sabato 17 novembre 2012

capanna Borgna e Madone (20m sotto...)

In auto decidiamo all'unanimità di evitare il setiero da Vogorno (1300m di dislivello) per il più corto sentiero che da Monti della Gana (1286m) salgono alla capanna Borgna (1912m), la partenza dell'Alta Via Verzaschese, per circa 750m di dislivello.
partenza da Monti di Gana, monte
Gridone/Limidario (2188m)
Il sito internet della SEV dice che le capanne sono chiuse, ma verifico la disponibiltà all'accoglienza dopo una gentile conversazione con il capannaro. Lasciamo la pianura padana avvolta nel grigiore ma solo dopo Lugano la lattigine della velatura cede il passo al cielo azzurro. Una volta lasciata l'auto, la prima cosa che richiama l'attenzione è il Gridone/Limidario a destra del quale la vista spazia dal Rosa al Dom. Iniziamo a salire in una bella giornata non fredda. Una coppia di locali mi dà l'informazione necessaria a lasciare un paio di chili nel baule dell'auto: le ciaspole, a meno di non voler passare al versante nord, non servono a nulla. Loro salgono dalla valle di Ruscada, "c'è una bell'alpe tra le rocce lassù", ci rivedremo nel pomeriggio. Mentre saliamo, sulla destra riconosciamo la conca dell'alpe Orino (1395m) dietro alla quale, al sole, sta l'alpe Mognone (1426m) a noi cara.
pizzo Vogorno (2442m) e Madone(2395m)
Arriviamo alla baita "Amici del Sassello" dopo la quale, attraverso un passaggio in un nel bosco di faggi e abeti, si supera il dosso che ci separa dalla vista della val della Porta. Il sentiero ora piega scendendo, anche rapidamente, all'ombra e con 30cm di neve ghiacciata. Scendendo la vista si allarga sulla valle della Porta, dove riconosciamo, completamente al sole, la traccia del sentiero che sale qui da Vogorno: sicuramente è il percorso da fare in pieno inverno. 
capanna Borgna (1912m)
Il lato sud del massiccio che comprende il Vogorno e il Madone è costallato da bei alpeggi. Sembre che dalla Corte di Fondo (1627m) alla capanna Borgna ci sia addirittura una vera e propria strada.
Arriviamo nel bel mezzo del pomeriggio, ci mettiamo fuori e approfittiamo subito subito delle forniture della capanna aprendoci due belle birre per accompagnare pane, speak e un po' di prosciutto di cinta senese, dono di Nando. La capanna Borgna è proprio bella: ha una sala principale non grande e scaldabilissima con una stufa eccezionale, tanta legna fuori da rompere con la scure, la cucina a gas (che non abbiamo provato), una buona attrezzatura da cucina, così come l'illuminazione artificiale. Al piano di sopra c'è un pianale con quattro materassi già pronti a terra e un'altra decina appoggiata lungo i muri. Tante le coperte sulle mensole.
Il registro contiene principalmente visitatori tedeschi, svizzeri tedeschi e ticinesi: pochissimi gli italiani, ed ecco perché non c'è neppure un po' di caffè per la moka (anche se ci sono 4 caffettiere). Prima di salire alla b.tta di Cazzane (2104m) arrivano i due locali che abbiamo lasciato al parcheggio: sono saliti dal passo di Ruscada, traversato fino alla Cazzane e scesi alla Borgna. Non ci fanno compagnia per il te', "non so se va bene con l'omeopatia" la motivazione.
cresta del Madone
