sabato 17 dicembre 2011

Rifugio Al Legn e monte Gridone/Limidario (Brissago, TI)

Concludiamo l'anno 2011 di escursioni uscendo solo in due, Andrea e io. La scelta del posto è quasi obbligata dal maltempo che imperversa e che risparmia solo il sud del Ticino. Riserviamo on-line la capanna Al Legn (www.legn.ch) dove non sono mai stato.

rifugio Al Legn (1802m)
Questo è un ottimo rifugio per il quale passano svariate centinaia di persone all'anno. E' dotato di tutti i comfort ed è situato su una cresta con una spettacolare vista sul lago Maggiore. Si può salire lasciando l'auto in almeno due posti: Mergugno (sopra Brissago) o Cortaccio che è raggiungibile appena usciti da Brissago. Optiamo per questa seconda possibilità e lasciamo l'auto, a causa del ghiaccio, un po' sotto il parcheggio "ufficiale" con tanto di cartello: in seguito capiremo il perché di tanta munifica attenzione. Fin da Cortaccio (ma in realtà anche da Brissago) la cresta e il rifugio sono perfettamente visibili: la giornata è piuttosto serena. Ho le ciaspole legate allo zaino, inziamo a salire senza di esse. Si attraversa il bosco e, dopo Cortaccio, arriviamo alle baite di Pensevrone dove prendiamo il bivio di destra, quello con scritto "sentiero ripido" anche se il rifugio Al Legn è segnato a sinistra.
vista dalla baita di Margozzone

Dalla carta è chiaro che questo "ripido" è il sentiero di cresta. La via inizia da subito a tirare e arriviamo alla baita di Margozzone, dove nel giardinetto sta una rosa rossa ancora fiorita. Da ora siamo in cresta.
Questa sale ripida ma la neve tiene abbastanza bene. Ci rendiamo perfettamente conto che questo non sarà il sentiero che faremo domani per scendere: in discesa questo tratto, soprattutto con la neve, può essere piuttosto pericoloso... 
Salendo la vista si allarga sulla cresta del Gridone/Limidario ma non permette di vederne la cima. Quando si alza lo sguardo dal suolo della pendente cresta, il rifugio è sempre lì che ti guarda severo. Prima di arrivare incontriamo il sentiero che sale dall'altra parte, molto largo, e analogamente innevato. Abbiamo la ragionevole certezza che quello che abbiamo fatto non sia il sentiero che si percorre abitualmente in inverno. Troviamo il rifugio in perfetto stato: c'e' anche una bella tanica di acqua da neve sciolta già raccolta. Salendo non abbiamo incontrato nessuno ma da 100m sotto abbiamo visto una persona aggirarsi per il rifugio.
tramonto sulla val Verzasca
E' un ragazzo della val Cannobina che ci fa compagnia mentre pranziamo e attacchiamo la nostra prima "bibita". Racconta che sta studiando a Pavia biologia all'Università, che non ha avuto Nando come docente, che viene spesso qui, e che non bisogna parcheggiare alla fine di Cortaccio presso le baite perché i residenti si arrabbiano molto. Non si ferma per la notte, anzi scende poco dopo. Comunque non restiamo soli: poco dopo arriva una coppia di svizzeri zurighesi non consueti: lei è francese e lui svizzero tedesco ma ha vissuto fuori patria a lungo. Il loro non essere "consueti", che abbiamo immaginato da subito perché si dimostrano più socievoli della media zurighese che, forse a causa della loro estrema compitezza, temono di disturbare parlandoti, si conferma nella preparazione del cibo. Non si nutrono di brodini, ma si fanno una succosa carbonara e inoltre festeggiano con una bella fetta di torta il compleanno di lui. Scherziamo sulle abitudini alimentari dei loro conterranei. Dal canto nostro ci diamo dentro con pizzoccheri e bel buon vino di Andi (Montù Beccaria, PV).
Fumadiga (2010m)
Il giorno dopo saliamo verso il Gridone, preceduti dai nostri due zurighesi che si sono alzati un'oretta buona prima di noi. Il giovanotto del giorno prima ci ha detto che dal rifugio in 1.5h si arriva in cima, e questo torna abbastanza con i tempi indicati sul cartello fuori dal rifugio. La cosa che non torna a me è che la strada da percorrere mi pare decisamente non corta sia perché ce ne vuole per arrivare in cresta e sia perché la cresta stessa è piuttosto lunga. Decidiamo che, giunti alla b.tta della Valle, un po' per la lunghezza del tratto mancante e un po' per l'attrezzatura poco adatta, il Gridone non è cosa da fare ora. Mi tolgo lo sfizio di salire a Fumadiga e di ammirare da lì il panorama sulla Centovalli e del Gridone (ingrugnito anzicheno, sul quale vedo la sagoma dei due zurighesi alle 10 del mattino! Grandi...).

monte Gridone/Limidario (2188m)

Scendiamo per il sentiero meno ripido e passiamo dall'alpe Avaiscia prima del traverso per raggiungere l'alpe Voièe. In questo punto, che per fortuna non ha una pendenza eccessiva, abbiamo i nostri problemi ad attraversare l'inevitabile lastrone di ghiaccio sul torrente. Una volta superato, l'altro grattacapo consiste nel ritrovare il sentiero appena sotto l'alpe Voièe su una spalla piuttosto ripida. Una volta sul sentiero percorreriamo la spalla in tutta sicurezza.
Ritorniamo al bivio di Pensevrone e ci fermiamo a pranzare dentro il giardino di una baita.Torniamo all'auto e si fa sosta a Brissago per un caffè e una birretta. Il pomeriggio è terso, alzo lo sguardo sulla cresta: anche da Brissago il rifugio Al Legn si vede.
Alla prossima!
CP

domenica 27 novembre 2011

alpe di Luarn (Roveredo, GR)

https://s.geo.admin.ch/6ac45b9b16Dopo soli 7 giorni dall'alpe di Prou usciamo ancora! Quel che ci vuole per non poltrire troppo in questo tardo autunno. Si torna a sperimentare il secco straordinario di questa stagione andando all'alpe di Luarn (Roveredo, GR), "il Pozzolo svizzero" (Nando). Siamo in quattro, due soci SEI e due tra i nostri più fedeli simpatizzanti: il numero perfetto per la scopa.
stradina per Pianasc
Si lascia l'auto a Roveredo, lungo la strada vicino alla casa di cura per anziani appena prima della discesa per arrivare alla bella chiesetta di Sant'Anna e al ponte sul torrente della val Traversagna. Dopo il ponte si continua su una stradina asfaltata che sale piuttosto ripida a Pianasc e alla sue baite. Tutti i dintorni, a dire il vero, sono costellati di belle baite recuperate. Il percorso che scegliamo è quello più diretto che, appena prima di Pianasc, lascia la stradina piegando sulla sinistra (ci sono i cartelli). I successivi 1100m di salita, proprio in analogia con l'alpe Pozzolo (VB), sono di quelli che "non mollano mai". Da un rigagnolo che incrociamo scende abbastanza copiosa dell'acqua. "Bene", penso. Ingannandomi. Si passa  per la Torre di Bogian (700m) e il panorama si allarga. Ci godiamo per pochi minuti la vista con la piana di Roveredo, già ghiacciata e in ombra fino alla prossima primavera, la Mesolcina e l'inizio della val Calanca in pieno sole. 
una delle molte baite
Il sentiero passa per parecchie radure e incrocia numerose baite. I classici segnavia bianchi e rossi sono ben visibili, il percorso è abbastanza chiaro. Solo attorno ai 1100m abbiamo cercato l'ingresso giusto per il bosco (piegando abbastanza sulla destra), e prima dell'ultima radura, sotto i 1300, occorre tenere la sinistra, girare attorno alla baita e seguire i pezzi di plastica gialli appesi agli alberi che da qui sostituiscono i segnavia.
Arriviamo sulla cresta dei 1500m un po' sparsi e sempre circondati da abeti e larici, i nostri immobili testimoni. Arriviamo senza incontrare nessuno. L'alpe di Luarn è un bel posto, ultima radura prima del traverso per ridiscendere a Mont di Lanes, e chiudere il giro con un cerchio più ampio, oppure prima di salire al Sasso della Guardia. La capanna non è grande, abbastanza ben tenuta e la troviamo in ordine: sotto c'e' una piccola stanza con tavolo, lavello, stufa, camino e credenza con una discreta fornitura per la cucina (no gas), sopra un pianale in legno con molti materassi e coperte ma anche sacchi a pelo-cappotto dei militari elvetici. In giro ci sono un po' di cacche di ghiro (o di topo) ma è cosa normale, la parentela con il Pozzolo più forte. 
alpe di Luarn
Vicino alla baita ci sono altre due costruzioni: "el casinat" di fresco riordino e un'altra struttura che contiene materiale.
Inzia il problema acqua: Nando fuori non ne ha trovata, siamo a secco. Sulla CNS c'è l'indicazione di due torrenti che il sentiero di mezza costa taglia, andiamo li' ma nulla...tutto secco. Stefano intanto apre la cisterna esterna. Vuota. Non c'e' altro da fare che sciogliere e filtrare il ghiaccio contenuto nella (abbastanza grande) fontana esterna che si trova all'inzio del traverso. Meno male che quest'acqua c'e'! Sarebbe stata molto dura senza...
Nel tardo pomeriggio ci godiamo il tramonto rosso su Pizzo Paglia e le catene che fanno da contorno alla val Cama e all'italiana valle del Dosso. Cena califfa, a base dell'ormai classico piatto da assenza di Esteban: riso e legume. Bella partitina a scopa serale, e poi tutti dritti verso il riposo dei giusti. 
tramonto su P.zzo Paglia (2593m)
Putroppo questo viene anzitempo interrotto da un ghiro troppo attivo...saran state le sette del mattino. Non so poi perché, ma Nando segue il ghiro nel far casino e addirittura si mette a spaccare la legna dentro la capanna per alimentare la stufa. La giornata è splendida, salgo per il sentiero, e poi un po' a caso, su per le cimette attorno ai 2000m, non raggiungo Sasso della Guardia, ma sono abbastanza in alto per  vedere l'altra cima, Piz del Papagal (2352m). Arrivo sulla cresta giusto in tempo per vedere un numeroso branco di camosci che svalica traversando un ripido prato davanti a me. Mi godo il sole e la vista sul Rosa. 
Piz. del Papagal (2352m)
Sono di ritorno, ritrovo gli altri, e si apparecchia per il pranzo spostando il tavolo fuori alla baita per goderci il sole quando arrivano due signori non più giovanissimi del CAI Como. Si stupiscono di trovare ben quattro italiani proprio qui. Facciamo loro i complimenti per la gita in giornata, su e giu' di 1300m: non male! Discorriamo amabilmente della capanna Como (rinnoviamo loro il nostro giudizio SEI non positivo) e di altri rifugi di loro gestione/proprietà.
Prima di chiudere tutto e rimettere a posto, la firma SEI sul registro, un saluto al Presidente, e un grazie a chi cura la capanna.
Alla prossima!
CP

