domenica 15 maggio 2016

alpe Scoggione e dintorni

Abbiamo ospiti internazionali durante questo weekend, e dove li portiamo per fare bella figura?
bombi all'alpe Prato (956m)
Proviamo con un po' di rifugi nel comprensorio della val Chiavenna, ma nulla da fare....e quindi? Idea, c'è sempre l'ottimo rifugio alpe Scoggione da provare! Chiamo così Valerio che mi dà il suo assenso, e quindi via! Si parte per un nuovo trekking in una regione ben nota al S.E.I., potendo restare in un'accomodation di gran lusso, da soli, e all'inizio della stagione. Ufficialmente lo Scoggione è chiuso, ma spesso Valerio (il Presidente del CAI Colico e molto altro) permette l'accesso in capanna a gruppi anche non numerosi. Noi siamo 5, un quasi record negli ultimi tempi: Goro e Yoshi dal Giappone, e ben tre di cinque soci fondatori S.E.I..
i guardiani del bosco
Partiamo con calma verso le 11.20, lasciata l'auto al parchetto pic-nic di Robustello, e con l'aria che all'ombra è ancora frizzantina. Iniziamo a salire lungo la strada asfaltata fino alle ultime baite di Monti di Rusico dopo le quali, passato il bivio per il sentiero Bregamin, si accede allo splendido 'balcone' sull'estremità superiore del lago di Como: la giornata è tersa e davanti a noi fanno bella mostra di sé  il Sasso Canale e il pizzo Ledu'. Proseguiamo, e da ora ha inizio il sentiero vero e proprio: immersi nel bosco, transitiamo per il Prato delle Ciliegie (anni fa il percorso era differente), e poco sopra siamo al primo posto 'tappa': l'alpe Prato (956m) che con la sua fontana invita a una sosta. 250 metri sopra sta il Pian di Formica (1218m), anche lui con fontana. Tra i due alpeggi passiamo ove sorgono i due immensi e isolati faggi, i silenziosi e austeri guardiani del bosco. 
ultimo strappo prima del rifugio
Il sentiero è tutto esattamente come lo ricordo, con l'unica variazione i segni nuovi appena ripassati con la vernice (vedremo scendere a breve il verniciatore CAI).
Arriviamo allo Scoggione e c'è dentro Valerio che ci ha aspettato dopo che si è dedicato a fare un po' di lavoretti dopo l'inverno. Facciamo quattro chiacchere, ci spiega cosa dobbiamo fare per chiudere tutto ed è fatta: ci dà le chiavi, e così siamo promossi a capannari temporanei.
Ci diamo a un pranzo frugale, dopodiché chi va al Baitel (che troviamo in ordine), chi va a riposare prima dei preparativi serali, ci si disperde nei mille rivoli dell'ozio rigenerante delle gite montane.
rifugio Scoggione (1575m), Sasso Manduino (2888m) e Pizzo Ligoncio (3032m)

Quando torniamo dalla gitarella, troviamo che la stufa è accesa e si inizia a darsi da fare per preparare la cena: si impasta la focaccia, si preparano gli antipasti, e, tra una cosa e l'altra, ci scappa pure la partitina a bocce: le tradizioni con gli ospiti internazionali sono da rispettare.  I preparativi fervono anche dal lato nipponico: Goro e Yoshi ci offrono uno squisito piatto della tradizione, l'Udon, una zuppa di tagliatelle cucinato con tutti i crismi: prima l'ammollo per i funghi "Shiitake" secchi con il cavolo di mare "Konbu", una volta cotte le tagliatelle nell'acqua dell'ammollo si aggiungono alghe secche "Wakame" e le spezie: "Katsuo - bushi" e "Shichimi". Davvero buono. Dopo aver assaggiato questo piatto leggero, salutare e gustoso, come ricambiare l'ospitalità? Ma con una bella polenta uncia! Anche lei piatto della tradizione, certo, e di sicuro gustosa.
cena con 'Udon', zuppa di tagliatelle
La mattina dopo il tempo è ancora splendido, e facciamo un giro fino all'alpe Legnone e al suo bivacchino invernale (un buco con due posti letto).
Il monte Legnone, con ancora molta neve su di sé, sfavilla al sole: da qui si vede il passo Colombano e tutto il suo lato est. Si intuisce il sentiero per salire, ora dev'essre bello impegnativo...
I ridigi orari dei treni e degli aerei impongono di tornare presto allo Scoggione e di attuare un disimpegno rapido dal rifugio: prima di ciò, comunque, registriamo l'ingresso del Segretario S.E.I. al Baitel. 
monte Legnone (2609m) dal rifugio omonimo
E' sempre un piacere tornare in questi luoghi, un grazie come sempre al nostro Presidente e al C.A.I. Colico. Magari riusciamo a tornare l'ultima settimana d'agosto per la festa annuale.
Alla prossima!
CP

domenica 8 maggio 2016

Capanna Cadlimo, anzi... sì

7:46, 1917 metri, un grado sopra lo zero, l'auto parcheggiata davanti l'ospizio del Lucomagno. Le montagne intorno sono leggermente coperte dalle nuvole. Si parte.
La prima neve sul tracciato l'incontriamo quasi subito, prima della val Termine. Proprio questa valle solcheremo lungo ben oltre due chilometri per poi addentrarci nell'infinita valle Cadlimo.
Poco dopo, quando siamo all'imbocco del sentiero che sale sulla parete rocciosa ed immette direttamente nella conca della Cadlimo, decidiamo rapidamente il da farsi: "No, è troppo ripido, è un sentiero estivo...", quindi proseguiamo diritti nella val Termine. La neve regge il nostro peso.

All'inizio, la val Cadlimo è proprio un büs di prima categoria: pietre, erba secca e rocce liscie color marrone scuro che si gettano in basso, nel Reno di Medel. Dopo non è che sia tanto meglio. Quando l'avvallamento si apre un poco scendiamo, costeggiando il corso d'acqua quasi interamente sepolto dall'inverno. Non è stato breve il percorso per arrivarci attraversando parte della val Termine, ma ora ci siamo. All'inizio. Infatti la valle prosegue diritta e lunga per chilometri fino alla sua fine, fino alla capanna. Intanto le nuvole si abbassano, annunciando le successive precipitazioni nevose. Cumuli di nubi nere si intrufolano da sud. Il cammino segue nell'assoluta severità dei suoi panorami ristretti, nel silenzio violato unicamente dai fischi delle marmotte.

Arriviamo alla capanna Cadlimo, 2570 m. Quasi ancora totalmente sepolta dalla neve, la baita invernale del rifugio (sempre aperta) è fornita di due dormitori accessibili con materassi e coperte, di illuminazione ad energia solare, un piccolo ma confortevole locale cucina con stufa ed una limitata dotazione di legna. L'entrata è da una finestra del dormitorio raggiungibile con una scala esterna.

Nel pomeriggio abbiamo ancora voglia di passeggiare verso il lago Scuro. In seguito rientriamo e diamo inizio alle preparazioni culinarie che hanno come prima sfornata una focaccia cotta sulla piastra rovente della stufa a legna. Le bevande SEI non mancano come al solito. Fuori il panorama si allarga, concedendo al tramonto di essere interamente ammirato.

La discesa del giorno seguente è tra nuvole e neve ghiacciata che cade a pallini dall'alto. Ora che conosciamo l'ascesa, tutto è più facile, anche nelle nebbie delle terre superiori.

-uc