domenica 27 novembre 2011

alpe di Luarn (Roveredo, GR)

https://s.geo.admin.ch/6ac45b9b16Dopo soli 7 giorni dall'alpe di Prou usciamo ancora! Quel che ci vuole per non poltrire troppo in questo tardo autunno. Si torna a sperimentare il secco straordinario di questa stagione andando all'alpe di Luarn (Roveredo, GR), "il Pozzolo svizzero" (Nando). Siamo in quattro, due soci SEI e due tra i nostri più fedeli simpatizzanti: il numero perfetto per la scopa.
stradina per Pianasc
Si lascia l'auto a Roveredo, lungo la strada vicino alla casa di cura per anziani appena prima della discesa per arrivare alla bella chiesetta di Sant'Anna e al ponte sul torrente della val Traversagna. Dopo il ponte si continua su una stradina asfaltata che sale piuttosto ripida a Pianasc e alla sue baite. Tutti i dintorni, a dire il vero, sono costellati di belle baite recuperate. Il percorso che scegliamo è quello più diretto che, appena prima di Pianasc, lascia la stradina piegando sulla sinistra (ci sono i cartelli). I successivi 1100m di salita, proprio in analogia con l'alpe Pozzolo (VB), sono di quelli che "non mollano mai". Da un rigagnolo che incrociamo scende abbastanza copiosa dell'acqua. "Bene", penso. Ingannandomi. Si passa  per la Torre di Bogian (700m) e il panorama si allarga. Ci godiamo per pochi minuti la vista con la piana di Roveredo, già ghiacciata e in ombra fino alla prossima primavera, la Mesolcina e l'inizio della val Calanca in pieno sole. 
una delle molte baite
Il sentiero passa per parecchie radure e incrocia numerose baite. I classici segnavia bianchi e rossi sono ben visibili, il percorso è abbastanza chiaro. Solo attorno ai 1100m abbiamo cercato l'ingresso giusto per il bosco (piegando abbastanza sulla destra), e prima dell'ultima radura, sotto i 1300, occorre tenere la sinistra, girare attorno alla baita e seguire i pezzi di plastica gialli appesi agli alberi che da qui sostituiscono i segnavia.
Arriviamo sulla cresta dei 1500m un po' sparsi e sempre circondati da abeti e larici, i nostri immobili testimoni. Arriviamo senza incontrare nessuno. L'alpe di Luarn è un bel posto, ultima radura prima del traverso per ridiscendere a Mont di Lanes, e chiudere il giro con un cerchio più ampio, oppure prima di salire al Sasso della Guardia. La capanna non è grande, abbastanza ben tenuta e la troviamo in ordine: sotto c'e' una piccola stanza con tavolo, lavello, stufa, camino e credenza con una discreta fornitura per la cucina (no gas), sopra un pianale in legno con molti materassi e coperte ma anche sacchi a pelo-cappotto dei militari elvetici. In giro ci sono un po' di cacche di ghiro (o di topo) ma è cosa normale, la parentela con il Pozzolo più forte. 
alpe di Luarn
Vicino alla baita ci sono altre due costruzioni: "el casinat" di fresco riordino e un'altra struttura che contiene materiale.
Inzia il problema acqua: Nando fuori non ne ha trovata, siamo a secco. Sulla CNS c'è l'indicazione di due torrenti che il sentiero di mezza costa taglia, andiamo li' ma nulla...tutto secco. Stefano intanto apre la cisterna esterna. Vuota. Non c'e' altro da fare che sciogliere e filtrare il ghiaccio contenuto nella (abbastanza grande) fontana esterna che si trova all'inzio del traverso. Meno male che quest'acqua c'e'! Sarebbe stata molto dura senza...
Nel tardo pomeriggio ci godiamo il tramonto rosso su Pizzo Paglia e le catene che fanno da contorno alla val Cama e all'italiana valle del Dosso. Cena califfa, a base dell'ormai classico piatto da assenza di Esteban: riso e legume. Bella partitina a scopa serale, e poi tutti dritti verso il riposo dei giusti. 
tramonto su P.zzo Paglia (2593m)
Putroppo questo viene anzitempo interrotto da un ghiro troppo attivo...saran state le sette del mattino. Non so poi perché, ma Nando segue il ghiro nel far casino e addirittura si mette a spaccare la legna dentro la capanna per alimentare la stufa. La giornata è splendida, salgo per il sentiero, e poi un po' a caso, su per le cimette attorno ai 2000m, non raggiungo Sasso della Guardia, ma sono abbastanza in alto per  vedere l'altra cima, Piz del Papagal (2352m). Arrivo sulla cresta giusto in tempo per vedere un numeroso branco di camosci che svalica traversando un ripido prato davanti a me. Mi godo il sole e la vista sul Rosa. 
Piz. del Papagal (2352m)
Sono di ritorno, ritrovo gli altri, e si apparecchia per il pranzo spostando il tavolo fuori alla baita per goderci il sole quando arrivano due signori non più giovanissimi del CAI Como. Si stupiscono di trovare ben quattro italiani proprio qui. Facciamo loro i complimenti per la gita in giornata, su e giu' di 1300m: non male! Discorriamo amabilmente della capanna Como (rinnoviamo loro il nostro giudizio SEI non positivo) e di altri rifugi di loro gestione/proprietà.
Prima di chiudere tutto e rimettere a posto, la firma SEI sul registro, un saluto al Presidente, e un grazie a chi cura la capanna.
Alla prossima!
CP