sabato 19 novembre 2011

alpe di Prou - val Malvaglia (TI)

Torniamo volentieri all'alpe Prou dove già fui nell'aprile 2009 con Esteban, ribattezzato così dalle persone con cui lavora ora, in giro tra la Bolivia e la Terra del Fuoco. 
Sono in compagnia di un altro socio SEI, Andrea. Al momento della scelta del luogo, mancando Nando e la sua propensione per il "buco" ed essendo il criterio guida quello di trovare un posto al sole, la scelta cade sull'alpe Prou: è IL posto al sole.
alpe di Prou (2015m)
Situata appena sopra i 2000m all'inizio della val Malvaglia, questo bel rifugio da 300-350 presenze l'anno rappresenta un ottimo posto tappa per un'esplorazione della val Malvaglia da fare in più giorni: in fondo alla valle c'è la capanna Quarnei dalla quale si accede alle due capanne Adula CAS e Adula UTOE.
Finalmente ci si sgranchisce un po': faremo oltre 1400m di dislivello. Arrivare alla partenza del sentiero a quota 600m non è complicato. Una volta a Malvaglia occorre seguire le indicazioni che portano sulla cantonale per le valli Malvaglia e Pontirone. Molto prima del bivio per la val Pontirone si trova il tornante da cui parte il sentiero che conduce al ponte Lau. E' il tornante appena sopra il cartello con la deviazione a sinistra per la frazione Tagnugna. Lasciamo l'auto in un parcheggino appena sopra il tornante ai lati della strada e in pochi minuti siamo al ponte Lau, un bel ponte romanico in pietra gettato sopra una gola piuttosto profonda.
bosco, verso Dagro
Da dopo il ponte Lau inizia la salita che termina alla Prou senza concedere tregua. 
Il primo pezzo, per oltre 700m di dislivello, è tutto nel bosco con i castagni che molto lentamente cedono il passo a faggi e betulle: si vede che questo lato della valle e' piuttosto caldo. Il sentiero è ben tracciato con molti segnavia e, lungo i rapidi tornanti, nonostante il tappeto di foglie, è impossibile perdersi. Dopo Pontei di Fuori e una cappelletta restaurata, siamo a metà strada quando arriviamo nel bel paesino di Dagro. Qui il bosco cede il passo al pascolo e si incrocia la carrozzabile. Infatti è possibile arrivare fin qui in altri due modi: in funivia da Malvaglia o dopo 19 Km(!) di giro della val Malvaglia passando per Madra, dopo il bacino artificiale.
I cartelli da seguire, fin da basso, sono sempre quelli per la capanna Quanei. Passiamo per le numerose frazioncine di Dagro fino a che, solo da sopra Gordone, c'è il primo cartello che indica alpe Prou a un bivio da dove è possibile raggiungere la Capanna Quarnei (in 2h e 45m), passando da Prato di Cüm. 
Dagro (1367m) e val di Blenio
Proseguiamo fino a Cascina di Dagro e qui, appena fuori dal bosco, occorre seguire a destra il sentiero ben segnato che entra nel bosco. Su un abete c'e' un piccolo cartello di legno che indica l'alpe di Ciòu. Appena più sopra ci sono due cartelli ravvicinati con indicata l'alpe di Prou. Mancano ormai gli ultimi 400m che percorriamo tutti nel fitto bosco di abeti e larici. Si sale piuttosto rapidamente. Ormai stanco, giungo alla capanna Prou e sono molto sollevato: c'e' l'acqua esternamente! Meno male, altrimenti la prima acqua l'avremmo trovata giù, 400m sotto, a Cascina di Dagro...
Leggendo il libro del rifugio si capisce che chiudono l'acqua sempre verso la metà di ottobre. Troviamo la capanna in perfetto ordine. Pranziamo sul tavolo fuori e arrivano cinque abitanti di Lugano con le loro doppiette e due bei segugi italiani: domani andranno in cerca di lepri alpine. Ci chiediamo se ora la cosa sia legale...e dai discorsi a cena capiamo che non lo è tanto.
La capanna Prou ha due stanze, una con stufa, cucina a gas, acqua corrente (da maggio a ottobre), dispensa, e sopra il pianale di legno ci sono 8 posti letto con cuscini e coperte. 
ultimi 400m di bosco
L'altra stanza è senza stufa con accesso diretto dall'esterno e ha altri 10 posti letto, oltre le numerose scorte di vino e birra. Pensavamo che alla Prou non avremmo trovato nessuno, forse perché la prima volta che siamo stati qui Stefano-Esteban e io non abbiamo incontrato davvero nessuno, e invece ceniamo in 11: oltre i 5 cacciatori ci sono quattro zurighesi (tosti) che scendono dalla Piancabella e si fermano qui. Spiace dirlo, ma ancora una volta siamo superati in califfato: i cacciatori sanno che alla Prou c'è il set da fonduta, e si sono attrezzati di conseguenza. 
Si riproduce qui la distinzione cantonale che già sperimentammo alla capanna Sponda: i ticinesi casinisti, gli zurighesi compiti e per nulla interessati al cibo. Consumano brodini vari e pane secco (solo per necessita').
Passiamo una notte drammatica, i cacciatori parlano fino a tardi e Andrea non ha i tappi per le orecchie. In alto sul pianale fa un caldo bestia (tiene bene il calore la capanna!) e ogni tanto Andrea mi sveglia battendo la mano sul legno per far smettere di russare o me o lo zurighese... E vabbe', pace.
alpe di Ciòu (2003m)
Il giorno dopo il tempo è ancora splendido. Prima che si svegli Andrea salgo per meno di 100m fino a un gigantesco ometto di pietra sul sentiero per la Piancabella. I cacciatori sono in giro e gli zurighesi (tosti) se ne vanno alla Quarnei. 
Andrea e io andiamo in giro brevemente appena dopo l'alpe di Ciòu (2003m) fino all'inizio della discesa per raggiungere Prato di Cüm (1894m). Tornando indietro sentiamo abbaiare i segugi pochi metri sotto di noi, mi sa che erano in odore di lepre. La nostra presenza (per fortuna) dissuade i cacciatori dallo sparare. Ne incontriamo uno che un po' indispettito ci dice, "Ma non avete sentito i cani?". Cacciatori del lella, pensiamo. A caccia vicino al sentiero alle 10.30 del mattino....mah. Brutte cose. 
Prima di iniziare la discesa verso l'auto rimettiamo tutto a posto, vuotiamo la cenere della stufa, chiudiamo il gas, passiamo la scopa ovunque, ma soprattutto lasciamo la tanica da 20l colma d'acqua per i prossimi frequentatori: può essere utile dato il secco che c'è. Firmiamo il registro e ringraziamo (oltre al Presidente SEI) gli ottimi soci dell'associazione Amici della Val Malvaglia che han realizzato e gestiscono questa splendida capanna. Torneremo qui da queste parti di sicuro, magari per andare alla Quarnei e poi chissà...
A presto!
CP

