole, e ripercorriamo la strada a ritroso documentando con molte foto lo stato del sentiero: pensiamo che ci vorrà davvero molto impegno ai volontari per ripristinare le sue condizioni di agibilità.
Alla prossima!
CP