sabato 19 novembre 2011

alpe di Prou - val Malvaglia (TI)

Torniamo volentieri all'alpe Prou dove già fui nell'aprile 2009 con Esteban, ribattezzato così dalle persone con cui lavora ora, in giro tra la Bolivia e la Terra del Fuoco. 
Sono in compagnia di un altro socio SEI, Andrea. Al momento della scelta del luogo, mancando Nando e la sua propensione per il "buco" ed essendo il criterio guida quello di trovare un posto al sole, la scelta cade sull'alpe Prou: è IL posto al sole.
alpe di Prou (2015m)
Situata appena sopra i 2000m all'inizio della val Malvaglia, questo bel rifugio da 300-350 presenze l'anno rappresenta un ottimo posto tappa per un'esplorazione della val Malvaglia da fare in più giorni: in fondo alla valle c'è la capanna Quarnei dalla quale si accede alle due capanne Adula CAS e Adula UTOE.
Finalmente ci si sgranchisce un po': faremo oltre 1400m di dislivello. Arrivare alla partenza del sentiero a quota 600m non è complicato. Una volta a Malvaglia occorre seguire le indicazioni che portano sulla cantonale per le valli Malvaglia e Pontirone. Molto prima del bivio per la val Pontirone si trova il tornante da cui parte il sentiero che conduce al ponte Lau. E' il tornante appena sopra il cartello con la deviazione a sinistra per la frazione Tagnugna. Lasciamo l'auto in un parcheggino appena sopra il tornante ai lati della strada e in pochi minuti siamo al ponte Lau, un bel ponte romanico in pietra gettato sopra una gola piuttosto profonda.
bosco, verso Dagro
Da dopo il ponte Lau inizia la salita che termina alla Prou senza concedere tregua. 
Il primo pezzo, per oltre 700m di dislivello, è tutto nel bosco con i castagni che molto lentamente cedono il passo a faggi e betulle: si vede che questo lato della valle e' piuttosto caldo. Il sentiero è ben tracciato con molti segnavia e, lungo i rapidi tornanti, nonostante il tappeto di foglie, è impossibile perdersi. Dopo Pontei di Fuori e una cappelletta restaurata, siamo a metà strada quando arriviamo nel bel paesino di Dagro. Qui il bosco cede il passo al pascolo e si incrocia la carrozzabile. Infatti è possibile arrivare fin qui in altri due modi: in funivia da Malvaglia o dopo 19 Km(!) di giro della val Malvaglia passando per Madra, dopo il bacino artificiale.
I cartelli da seguire, fin da basso, sono sempre quelli per la capanna Quanei. Passiamo per le numerose frazioncine di Dagro fino a che, solo da sopra Gordone, c'è il primo cartello che indica alpe Prou a un bivio da dove è possibile raggiungere la Capanna Quarnei (in 2h e 45m), passando da Prato di Cüm. 
Dagro (1367m) e val di Blenio
Proseguiamo fino a Cascina di Dagro e qui, appena fuori dal bosco, occorre seguire a destra il sentiero ben segnato che entra nel bosco. Su un abete c'e' un piccolo cartello di legno che indica l'alpe di Ciòu. Appena più sopra ci sono due cartelli ravvicinati con indicata l'alpe di Prou. Mancano ormai gli ultimi 400m che percorriamo tutti nel fitto bosco di abeti e larici. Si sale piuttosto rapidamente. Ormai stanco, giungo alla capanna Prou e sono molto sollevato: c'e' l'acqua esternamente! Meno male, altrimenti la prima acqua l'avremmo trovata giù, 400m sotto, a Cascina di Dagro...