martedì 1 novembre 2011

Simpatizzanti in Garzonera (TI) - hosted report

Le uscite SEI latitano, e allora è un piacere ospitare questa escursione del simpatizzante SEI Stefano che, insieme a ben noti amici, è andato in Capanna Garzonera, un posto a noi caro.
Alla prossima!
CP
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La nostra gita inizia una nebbiosa domenica mattina, il tempo bigio invita a salire in montagna per andare a rivedere il sole. La luce la rivediamo appieno solo dopo Bellinzona, siamo tre uomini, due donne e il cagnolino Maia e raggiungiamo rapidamente Giof, punto di partenza del sentiero estivo per la capanna più frequentata del Ticino. L'assenza di altre auto al parcheggio ci fa ben sperare sull'affollamento della capanna. Saliamo di  buon passo nel bosco fino a Pian Taioi dove facciamo una breve sosta prima di affrontare la stradina innevata  che consuce al rifugio.
Lungo il sentiero
Conosciamo quì i primi ragazzi che passeranno la notte con noi: una coppia di svizzeri tedeschi. Salendo al rifugio incrociamo una coppia di italiani che ci avvisano che il rifugio è vuoto: ci viene il dubbio che questa capanna non sia poi così frequentata. La neve ci rallenta un pochino e raggiungiamo la capanna che si si presenta effettivamente vuota e in perfetto stato. Giusto il tempo di posare gli zaini e mangiare qualcosa sui tavoli di pietra all'esterno che comincia ad arrivare, alla spicciolata, un gruppo eterogeneo di italiani che si riveleranno veri califfi della cucina. Dopo gli italiani arriverano dei francesi ma ormai siamo in fase organizzazione della serata. Il nostro menù è elaborato con carbonara, straccetti di tacchino alla panna e funghi porcini e panna cotta ma la concorrenza è agguerrita. 
Panorama sulla Leventina
La capanna, dotata di un bancone cucina con due fuochi a gas e stufa è ottimamente attrezzata e la gara di cucina ha inizio. Daniele dimostra le sue capacità di califfo e utilizza al meglio gli ingredienti disponibili ma la concorrenza è tanta. Si assaggiano nell'ordine: castagne al forno, liquore bicerin, formaggi e affettati vari, polenta e salsiccia, vino rosso, pasta alla carbonara, spezzatino, tacchino coi funghi, panna cotta, grappa di chardonnay. Nel frattempo la capanna, già al completo vede l'arrivo di un gruppo di belgi che hanno cercato di attraversare per arrivare a Campo Tencia e sono stati respinti dalla montagna. I belgi rimangono ai margini sul discorso cena, si coricano presto e ripartono all'alba.
La notte è tormentata dal ronfare degli uomini avvinazzati e raffreddati, l'indomani mentre Silvia e Lorenza si godono il tepore del sole proviamo a salire al passo sassello seguendo la traccia lasciata battuta dai  belgi.
 
Ciao SEI!
Raggiungiamo il lago di prato completamente ghiacciato e con 30 cm di neve attorno dopodiché seguiamo la traccia sbagliata (quella dei belgi fatta il giorno prima?) e finiamo su una cresta a circa 2400m  circondati da un manto di oltre 50 cm. Al rientro per pranzo troviamo i califfi della cucina intenti a cucinare le costine di maiale(!). Già nel primo pomeriggio cominciano ad arrivare i nuovi ospiti e lasciamo la capanna  perfettamente ordinata e già calda per gli avventori in arrivo.
Stefano

sabato 15 ottobre 2011

val Fontana - pizzo Scalino (SO)

Siamo fortunati, e' un fine settimana di tempo splendido, l'ideale per andare al rifugio Cederna - Maffina (SO) che si trova in fondo alla val Fontana.
Sopra alpe Campascio
Questa e' un'ottima capanna che il CAI Sondrio mantiene proprio bene e lascia sempre aperta per gli escursionisti che vengono da queste parti. E' la seconda volta che vengo qui, la prima nel 2003 con Nando e Andrea questa volta assenti. Allora tentammo di salire a p.zzo Scalino, ma invano per la troppa neve. Questa volta le condizioni sono molto diverse. Siamo in quattro, io e tre simpatizzanti SEI milanesi: Marco, Stefano e Daniele (il -f). Per arrivare all'inizio vero e proprio del sentiero occorre percorrere circa 4Km di strada non asfaltata e un po' dissestata. Stefano decide comunque di farla in auto facendoci risparmiare oltre un'ora lungo il falso piano che risale dolcemente la splendida val Fontana, ora tutta in colore per l'autunno.
 
rifugio Cederna - Maffina
Lasciamo la vettura poco prima dello sbarramento all'alpe Campascio. I novecento metri che ci separano dalla Cederna avvengono tutti lungo un sentiero che procede per balzi e falsi piani, sempre ben segnato e mai pericoloso in questa stagione. Il primo balzo, attorno a splendidi larici in divisa autunnale, permette di accedere alla parte alta della val Fontana a quota 2000m. Il sentiero spiana e si attraversa due volte il fiume prima di giungere alla base del secondo balzo in cima al quale c'e' l'alpe Forame, la baita dei cacciatori a quota 2170. Il sentiero piega verso destra e gli ultimi due balzi sono piu' ravvicinati e ben all'interno dell'anfiteatro di cime (Forame, p.zzo Painale, Val di Togno e Fontana) che compongono la testata della valle. 
pizzo Painale
Tutto il lato nord dell'anfiteatro e' imbiancato per la prima neve caduta alcuni giorni prima.  Ritrovo il rifugio esattamente come lo ricordavo: non grande, accogliente, dallo spazio decisamente ben sfruttato ma soprattutto scaldabilissimo con la sua ottima stufa e l'abbondante fornitura di legna accumulata in legnaia. Stefano e io abbiamo il nostro bel da fare per dissuadere le numerose pecore al pascolo dal cibarsi dei nostri zaini e delle magliette stese al sole. In una quarantina di minuti il gruppo si ricompatta e pranziamo spaparanzati al sole. 
Già, il sole... Purtroppo, fin da adesso, al pomeriggio non dura tantissimo: quando scende dietro il Painale (ore 17.00) entriamo in rifugio, accendiamo il fuoco, ci diamo alla prima partitina a scopa e ci poniamo il problema della cottura dei fagioli: pasta e fagioli e' infatti il piatto forte di questo giro. Meno male che a casa si sono ammollati per 12 ore! Non vogliono proprio cuocere...questo causa il gran disappunto di -f che dichiara: mai piu' legumi. 
Rocce bianche sopra Cederna
Mentre siamo in rifugio ci raggiunge un gruppetto di altre quattro persone. Sono di un paese vicino Sondrio, aspettano una quinta persona che pero' salira' la mattina seguente, ed e' la prima volta che sono qui alla Cederna. In quanto a califfi della cucina, ci tengono testa: linguine alla carbonara con uova portate su nello zaino (prendo nota...). Dopo due ore e mezza di cottura sulla stufa decidiamo che i fagioli sono mangiabili e ci mettiamo a tavola. Alle 10 di sera lo spettacolo della notte calma e senza vento, con una luna quasi piena rimette in pace l'animo prima del sonno. Ci svegliamo presto, la giornata fin dall'alba corrisponde alle attese: tersa e ancora senza vento. Alle 7.40 siamo fuori dal rifugio per andare su p.zzo Scalino (3323m). 
pizzo Scalino dalla cresta
Ci aspettiamo tra le due e le tre ore di salita, questi sono i tempi letti da Stefano in rete. Il sentiero e' segnato ottimamente con segni di fresca fattura e ometti. Sopra il rifugio il sentiero procede deciso fino alla base delle "rocce bianche". Questa e' una larga zona di rocce calcaree e bianchissime dove si traversa. Sopra di esse, si procede su roccia fino all'inizio della cresta per P.zzo Scalino. Da qui la vista spazia o sulla val di Togno dove, anni fa, Nando e io fummo respinti dalla nebbia e non trovammo il p.sso Forame per scendere in Cederna. Dall'inizio della cresta si pesta un po' di neve, ma e' poca roba ed e' inutile mettere i ramponi. 
Colle di val Fontana e termine della Vedretta
Appena sopra, la vista si allarga sulla Vedretta di p.zzo Scalino: un ghiacciaio in posizione molto panoramica. E' piuttosto crepacciato anche se di recente e' stato percorso da qualcuno che ha scavallato da Colle di val Fontana verso la Cederna: le sue orme sono visibilissime. Mancano gli ultimi 100-150m che facciamo comunque con calma anche se non ci sono veri punti pericolosi. A vedere il pizzo dalla cresta sembra impossibile, ma gli ometti disseminati ci aiutano a tenere la traccia (ancora complimenti al CAI Sondrio) e arriviamo in cima un po' sparsi impiegandoci circa 2 ore. 
Bernina da p.zzo Scalino
La vista sul Bernina è fantastica! Si vede bene anche tutta la parte alta della val Malenco. Passiamo una mezz'ora a guardare il panorama e a scherzare sui "vapori" causati dalla cena. Scendiamo e incontriamo i nostri amici che salgono anche loro al pizzo, una volta che anche la socia mancante li ha raggiunti (la quale si fa in giornata un dislivello mica male). Il -f si dimostra un vero califfo della discesa. Alle 11.20 siamo in rifugio dove pranziamo e sistemiamo con cura prima di scendere. Firmiamo il registro e il mio ringraziamento, oltre che ancora una volta all'ottimo CAI Sondrio, va al Presidente SEI.
Alla prossima!
CP
 