Il pomeriggio è ancora abbastanza lungo da concederci un giretto, e in tre saliamo per raggiungere la Cazzane, percorso facile facile anche seguendo le orme dei due ticinesi che ci hanno preceduto. Non troviamo traccia qui dei "fiumi di acqua a ogni passo" che uno sfortunato hikr ha registrato il 16 di novembre, solo un giorno prima rispetto alla nostra salita. Meno male.
Vediamo bene l'inizio del canale per raggiungere la cresta del Madone, nostra tappa di domani (se il tempo tiene).
Dalla Cazzane il paesaggio è molto bello! Le cime assolate fan da contrasto con la val di Moleno, un buco immerso nella nera ombra. Prima di tornare giù, giochiamo un po' a fare i bombi mettendoci sotto un simpatico balconcino di roccia a goderci il sole, e scendiamo contenti.
Ci svacchiamo in capanna un po', ci diamo alla prima scopetta (Steacco perde) prima di dedicarci ai preparativi della cena a base di spezzatino e polenta. Dopo la cena da califfi, il post cena è allietato da un po' di grappetta e dalla seconda partita a scopa (nuovo socio, ma Steacco perde). Si va a dormire verso le 22.30 lasciando tutto già abbastanza a posto. La notte è fredda, ma le coperte, la tenuta della capanna fino a oltre metà notte, e la buona addizione alcoolica acquisita nel corso della giornata, ci consentono di arrivare facilmente al mattino dopo.
dal Madone: valle di Moleno (buco)
E' giorno sul Rosa! Le ore 8.30 fanno sfavillare i 4000 che si vedono dalla capanna. Colazione, un po' di rassetto, e io e Steacco ci diamo al Madone: proviamo a salire. Raggiungiamo la base del canale, la salita si fa ripida sul prato, e sul po' di neve ghiacciata intorno, ma guadagnamo la cresta facilmente. Wow! Ora la val Moleno si vede meglio! La sua maggior parte è in ombra anche alle 11.00am, chiaro, ma l'alpe di Moroscetto, quella di Leis, e di Pianascio si vedono molto bene. Il contorno di cime, pure. A est la vista arriva a riconoscere Grigne e Legnone, poi si vede alto il Disgrazia dietro ai monti della Mesolcina. Davanti a noi sta la Levantina che il Poncione di Piotta interrompe, mentre a ovest la vista della Verzasca è preclusa dal Madone. Vediamo bene anche il passo di Ruscada (sembra ripido dietro!) e le Cime dell'Uomo (2390m) e di Erbea (2338m).
Camminiamo chi con i ramponi, chi no (ma lo stesso si entra nella neve ghiacciata senza troppi problemi).
Avvicinandoci alla cima notiamo qualche difficoltà. La prima è che occorre passare un canale (non dà problemi), la seconda ci fa desistere. Il Madone è troppo "turrito" nei suoi 20 metri finali. Ci fermiamo su un sasso lì sotto e ci facciamo una bella sosta di tanta soddisfazione davanti a un silenzioso panorama nel sole.
di ritorno a casa
La discesa me la aspettavo più complicata, specie nel canale prima della cresta, ma scendiamo senza problemi.
Raccontiamo agli altri due la nostra impresa, e decidiamo che non scendiamo dal passo di Ruscada ma da dove siamo saliti: abbiamo così il tempo di un risotto al radicchio, di finire la quarta bozza del giro, e di darci alla terza scopetta. Steacco, ha giocato con ciascun'altro, perde ancora.
Rimettiamo tutto in ordine, completiamo il registro e ce ne andiamo con un ottimo ricordo di questo bel posto.
Alla prossima!
CP