Leggendo il libro del rifugio si capisce che chiudono l'acqua sempre verso la metà di ottobre. Troviamo la capanna in perfetto ordine. Pranziamo sul tavolo fuori e arrivano cinque abitanti di Lugano con le loro doppiette e due bei segugi italiani: domani andranno in cerca di lepri alpine. Ci chiediamo se ora la cosa sia legale...e dai discorsi a cena capiamo che non lo è tanto.
La capanna Prou ha due stanze, una con stufa, cucina a gas, acqua corrente (da maggio a ottobre), dispensa, e sopra il pianale di legno ci sono 8 posti letto con cuscini e coperte. 
ultimi 400m di bosco
L'altra stanza è senza stufa con accesso diretto dall'esterno e ha altri 10 posti letto, oltre le numerose scorte di vino e birra. Pensavamo che alla Prou non avremmo trovato nessuno, forse perché la prima volta che siamo stati qui Stefano-Esteban e io non abbiamo incontrato davvero nessuno, e invece ceniamo in 11: oltre i 5 cacciatori ci sono quattro zurighesi (tosti) che scendono dalla Piancabella e si fermano qui. Spiace dirlo, ma ancora una volta siamo superati in califfato: i cacciatori sanno che alla Prou c'è il set da fonduta, e si sono attrezzati di conseguenza. 
Si riproduce qui la distinzione cantonale che già sperimentammo alla capanna Sponda: i ticinesi casinisti, gli zurighesi compiti e per nulla interessati al cibo. Consumano brodini vari e pane secco (solo per necessita').
Passiamo una notte drammatica, i cacciatori parlano fino a tardi e Andrea non ha i tappi per le orecchie. In alto sul pianale fa un caldo bestia (tiene bene il calore la capanna!) e ogni tanto Andrea mi sveglia battendo la mano sul legno per far smettere di russare o me o lo zurighese... E vabbe', pace.
alpe di Ciòu (2003m)
Il giorno dopo il tempo è ancora splendido. Prima che si svegli Andrea salgo per meno di 100m fino a un gigantesco ometto di pietra sul sentiero per la Piancabella. I cacciatori sono in giro e gli zurighesi (tosti) se ne vanno alla Quarnei. 
Andrea e io andiamo in giro brevemente appena dopo l'alpe di Ciòu (2003m) fino all'inizio della discesa per raggiungere Prato di Cüm (1894m). Tornando indietro sentiamo abbaiare i segugi pochi metri sotto di noi, mi sa che erano in odore di lepre. La nostra presenza (per fortuna) dissuade i cacciatori dallo sparare. Ne incontriamo uno che un po' indispettito ci dice, "Ma non avete sentito i cani?". Cacciatori del lella, pensiamo. A caccia vicino al sentiero alle 10.30 del mattino....mah. Brutte cose. 
Prima di iniziare la discesa verso l'auto rimettiamo tutto a posto, vuotiamo la cenere della stufa, chiudiamo il gas, passiamo la scopa ovunque, ma soprattutto lasciamo la tanica da 20l colma d'acqua per i prossimi frequentatori: può essere utile dato il secco che c'è. Firmiamo il registro e ringraziamo (oltre al Presidente SEI) gli ottimi soci dell'associazione Amici della Val Malvaglia che han realizzato e gestiscono questa splendida capanna. Torneremo qui da queste parti di sicuro, magari per andare alla Quarnei e poi chissà...
A presto!
CP