sabato 24 settembre 2011

Rifugio Ai Tör - Patriziato di Iragna (TI)

Nando preme per tornare al rifugio "Ai Tör", una bella capanna del patriziato di Iragna, "però salendo dal 'bacino val d'Ambra', sopra Personico, non da dove siamo saliti la scorsa volta" (ovvero da Iragna). Infatti da sopra Personico si passa per zone (e lo sappiamo bene) poco battute e quindi con maggiori possibiltà di trovare i prelibati frutti di stagione. Spargiamo la voce e per questa gita ci ritroviamo nel magico numero mai raggiunto prima: 8 persone! Tre soci fondatori SEI e ben cinque simpatizzanti. Fantastico.
Bradesc
La salita dal bacino val d'Ambra avviene passando per i paesini di Badresc e Monda nel quale non ci accorgiamo del ripido bivio a destra per salire direttamente a Malsegro, dove inizialmente volevano arrivare. La temperatura non è elevata, ma l'umidità è davvero tanta. Proseguiamo seguendo i ben visibili segni che invitano al lungo traverso, pieno di sali-scendi, ma anche dei piu' grossi funghi tra i tanti che troviamo. Il punto di arrivo del traverso è Pozzo, da dove si arriva anche salendo da Iragna. Fin qui si è saliti con la calma che merita la ricerca e la raccolta dei funghi: Giacomo e Marco (grande ritorni!) contribuiscono alla causa trovando i due piu' grossi porcini del giro che, comunque, sono in buona compagnia di non pochi porcinelli, porcini più piccoli, boleti vari, gallinacci e qualche mazza di tamburo per una cena da gia' ci immaginiamo da califfi. Gli ultimi 300 metri sono di salita vera, da Pozzo al rifugio.
una raccolta fruttuosa
Arriviamo nel primissimo pomeriggio e troviamo la baita in perfetto stato: non ricordavo che mancasse la luce elettrica ma per il resto c'e' tutto: acqua corrente, gas, camino e, di sopra, materassi da stendere sul pavimento di legno e tante coperte. Di fronte al rifugio c'è il locale legnaia con la bombola del gas di riserva (ci è servita), tanta legna grossa, due asce, una sega e attrezzi vari. Non è una capanna pensata per l'inverno anche se in rete non mancano le testimonianze del contrario. Ci stupiamo dell'assenza della cassetta dove lasciare i soldi. Dopo un te' e dei biscotti, tanto per tenerci un po' per dopo, si passa il pomeriggio in ordine sparso, chi sale su a Malsegro, chi resta a giocare a carte, chi taglia la legna prima dell'inizio delle operazioni di preparazione del cibo.
rifugio Ai Tor (1285m)
Per iniziare spezziamo la fame con un po' di speck che vola via veloce con un bicchierino di prosecco e un assaggio di salame di testa direttamente dalla val Bormida. Intanto, all'interno del rifugio, sul camino, i funghi vengono fatti restringere per il risotto; una seconda parte di essi viene tagliata per la trifolatura del giorno dopo; sul gas bolle un pezzo di carne con sedani, carote e cipolla; Nando prepara un piatto di ottimo Graücase; arrivano calde arroste cotte nel forno a gas e accompagnate da sangue di Giuda; si tagliano peperoni e melanzane da stufare per contorno; l'aperitivo termina in bellezza con mazze di tamburo in padella e le cappelle di porcino al forno; si cuoce la focaccia con i porri; il riso inizia a tostarsi, con un bel soffritto, per poi cuocere nel brodo tenuto in caldo. Ce n'e'! La cena e', come nelle aspettative, da califfi. Dedichiamo un brindisi al Presidente e uno al socio fondatore Esteban assente. Dopo cena, come non capitava da tempo, una bella partita a scopone prima di darci al salutare e meritato riposo dei giusti.
verso Malsegro
Un po' di noi si alza presto al mattino, un po' aspetta le 9.30. Il programma condiviso della giornata è: salire a Malsegro, continuare per Pianazzora (si vedrà Trüsp? No, troppo bosco), cercare altri funghi, ri-scendere a Malsegro e continuare la discesa una volta trovato il sentiero per il quale avremmo dovuto salire ieri. Tutto bene, e poco dopo le 13.00, dopo aver trifolato per benino i funghi e pranzato accompagnati dall'ultima bottiglia, salutiamo Ai Tör lasciandolo a posto. Salutiamo anche una nutrita combriccola di gitanti un po' avanti con gli anni che, saliti da Pozzo, si godono il sole del pomeriggio. Torniamo a Malsegro, chi per la terza volta. Qui ci dividiamo: quattro della coalition of willings procedono per Pianazzora, altri quattro restano nei dintorni. A Malsegro c'è un gruppo di baite dove stanno lavorando per ristrutturarle. Saliamo verso una cimetta boscosa (le Bolle di Pianazzora, sui 1700m) e attraversiamo il bellissimo pianoro delimitato da larici che si stanno tingendo dei colori autunnali.
Bolle di Pianazzora
Troviamo tanti finferli e qualche bel porcinello prima di far ritorno tra gli altri, i quali non sono stati certo con le mani in mano e han trovato altri funghi per le rispettive cene. La ricerca del sentiero sotto Malsegro va a buon fine da subito e si scende rapidi per il fitto bosco di abeti e faggi. Una volta a Monda, capiamo dove abbiamo perso il bivio ieri: il sentiero scende ripido attraversando un pascolo di cavalli da dove si entra e si esce attraverso il filo di nylon elettrificato: non lo abbiamo proprio visto ieri...
Prima di far rientro in Italia ci fermiamo a Iragna per lasciare il dovuto nella casella delle lettere dell'Ufficio Patriziale: firmato il SEI.
Alla prossima!
Marco "CP"

domenica 4 settembre 2011

rifugio Volta - val dei Ratti (SO)