sabato 3 novembre 2012

capanna Albagno (TI) e sotto il Gaggio

Bedretto(1283m) con
p.zzo di Claro(2727m) e p.zzo di Molinera(2288m)
Ci sgranchiamo un po' in questo ponte di maltempo scegliendo la sola finestra di tempo accettabile e rivedendo le scelte inziali circa la meta: del resto questa è la stagione in cui non si sa bene dove andare...
Siamo già passati dalla capanna Albagno, circa quattro anni fa, di ritorno dall'alpe Gariss. Questa volta saliamo per il percorso "classico" lasciando l'auto a Bedretto e attraversando due vallate (una è la valle di Stuello), una più "buco" dell'altra. Il tempo è molto bello, ammiriamo il pizzo di Claro e il pizzo di Molinera di fronte a noi in pieno sole e, in lontananza, riconosciamo le cime (e i buchi) della Mesolcina.
val di Stuello (buco)

Da dopo l'alpe Arami (1446m) inizia la ripida discesa verso il primo dei due ruscelli: ci sono addirittura delle corde ad aiutare il passaggio, si capisce perché in inverno sconsiglino la salita. Passato anche il secondo ruscello non c'è più alcun tratto esposto.
Il sole radente filtra tra i rami di abeti e larici, e saliamo fino all'alpe Cassengo (1624m) dalla quale la vista si allarga fino a farci scorgere l'Albagno(1867m): solitaria in mezzo a uno sfondo di nera roccia e bianca neve, ormai quasi in ombra con gli ultimi raggi di sole che declinano su di lei dietro il costone.
alpe Cassengo (1624m) e
sopra l'Albagno
Arriviamo, Nando mi precede di qualche minuto e quando sono anche io alla scala del rifugio lo vedo sorridere con aria divertita e sguardo acceso: "Lui è qui." Nooooooo! RP?!?!? Indovinato. RP è una firma costante e inconfondibile dei registri delle capanne del Ticino, anche delle più remote che abbiamo frequentato. Lo abbiamo conosciuto di persona al Bardughè in val Verzasca (gennaio 2010). Ne interrompiamo il pranzo, non la bevuta delle ultime due (di sei, in tre pasti) lattine di birra. Chiaccheriamo contenti di scambiare opinioni con uno che se ne intende davvero di monti. Sorseggiando (noi) del tè, passiamo in rassegna luoghi, capanne, stagioni, cime e capannari. Una specie alpina, questa, non troppo apprezzata dal nostro. Rimane con noi fino a quasi metà pomeriggio, poi scende. Lo salutiamo con la certezza di incontrarci ancora su qualche sentiero. Ci fa dono del brodo di pollo ("decidete se no lo butto") che accettiamo con piacere dato che ci faremo del buon risotto. Il pomeriggio è ormai corto, facciamo un giretto verso Mornera giusto quel che basta per vedere, baciata dal sole del tramonto, l'alpe Mognone.
alpe Mognone(1463m) e
alpe di Morisciolo(1718m).
Il luogo dove il SEI è nato!!! Non c'è che dire, sorge davvero in un'ottima posizione: sempre al sole anche d'inverno.
Si sta fino all'imbrunire a fare un po' di legnetti: c'è una capiente legnaia fuori e tanta legna dentro (dietro la porta del corridoio, nella cassa e sotto la stufa). Per la cena (comunque da califfi) non c'è molto da fare, e poiché non possiamo neppure giocare a carte, passiamo il tempo con Vivere la Montagna e i suoi concorsi, cercando di riconoscere le capanne guardandone l'interno o com'erano prima della ristrutturazione (Nando ci prende spesso). La mancanza dei pezzi da 90 SEI fa sì che a cena si consumi solo 3/4 di bottiglia di vino in due.
capanna Albagno
Si va a dormire con tutto rimesso a posto, la potente stufa scalda anche un pò la camerata (16 posti, un pianale da altri 6 posti e tante coperte).
La notte scorre morbida, ma purtroppo il sereno che speravamo non c'è stato e la neve non ha gelato.
verso il Gaggio, a 2100m.
Troppa nebbia...
Ci alziamo presto, la voglia di andare in giro è tanta, ma si scontra con la dura realtà della nebbia: fitta e a tratti fittissima. Ci incamminiamo verso la b.tta d'Albagno ma alla fine, complice un segno non visto all'unico bivio, percorriamo le orme di RP verso il Gaggio (2267m).
Ci fermiamo meno di 150 metri sotto la quota della vetta, prima del lungo traverso di cresta. Troppa la nebbia, torniamo indietro.
Finiamo di sistemare la bella capanna. Gli amici dell'UTOE ci sanno davvero fare! Li ringraziamo di cuore. Firmiamo il registro, siamo le presenze n. 162 e 163 dal 20 di settembre 2012 a oggi: la capanna Albagno gode di ottima salute davvero, e il SEI gliene augura ancora molta.
Alla prossima!
CP