martedì 1 novembre 2011

Simpatizzanti in Garzonera (TI) - hosted report

Le uscite SEI latitano, e allora è un piacere ospitare questa escursione del simpatizzante SEI Stefano che, insieme a ben noti amici, è andato in Capanna Garzonera, un posto a noi caro.
Alla prossima!
CP
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La nostra gita inizia una nebbiosa domenica mattina, il tempo bigio invita a salire in montagna per andare a rivedere il sole. La luce la rivediamo appieno solo dopo Bellinzona, siamo tre uomini, due donne e il cagnolino Maia e raggiungiamo rapidamente Giof, punto di partenza del sentiero estivo per la capanna più frequentata del Ticino. L'assenza di altre auto al parcheggio ci fa ben sperare sull'affollamento della capanna. Saliamo di  buon passo nel bosco fino a Pian Taioi dove facciamo una breve sosta prima di affrontare la stradina innevata  che consuce al rifugio.
Lungo il sentiero
Conosciamo quì i primi ragazzi che passeranno la notte con noi: una coppia di svizzeri tedeschi. Salendo al rifugio incrociamo una coppia di italiani che ci avvisano che il rifugio è vuoto: ci viene il dubbio che questa capanna non sia poi così frequentata. La neve ci rallenta un pochino e raggiungiamo la capanna che si si presenta effettivamente vuota e in perfetto stato. Giusto il tempo di posare gli zaini e mangiare qualcosa sui tavoli di pietra all'esterno che comincia ad arrivare, alla spicciolata, un gruppo eterogeneo di italiani che si riveleranno veri califfi della cucina. Dopo gli italiani arriverano dei francesi ma ormai siamo in fase organizzazione della serata. Il nostro menù è elaborato con carbonara, straccetti di tacchino alla panna e funghi porcini e panna cotta ma la concorrenza è agguerrita. 
Panorama sulla Leventina
La capanna, dotata di un bancone cucina con due fuochi a gas e stufa è ottimamente attrezzata e la gara di cucina ha inizio. Daniele dimostra le sue capacità di califfo e utilizza al meglio gli ingredienti disponibili ma la concorrenza è tanta. Si assaggiano nell'ordine: castagne al forno, liquore bicerin, formaggi e affettati vari, polenta e salsiccia, vino rosso, pasta alla carbonara, spezzatino, tacchino coi funghi, panna cotta, grappa di chardonnay. Nel frattempo la capanna, già al completo vede l'arrivo di un gruppo di belgi che hanno cercato di attraversare per arrivare a Campo Tencia e sono stati respinti dalla montagna. I belgi rimangono ai margini sul discorso cena, si coricano presto e ripartono all'alba.
La notte è tormentata dal ronfare degli uomini avvinazzati e raffreddati, l'indomani mentre Silvia e Lorenza si godono il tepore del sole proviamo a salire al passo sassello seguendo la traccia lasciata battuta dai  belgi.
 
Ciao SEI!
Raggiungiamo il lago di prato completamente ghiacciato e con 30 cm di neve attorno dopodiché seguiamo la traccia sbagliata (quella dei belgi fatta il giorno prima?) e finiamo su una cresta a circa 2400m  circondati da un manto di oltre 50 cm. Al rientro per pranzo troviamo i califfi della cucina intenti a cucinare le costine di maiale(!). Già nel primo pomeriggio cominciano ad arrivare i nuovi ospiti e lasciamo la capanna  perfettamente ordinata e già calda per gli avventori in arrivo.
Stefano