Un'uscita di inizio settembre in val dei Ratti ci voleva proprio! Torno in capanna Volta dopo 5 anni facendo meno dislivello di quando partii direttamente dalla stazione di Verceia: questa volta Nando, Nike e io, ci concediamo l'auto fino a Piazzo dopo aver acquistato al bar del Sert il necessario permesso per transitare (3.5 euro, buono per tutto il fine settimana).
bassa val dei Ratti, da Corveggia.
La strada asfaltata termina 15-20 minuti sotto la bella cappelletta alpina in mezzo ai castagni. Lasciamo qui l'auto anche se la strada, sterrata, prosegue fino sotto la cappelletta: arrivera' mai a Frasnedo? Purtroppo non ha piu' molto senso salire partendo dalla fine di Verceia perche' i lavori per la strada han completamente rivoltato tutto e i pezzi residui di "mulattiera", quando non asfaltati anch'essi, connettono con brevi passaggi dei pezzi di strada...
Dalla cappelletta alpina, dopo la fontana, seguiamo i segni e siamo subito sul sentiero per Frasnedo. Poco sopra
Il Mot, dall'alpe Camera.
incrociamo il tracciolino e la deviazione a destra per scendere alla diga di Moledana per risalire e continuare sull'altro versante: potrebbe essere interessante andare di la' in quanto l'alta val dei Ratti puo' essere raggiunta da entrambi i lati, e quel versante di valle non l'abbiamo mai percorso. Arriviamo a Frasnedo e ci concediamo una pausa al bar del rifugio. Il tempo e' bello, anzi fa caldo. Proseguiamo e, ancora lungo la discesa dopo il rifugio, incrociamo la frana che recentemente si e' abbattuta da queste parti risparmiando, per fortuna, l'abitato. Attraversiamo rapidamente Corveggia e i pascoli di Tabiate e siamo al bivio dove, sotto, c'e' il ponte per il bivacco Primalpia. Proseguiamo tenendo la sinistra e andiamo su verso l'alpe di Camera: questo e' il primo dei due pezzi di salita dura. Sotto il sole, in una cinquantina di minuti, arrivo all'alpe Camera dove mi aspettano Nando e Nike. Gia' da qui la vista spazia sulla splendida cornice che inquadra l'alta valle dei Ratti.
Il Mot e' in vista! E' questo il roccione da aggirare seguendo il sentiero, e lasciandoselo sulla sinistra, risalendo una ripida vallettina fino a Talmucca: il secondo pezzo di salita dura.
Capanna Volta.
Me la ricordavo dura, ma questa volta e' pure peggio. Nando e Nike sono lontani (ingrata...manco mi aspetta), e molto lentamente raggiungo Talmucca e il rifugio. Impiego 4 ore e un quarto dall'auto, i piu' rapidi oggi hanno impiegato 30 minuti meno di me.
Nando si svacca sul tavolo fuori e Nike gioca per conto suo. Mi svacco anche io, anzi dormo al sole per un bel po'. Il rifugio, anche se vecchio, e' accogliente e funzionale come me lo ricordavo. Nonostante la struttura, infatti, è tenuto molto bene: molto meglio della Capanna Como, per dirne una. Nel registro c'e' ancora la mia firma, la gente si ferma qui da maggio a novembre. Nel 2010 conto 65 firme. C'e' un'ampia fornitura di legna, la sega, ottima la stufa, molte coperte (asciutte, anche se da lasciare poi nell'armadio della camera #1, quella con un forte odore di umido nell'aria), cuscini, una buona dotazione per la cucina. Adocchiamo anche la teglia per la focaccia, peccato che il forno della stufa non ci pare all'altezza dei califfi della cucina SEI.
Sopra il Volta, placche a 2400m
Nel pomeriggio riusciamo a salire di altri 200 metri ma, appena sotto l'inizo delle larghe placche, torniamo indietro perche' il tempo inizia a ingrugnirsi: ci aspettiamo molta pioggia per domani. Cena "basic", ma nel nostro spirito califfo (riso e lenticchie con soffritto di cipolla), e subito a nanna nella camera #3 in alto, la piu' confortevole secondo noi.
Durante la notte le scrosciate di acqua dal cielo non fanno presagire nulla di buono per la discesa di domani. E invece accade il miracolo! Ci svegliamo presto e il tempo sembra tenere, anzi, secondo Nando e' meglio di quanto si prevedesse. Utilizziamo, come consigliato in caso di maltempo, il sentiero dello "Scalone" che confluisce, senza un segno, nel traverso per raggiungere la base del Mot vicino all'alpe Camera: all'andata non lo avevamo notato.
lo Scalone, in discesa.
L'assenza di giro domenicale e' compensata dalla colazione con crostata al rifugio di Frasnedo dove, parlando con i gestori, ricaviamo informazioni per tornare qui a festeggiare il ritorno di Stefano dalla Bolivia, rientro previsto per fine dicembre. Attorno alle 11 e 10, proprio quando inizia a piovere, siamo in auto. Il tempo di lasciare la bizzarra chiave del rifugio alla signora Origioni (mi fa un conto da 30 euro senza ricevuta: Nando e io siamo soci CAI) e ripartiamo. 
Gia' pensiamo alla prossima avventura (speriamo) settembrina, quando celebreremo con il SEI l'arrivo dell'autunno e dei suoi regali (gli amati funghi) sui monti del Canton Ticino...
Marco "CP".

martedì 9 agosto 2011

Half Dome - Yosemite (CA)

Ai ben tre soci e al simpatizzante SEI (cui va tutto il plauso che si merita un infaticabile), in vacanza oltreoceano, tocca un'escursione incredibile lungo uno dei percorsi piu' famosi e battuti del parco Yosemite: la salita sulla cima dell'Half Dome (2694m), la montagna la cui celebre sagoma e' un po' il simbolo del parco. Ovviamente saliremo lungo il sentiero usato dagli hickers, essendo possibile arrivare in cima anche per la via piu' ripida, arrampicando lungo la verticale parete nord-ovest: Yosemite e' infatti anche il paradiso degli arrampicatori.
El Capitan e Half Dome al tramonto.
Qualche breve informazione tecnica. Si tratta di un lungo percorso di circa 11-12Km, mai pericoloso salvo il tratto un po' esposto sui gradoni prima della partenza del tratto attrezzato. Il dislivello complessivo è di circa 1600m, abbastanza concentrati, su sentiero quasi sempre ben segnato, purtroppo anche su asfalto. Il sentiero abbraccia l'Half Dome da sud-ovest a nord-est. Qui è possibile visulizzare una mappa sommaria del giro. I cartelli lungo il percorso riportano sempre le miglia che mancano alla fine, mai la quota.
Alloggiamo a Mariposa a circa 45 miglia sud-ovest dall'entrata del parco e, per evitare la coda al Visitor Center che ci aspettiamo, ci alziamo molto presto al mattino. Siamo consapevoli di quello che ci aspetta: in un video dell'ente Parco una simpatica Ranger avverte che questo percorso e' realmente impegnativo, che si deve andare sapendo che il giro dura sulle 12 ore, che si devono portare con se' coperture adeguate, cibo adeguato, acqua, e considerare la possibilta' di tornare con il buio. Da bravi ospiti, rispettiamo tutte le consegne ma ci accorgiamo di aver sopravvalutato il livello di controllo che i Rangers esercitano all'ingresso: al Visitor Center a nessuno pare interessare che tipo di equipaggiamento abbiamo, se abbiamo la lampada frontale, abbastanza cibo, abbastanza acqua, la giacca, il pile, ecc. Diciamo comunque dove andiamo e ricaviamo l'informazione fondamentale: l'acqua dei fiumi si puo' bere. Certo, magari c'e' qualche batterio, ci dice la Ranger, ma nulla di grave. E allora....via!
Verso la Vernal fall.
Lasciamo l'auto nel parcheggio di Curry Village alle 8.40, la mattinata e' tersa e profumata di resina, circondati come siamo da alti pini e qualche redwood, l'altissima sequoia costiera che cresce anche qui. Il cartello per l'inizio del sentiero ("Headtrail") ci conduce lungo una stradina asfaltata che, immaginiamo invano, finisca presto. Non siamo soli, parecchi turisti delle piu' diverse nazionalita' e dai più diversi indumenti ed equipaggiamento sono in cammino con noi. C'e' chi fa footing lungo questo pezzetto di strada, chi porta zaini pesantissimi (campeggerà lungo la valle di Little Yosemite?), chi semplicemente passeggia giocando con i suoi piccoli. Il sentierino asfaltato che seguiamo resta tale anche quando la salita si fa ripida e si arriva alla base della Vernal fall dove c'e' il bivio per Glacier Point (7.2 miglia) e per l'Half Dome utilizzando la via che non passa per la cima delle due cascate. Decidiamo di fare la cosa piu' panoramica e di passare per le due cascate. La prima è la Vernal fall. Il sentiero procede a ripidi scalini lungo un lato di essa dove gli spruzzi formano un persistente arcobaleno che incornicia l'ascesa del SEI. 
Merced river, Little Yosemite Valley.
Sopra la cascata, il letto del Merced river spiana e si allarga formando l'Emerald pool: la bellezza del luogo invita al bagno ma i cartelli dissuadono dal farlo. Qui intorno, come ovunque, e' tutto un suguito di rapide corse di scoiattolini per nulla intimoriti dalla presenza di tante persone. La prossima tappa e' la cima della Nevada fall. L'avvicinamento a essa e' piu' solitario, siamo soli per parecchi tratti di sentiero che in parecchi punti e' piu' sfuggente alternando scale di roccia a falsi piani sterrati (l'asfalto è finalmente scomparso). Arriviamo in cima alla Nevada fall e troviamo parecchie persone in sosta. Da qui iniziano le due miglia piu' riposanti del giro, l'ingresso nella Little Yosemite Valley: il sentiero costeggia il Merced river che scorre placido e tranquillo lungo un'ampia valle chiusa da bianche pareti di granito ai lati e, tra esse, alte redwood e diverse specie di pini. Un luogo incantevole. Al termine della valle c'e' il campeggio dove ci fermiamo per il pranzo in riva al fiume. Adriano decide di restare qui, Andrea, Sandro e io proseguiamo. 
Il sentiero si avvicina alle pareti di roccia sul lato destro della valle per aggirarle e raggiungere la base dell'ultima salita per l'Half Dome. 
Half Dome da sud, Little Yosemite Valley.
La vista si allarga parecchio e consente di vedere i ghiacciai sulla parte piu' interna della Sierra Nevada. Precedo gli altri fino al punto di sbarramento, dove il Ranger chiede il permesso per l'ultima parte di sentiero, quella attraverso i cavi di acciaio. Molte persone arrivano qui da sole o con un compagno portando permessi di accessi per gruppi numerosi, e allora chiedo se possono cedermi due dei loro accessi per i miei amici sprovvisti di esso. Naturalmente acconsentono (i permessi non si scambiano in denaro), e cosi' anche Sandro e Andrea possono salire. La salita verso la partenza del tratto con i cavi e' in pieno sole (siamo ormai attorno alle 13.45) e si fatica un po'. Una volta giunti, Sandro e Andrea preferiscono tornare indietro per paura di non farcela per il ritorno, e decidiamo di trovarci piu' tardi dove e' rimasto Adriano nel luogo del pranzo.
scorcio sull'Half Dome
Tiro fuori i guanti da lavoro che mi sono portato da casa, anche se ce n'e' un mucchio lasciati per gli escursionisti sprovvisti di essi a terra. Questa via attrezzata e' un corridoio largo un metro costituito da pali di acciaio piantati ogni 4-5 metri che sostengono due cavi anch'essi di acciaio. A terra, in corrispondenza di ogni coppia di pali, c'e' un utilissimo travetto di legno che facilita il blocco del piede in sosta. In salita avanzo a forza di braccia, tanto e' ripida l'ascesa. Ci si alterna con le persone che scendono avendo cura di intendersi bene su chi deve passare tra una sosta e l'altra. Mentre salgo, diverse persone scendono e cosi' impiego circa 40 minuti per questi 150 metri di via attrezzata. Cosi' tante persone me le ricordo solo nella via attrezzata del Sella (Dolomiti). 
Alla fine arrivo su! Contento, mi stupisco di quanto sia ampia la sommita' dell'Half Dome che percorro tutta facendo molte foto. Ci sono addirittura delle piante e un ultimo esmplare di pino (siamo a circa 2700m) dopo che gli altri 6 sono stati bruciati dai campeggiatori. Mi rammarico della scarsa visuale sull'immensa valle di Yosemite per via del fumo provocato dagli incendi controllati che i Ranger appiccano.
Ultimi 150 m di salita.
Riprovo l'ebbrezza della verticalita' sporgendomi, pancia a terra, fuori dal solido basamento granitico sotto di me. Magnifico! La sensazione di leggerezza che si prova sospesi su un simile strapiombo invita al volo. Resisto a questa fascinazione e torno giu', quasi consumando i guanti scorrendo via veloce la discesa lungo i cavi (sono almeno le 15.30, non sale piu' nessuno). Arrivo al posto di controllo dei permessi e il Ranger non c'e' piu'. Procedo via veloce e mi accorgo che ormai e' tardi e sono un po' stanco. Purtroppo manco completamente il luogo d'incontro con Andrea, Sandro e Adriano sbagliando in pieno la spiaggetta sul Merced river dove abbiamo pranzato, e questo costituisce l'inizio di un non piccolo casino. Non vedendoli, non mi preoccupo: "se non ci sono, saranno scesi" e mi dirigo di gran carriera verso il basso. Tra la Nevada e la Vernal fall incontro Adriano ma non Sandro e Andrea. Mi spiega Adriano che loro mi stanno aspettando, ma decidiamo di non tornare indietro e di proseguire fino alla Emerald Pool, dove Adriano ha dato loro appuntamento.
Intanto Andrea e Sandro mi stavano aspettando nei pressi del campeggio e, non vedendomi alle 17.45 circa, hanno allertato i Ranger della mia mancanza alla vicina Rangers Station . I Rangers dicono loro di aspettare che tornino giù tutti gli escursionisti. Gli ultimi arrivano al campeggio alle 19.00 (quando inizia a scendere il crepuscolo) dicendo che no, non c'e' stato alcun incidente sull'Half Dome e su non c'e' più nessuno. A questo punto scendono tutti, aiutandosi con le frontali nel tratto finale (alla fine sono servite!). Nel frattempo io e Adriano eravamo già a fondo valle dopo che, intorno alle 18.00, abbiamo aspettato mezz'ora all'Emerald Pool il loro arrivo. 
Nevada fall e Libery Cap al tramonto.
Arriviamo a Curry Village alle 19.35: purtroppo vediamo al parcheggio l'auto esattamente dove l'abbiamo lasciata, e capiamo che Sandro e Andrea ancora non ci sono. Lasciamo un biglietto ai due e ci incamminiamo verso il Visitor Center per parlare con qualche Ranger. Appena ne troviamo uno, spieghiamo la nostra storia e lui sorride, "Go to the car, your friends are coming". Capiamo che Sandro ha allertato i Ranger e che ci stavano cercando anche loro. Tutto bene quindi, ma solo per noi due. Sandro e Andrea arrivano all'auto alle 21. Leggono sul biglietto che saremmo tornati all'auto dopo aver parlato con i Ranger a Yosemite Village, e ci attendono: invano. Adriano e io, stanchi, non torniamo all'auto e questo genera un ulteriore ritardo....alla fine verso le 22.10 ci troviamo: si arrabbiano molto con me e ora, alla scrittura del report, posso dire che hanno ragione. La prossima volta se non li vedo nel posto che penso che sia il luogo dell'appuntamento mi metto a cercare meglio senza pensare che a loro volta scendano, perche' se mi dicono che mi aspettano significa che mi aspettano.

Qui sotto, nei commenti, altre brevi descrizioni di giri fatti in questo agosto 2011 a spasso per i parchi dell'Ovest degli Stati Uniti.
CP

sabato 23 luglio 2011

In Capanna Como (I) e al passo dell'Orso

A ranghi sempre più ridotti, il SEI sceglie di tornare in Capanna Como, complici due fatti fondamentali: l'assenza di troppo maltempo proprio in questa zona (il mitico Wetterzentrale, per chi lo sa leggere e non sono io, ci prende!) e il fresco che caratterizza questi giorni. L'ultima volta che siamo stati nello splendido anfiteatro di monti attorno al lago di Darengo è stato insieme al Presidente SEI parecchi anni fa (era il 2006?), per "controllare lo stato di avanzamento dei lavori in Capanna": sì perché da un paio d'anni la Capanna Como ha ultimato il restyling ed e' aperta. Quella volta dormimmo al vicino bivacco Darengo (ora non utilizzabile) la cui gestione è del Comune di Livo. Andrea e io lasciamo l'auto, come sempre, appena dopo il cimitero di Livo, all'inizio dei 3Km in leggera discesa per raggiungere il crotto Dangri da cui ha inizio il bel sentiero di sassi che porta ripido, tra le stazioni di una via crucis, a Baggio, un simpatico borgo di case dove sostiamo alla fontana.
Lago di Darengo e Capanna Como
Non siamo soli, ci sono molte persone in giro, per lo piu' Tedeschi. La vista a est, verso la Valtellina, e' tutta un pienone di nuvole minacciose attorno al Legnone ingrugnito mentre a ovest il cielo è abbastanza azzurro. Il debole venticello da nord ci rassicura sulla tenuta (almeno a breve) del tempo. Da Baggio il sentiero scende molto dolcemente al fiume che si attraversa su un largo ponte per poi risalire dall'altra parte. Ha ora inizio, secondo me, il pezzo piu' bello del sentiero: la splendida faggeta che ci accompagna a un secondo ponte e poi fino al bivacco di Pianezza, anche lui gestito dal Comune di Livo e ora di nuovo agibile: questo è un ottimo posto dove passare un fine settimana fuori stagione. Da Pianezza parte uno dei sentieri per il bivacco Petazzi al laghetto di Ledu' dove fui molti anni fa insieme a Nando: sale ripido all'alpe Inghirina per poi ricongiungersi all'alta via del Lario che porta al bivacco.
Dangri
Da dopo Pianezza e' incredibile come cambi l'ambiente! Si entra nella seconda metà della val Darengo, molto piu' fredda della prima parte. Arrivano i primi abeti e i primi larici, tra i piu' bassi che abbia mai visto (siamo sui 1350m). Alla fine del bosco si vede bene, sulla destra, la chiusura della valle dove sorge la Capanna Como e, se si sa dov'e', si riesce a distinguere anche l'asta della bandiera sullo sfondo di rocce dello stesso colore. Ci addentriamo nel falso piano senza alberi prima di piegare sulla destra e attraversare il fiume poco dopo la diroccata alpe Darengo. Questi ultimi 350m di salita li facciamo quasi tutti sotto la pioggia scrosciante: ce la aspettavamo, il vento e' cambiato.
Faggeta verso Pianezza
In 4 ore dall'auto raggiungiamo cosi' il lago Darengo e lasciamo che la stanchezza venga lenita dalla visione della cornice di aspre montagne che si specchiano nell'acqua del lago. Splendido. Da qualche parte li' c'e' bocchetta della Correggia, che porta in val Bodengo alla b.tta del Notar per entrare in val Cama, sulla destra si vede la b.tta di San Pio e dietro di noi sta il p.sso dell'Orso. Di primo acchito dopo l'ingresso alla Como si e' colpiti dall'abbondanza di spazio: prima della ristrutturazione era molto più angusto lo spazio riservato alla cucina. Ora questo ci pare più razionale, sfruttato decisamente meglio e piu' luminoso. Ci sono sempre la stufa, cucina a gas, e l'acqua corrente. Nel corridoio c'e' l'ingresso per i due(!) bagni, l'interruttore generale, e la porta per andare al dormitorio al piano superiore dove vi sono una ventina di materassi diposti su pavimento e pianale superiore, cuscini e coperte (non molte, il giusto).
Faggeta verso Pianezza
Sembra tutto molto bello, poi ci accorgiamo delle cose che non vanno: il libro del rifugio non e' stato sostituito dal 2008: le persone che si fermano firmano a caso negli spazi vuoti; la legnaia e' scomparsa e al suo posto c'e' un container esterno dove i pochi ciocchi residui sono molto grossi e pieni zeppi di funghi per l'umidita'; lo scaffale in cucina e' pieno di oggetti inutili, polverosi e poco curati. Ecco, quel che colpisce e' la poca cura...
Capanna Como e p.sso dell'Orso
Ce la ricordavamo meglio. Sembra quasi si voglia dissuadere le persone dallo stare alla Como. 
Di sicuro non e' un posto per l'inverno. Siamo in compagnia di due persone che passeranno la notte con noi, ci diamo da fare per tagliare un po' la legna per accendere la stufa e togliere l'umidita' dai vestiti e dall'ambiente. Esce il sole nel tardo pomeriggio! Le cime prendono il color rosato che constrasta con il cielo grigio e molto pesante a est. L'operazione di accensione stufa, incredibilmente, riesce! E la serata scorre piuttosto morbida. L'unica nota stonata e' la mia performance a scopone: prendiamo una sonora batosta dai locali. Lasciamo legna secca per i prossimi ospiti della capanna.
lago di Darengo
Domenica il tempo e' soleggiato e decisamente fresco e si va al passo dell'Orso. La salita non presenta difficolta', e' tutto ben segnato. Quando si arriva a incrociare il traverso dell'anfiteatro per raggiungere la b.tta della Correggia colpisce l'assenza di segni. Ci sporgiamo dal passo dell'Orso verso valle di Dosso, stretta e solitaria. Come si vede dal video, giu' da qui è molto ripido! La presenza di maniglie di ferro per poggiare i piedi nei primi 10-20m di discesa sono rassicuranti. Non vedo l'alpe di Caurga, che le mappe riportano, ma si vedono le tracce in costa che permettono di arrivare sotto alla b.tta di Cama (o p.sso di Caurga) prima della salita (a caso?) per scavallare in val Cama.
Torniamo indietro contenti,scendendo con il sole e il fresco che dura fino a dopo Pianezza. La val Darengo cosi' luminosa nel gran rigoglio di verde estivo non l'abbiamo mai vista.
Marco "CP"

sabato 25 giugno 2011

val Forcola - val Gamba (CH)

Dopo tutto il maltempo che ha frenato le gite SEI per oltre un mese, facciamo un giro di tanta soddisfazione tra Italia e Svizzera, ma purtroppo a ranghi ridotti... Solo Nike, Nando e me. Ce ne andiamo venerdi' sera a dormire all'alpe Forcola (val Forcola, lato italiano) per poi scendere sabato nel primo pezzo di val Forcola (lato svizzero) e fare tappa nella splendida alpe di Campel Alt. Lasciamo qui gli zaini per un giro di tutto rispetto prima di ritornare per la notte di sabato. Domenica si torna in alpe Forcola, allungando per vedere la b.tta di Lendine/Lenden, prima di scendere a valle in tarda serata. Qui la mappa del giro e ora i dettagli:
b.tta Lendine

Venerdi' sera ore 20.00
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Con un bel tramonto che illumina il p.zzo di Prata, Nando, Nike e io ci mettiamo in marcia dal primo parcheggio di Voga appena sotto il bivio della strada a pagamento per Dardano (permesso presso il comune di Menarola). Saliamo prima su strada e, dalla chiara indicazione "Forcola" un paio di tornanti sopra, su sentiero stretto stretto e strappato alla tipica e voracissima vegetazione del sottobosco dei 1000 metri: felci e altre piante, arbusti e alberelli di posti umidi. 300 metri piu' su c'e' l'alpe Dardano dove incontriamo i proprietari di una baita che si godono il tramonto. Altri 200 metri su sentiero sempre ripido, ma un po' piu' largo e meglio delineato, e siamo presso l'aerea alpe Buglio e i suoi pascoli. Gli ultimi 300 metri, infine, spianano leggermente, la vista continua ad allargarsi e si riesce a vedere bene la valle dove, sul crinale con la val Bodengo, riconosciamo il paesino di Orlo: ci siamo passati lo scorso anno con Giacomo.
alpe e passo Forcola
E' umido ma non ho caldo, domina la stanchezza della settimana, e i passi si succedono con il desiderio di arrivare presto. Perdo tempo nell'aprire e chiudere i molti cancelli che delimitano le aree di pascolo. Nike fa su e giu' tra Nando (avanti) e me (indietro) correndo contenta, la lingua a penzoloni e le orecchie dritte. In un'ora e quaranta, ormai quasi con il buio, arrivo all'alpe Forcola. La ritrovo sempre bella, vuota, e con sei asini al pascolo. I suoi 12 posti letto e la dotazione sono a posto, ben tenuti, e con qualche novita' rispetto all'ultima volta (ormai parecchi anni indietro): la stufa ha cambiato posizione e la legnaia e' molto meno umida di prima. Merito anche dell'attento capannaro che la mantiene in ordine: Clito.
ospiti stagionali
 Il registro segna sempre numerosi passaggi, come si conviene a questa che e' una delle poche baite note al SEI sempre aperte, in ottime condizioni, dove si viene e si va in autogestione ed e' facilmente raggiungibile. L'altra che ho in mente e' l'amata alpe Pozzolo, meno facile da raggiungere. Dal registro vediamo che pochissime persone vanno dalla parte Svizzera della val Forcola. Non sanno cosa si perdono!
Cena veloce a base di pasta con sugo di noci, salume e 1/2 bottiglia di vino (in due). Un sorsino della grappa che abbiamo portato ristora Nando che e' molto triste per aver scordato a casa gli amati pomodori ("...ahhhh. Le pummarole"). Il sonno ci coglie subito e ci accompagna fino al mattino.

Sabato (d+ 1860m; d- 1580m)
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Nike esce contenta a salutare il sole delle 7.45 che, gia' dall'alba, investe il bivacco ma subito si ritrae titubante per la presenza degli asini (a loro volta incuriositi dal piccolo quadrupede). Si fa colazione con calma, qualche foto, e alle 9.30 siamo in marcia, non prima di aver nascosto della birra e aver scritto sul registro che torniamo domenica per passare la sera. I 400 metri che ci separano dal passo Forcola sono quasi tutti su sentiero sassoso, ben segnati, facili e in alcuni tratti piuttosto ripidi. Una volta al passo mi diverto a immortalare Nike che, per la prima volta in vita sua, passa il confine. Sotto di noi si estende il lato svizzero della val Forcola. Lo abbiamo gia' percorso quando siamo stati qui l'ultima volta nel 2007. Alla nostra sinistra c'e' il pizzo di Campel sotto il quale si trova quell'autentica meraviglia di Campel Alt, baita molto accogliente in una posizione panoramicamente splendida. Il problema di Campel Alt e' arrivarci. La foto qui sotto può essere d'aiuto nel seguire il percorso che ora descrivo.
da b.tta Lendine: vista val Forcola e p.sso Campel
Da dove siamo noi (Forcola, 2200m), la cosa standard da fare sarebbe scendere fino all'alpe de Quarnei (1754m) seguendo il sentiero segnato per poi prendere la traccia che va al passo di Campel (2044m)  oppure, con un sacco di strada in meno, una volta che ci si trova alle casupole per la manutenzione dell'elettrodotto, occorre traversare a quota 1990 sulla sinistra lasciando il sentiero principale della val Forcola per seguire una traccia ben delineata che inizia proprio presso la costruzione piu' grande e in basso delle due, diramandosi dal sentiero principale. Questa traccia termina poco dopo, di botto. A questo punto occorre tenere la quota e la vista del passo Campel (dove declina il lastrone di roccia che chiude la valle e spicca da dietro il pizzo Campel), ravanare tra rododendri, mirtilli e un po' di roccette, per un buon quarto d'ora e arrivare a prendere la traccia che, salendo dall'alpe de Quarnei, porta al passo Campel. 
p.sso Campel - arrivo.
Dal passo Campel la vista si riposa riempita di verde. 30 metri di bel prato sotto di noi e c'e' la baita Campel Alt; davanti a noi sullo sfondo si vede l'alpe de Bon, e sotto la val Montogn. Entriamo a Campel Alt alle 12. Questa e' una baita in una posizione splendida, molto confortevole, con fornelli, acqua corrente all'interno, gas, buona fornitura per la cucina, coperte, tanta legna accatastata fuori e dentro, il camino e una griglia. Non ha la stufa. Troviamo tutto in perfetto ordine, le nostre firme del 2007, constatiamo che anche qui si trovano frequentatori abituali (o custodi?) dai nomi curiosi (Beto) ma anche che in ben poche persone si fermano qui durante l'anno (incredibile!). Lasciamo gli zaini e riprendiamo (o meglio, iniziamo) il lungo giro esplorativo della val Gamba.
Campel Alt, interno
Il contatore di metri di dislivello in salita (d+) segna circa 450m, quello dei metri in discesa (d-) 230m. Iniziamo a percorrere i quasi 300m che ci separano dall'alp di Campel Bass lungo il sentiero molto ripido, stretto e in molti punti poco agevole e pieno di fango: anche dal basso arrivare a Campel Alt non e' una passeggiata. Ci sono un paio di punti non bellissimi da fare sedendosi sulla roccia per poggiare in sicurezza i piedi senza inzaccherarsi. Niente di pericoloso comunque, ma e' un po' una menata. L'arrivo in baita Campel Bass ci da' la possibilita' di bere un po' d'acqua. Anche questa baita e' sempre aperta ma di qualita' decisamente inferiore alla sua gemella superiore (no stufa, camino, acqua all'interno, pianale con materassi, coperte nel bidone, qualche fornitura da cucina). Firmiamo il passaggio e riprendiamo la discesa. Copriamo i reastanti 500m in meno tempo del previsto (stiamo carburando), il sentiero in questa seconda parte migliora ed e' interamente nel bosco. Nike insegue una pecora da sola e smarrita, per fortuna non c'e' cane pastore nei paraggi...
Arriviamo al ponte (1254m) che separa la val de Montogn dalla val Campel. Ci rechiamo all'alpe de Montogn (1320m), molto carina, piuttosto ben fornita (acqua, gas, pianale con materassi, coperte, discreta fornitura da cucina) e pulita. 
alpe de Montogn
C'e' il camino e non la stufa (d+ 540m; d- 1020m). Nike e io decidiamo di far visita all'alpe de Bon, Nando si gode qui il pomeriggio di meritato riposo. L'accordo e' di trovarsi al ponte della val di Campel per le ore 17.00. Riparto con Nike, motivatissimo. Il sentiero per l'alpe de Bon e' decisamente bello, non troppo ripido e tutto nel bosco che offre un gradito riparo dal sole. Seguendo i segni non c'e' possibilita' di perdersi, e copriamo i quasi 500m in altri 45 minuti. L'alpe de Bon (1811m) e' uno stanzone molto grande e inscaldabile d'inverno. Ci sono chiari segni della presenza di chi ha passato qui la notte. L'interno e' molto bello ma un po' buio. E' tutto di legno, c'e' l'acqua corrente, molta la fornitura di posate, coperte, piumoni, ecc., e a differenza delle tre baite precedenti c'e' la stufa. Sul registro delle presenze, ogni anno, le firme riprendono infatti in aprile/maggio per interrompersi entro la meta' di novembre. Appongo il sigillo SEI al registro delle presenze e scatto qualche foto all'esterno. Mi raggiunge Igor, un abitante di Mesocco, che era sulle roccette sopra il bivacco a godersi il pomeriggio prima del ritorno ("devo buttare l'erba nell'oasi ecologica che chiude alle 17". Gli dico che io, invece, la butto nel cantiere vicino...). 
alpe de Bon - retro
Suo cugino e la fidanzata restano, noi scendiamo insieme chiaccherando. Lo presento a Nando, e poi via! Nike e io ripartiamo per l'ultima baita da tornare a vedere dopo tanto tempo: Gamba in Fora (1359), l'accesso alla val Gamba. Dopo 30 minuti del bel sentiero che si inoltra su per la valle, raggiungiamo il ponte di legno che da' accesso ai prati antistanti sull'altro lato. Dormimmo in Gamba in Fora la notte di venerdi' 13 luglio del 2007 quando siamo saliti da Cabbiolo (Lostallo) lungo il bruttissimo sentiero, esposto e cedevole, fatto che era quasi al buio. Non ricordo perché quella notte non ci siamo fermati a Montogn (poi Nando me lo ricorda: non lo abbiamo trovato!). A Gamba in Fora incontro Fritz e Erika, i due pastori che, ogni anno, da giugno a ottobre sono da queste parti prima di tornare a Berna. Mi presento, parlo con Erika in inglese che traduce in tedesco a Fritz. Mi parlano del pastore Marcel di Montogn, delle stagioni al pascolo e ricevono i miei ringraziamenti per l'ospitalita' rivevuta. Tra due settimane andranno via, a Setag: ecco perche' nel 2007 non li abbiamo incontrati. 
ponte val Campel - val Montogn
Torniamo al ponte dove arriviamo un po' prima delle 17.00 con Nando che gia' ci aspetta. Ci apprestiamo per l'ultimo sforzo: fare rientro in Campel Alt. Percorriamo gli ultimi (quasi) 800m in circa 1 ora e 35, con una breve sosta in Campel Bass per bere. Alla fine arriviamo su un po' stanchi ma non in crisi. Meno male che ho ascoltato Nando e non sono andato a vedere anche Gamba in Dent! Sara' per la prossima, ok, ma cosi' rientriamo presto e ci godiamo una serata con calma. Alle 18.30 siamo di nuovo a Campel Alt dopo 9 ore di tempo dedicato all'escursione. Passiamo una splendida serata! Ci godiamo il tramonto infuocato seduti al p.sso Campel, cuciniamo la polenta e grigliamo nel camino wurstel e pezzi di prosciutto. Nike, distrutta, si concede il meritato riposo visti i numeri di tutto rispetto di questo sabato di escursione: d+ 1860; d- 1580.
vista da p.sso Campel e alpe de Bon di fronte

Domenica
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La giornata di domenica ce la prendiamo in maniera piu' rilassata. Facciamo ritorno al passo Forcola e, gia' che ci siamo, deviamo per la b.tta di Lenden/Lendine (2322m) da cui ci gustiamo un bellissimo panorama fino al Rosa a ovest e, a est, dal bel laghetto sotto alla val di Drogo fino alla Bregaglia. Torniamo alla baita Forcola e, chiaramente, non siamo piu' da soli: troviamo due gruppi di persone saliti da Menarola. Altri due gruppi passano nel pomeriggio. Trascorriamo un pomeriggio piuttosto riposante, ritroviamo la birra lasciata, ceniamo alle 18.00 con un'altra cenetta non male. Alle 22.00 siamo a Pavia. Grandi soddisfazioni in questo giro! Ne lasciamo traccia sul registro dell'alpe Forcola anche per incoraggiare chi passa da qui a considerare che in due ore scarse si e' a Campel Alt.
Alla prossima!
Marco "CP".