E' un vero piacere per CP-webmaster
postare un nuovo racconto di viaggio di Ignazio, il nostro Presidente
SEI, che, ancora di stanza a Taiwan, ha trovato qualche giorno da
trascorrere alle Filippine in compagnia di Esteban. Da qualche tempo,
una volta all'anno, i due si ritrovano in Asia.
A voi!
A voi!
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La prima visione è decisamente "infernale". Più
precisamente, richiama in modo irresistibile la descrizione della prima delle
Malebolge:
"come i Roman per l’essercito molto,
l’anno del giubileo, su per lo ponte
hanno a passar la gente modo colto, 30
che da l’un lato tutti hanno la fronte
verso ’l castello e vanno a Santo Pietro,
da l’altra sponda vanno verso ’l monte",
l’anno del giubileo, su per lo ponte
hanno a passar la gente modo colto, 30
che da l’un lato tutti hanno la fronte
verso ’l castello e vanno a Santo Pietro,
da l’altra sponda vanno verso ’l monte",
allo stesso
modo gli utenti di questa metropolitana sovraccarica si dispongono ordinatamente
su due file, a seconda della direzione che devono prendere. E mantengono questa
disciplina anche quando, come nel caso presente (una fermata periferica,
all'inizio d'una giornata lavorativa), una delle due linee è semivuota e
l'altra fin troppo affollata; sicché la mia prima impressione di Manila è di
un traffico sì caotico, ma non in modo così estremo: ho visto di peggio.
Semmai c'è da lamentare che le indicazioni sulla direzione sono fornite solo
(per quanto posso capire) quasi all'ingresso ai binari, col rischio per il
viaggiatore inesperto di farsi una lunga coda inutile (o peggio: da quanto
vedrò in seguito, passare dall'altro lato è un'operazione tutt'altro che
banale); per fortuna, in questa prima occasione la fila da me imbroccata si
rivela quella giusta.
Manila vecchia |
il traffico di Manila |
Nell'attesa
curioso anche tra gli scaffali di un emporio, dove mi attende la sorpresa di
confezioni di pasta con nome in cinese e istruzioni rigorosamente solo in
coreano (almeno, suppongo sia tale; ma per quanto ne so a Seoul usano un
alfabeto sufficientemente unico da non suscitare equivoci): da quanto avremo
modo di vedere poi, le Filippine devono essere una delle mete balneari piu'
popolari in Corea. Piu' piacevole la scoperta che qui le bottigliette di succhi
di frutta o tè contengono spesso anche qualcosa di piu' solido e delizioso
(dagli studi successivi, sarei tentato di credere che si tratti di gelatina di
cocco).
Finalmente arriva Esteban. Causa un tentativo di furto (ha salvato
all'ultimo istante lo zaino in procinto di involarsi dal bagagliaio
dell'autobus), puo' informarmi che gli indigeni non sono del tutto amichevoli.
Per fortuna sarà l'unico episodio spiacevole: nei tre giorni successivi non
abbiamo avuto alcun problema, anzi la maggioranza di coloro con cui abbiamo a
che fare si mostra gentile e amichevole. Persino le offerte di scarrozzarci in
giro non saranno troppo insistenti (con qualche eccezione, ma non al livello di
altre località asiatiche). Sul lato criminalità, va comunque segnalato che
raramente mi è capitato di vedere così spesso guardie armate: agli ingressi di
metro, uffici pubblici, centri commerciali, aereoporto, etc., poliziotti o
vigilantes privati ci fanno passare al metal detector o ci sottopongono ad una
rapida perquisizione e richiedono l'apertura degli zaini. Controlli in genere
molto rapidi, a quanto posso giudicare condotti piu' per formalità che perché
lo reputino necessario; ma è comunque piu' di quanto ricordi di aver visto in
altri paesi.
il SEI per mare, nonostante il tifone in lontananza, verso Mindoro |
Superate le ore
piu' calde della giornata con una siesta decisamente necessaria dopo la notte in
aereoporto, iniziamo finalmente ad esplorare l'offerta turistica del centro
storico. In realtà non c'è molto che sia sopravvissuto ai bombardamenti e
anche quel poco non ci impressiona piu' di tanto: della visita alla chiesa piu'
antica della città ricordo quasi solo la sorpresa di sentire che celebravano
messa in inglese. Per le strade e nei cortili si vedono gatti in abbondanza: me
li fa notare Esteban e mi rendo conto che per qualche misterioso motivo a Taipei
invece sono un incontro piuttosto raro (mi ricordo ora che ci sono alcuni
paesini a Taiwan che sono famosi per i gatti: forse un'altra indicazione che di
solito qui non si trovano). Un violento acquazzone vanifica il piano di
assistere al tramonto sulla baia e il tentativo di Esteban di procurarsi una
birra si scontra col divieto di vendere alcoolici a poca distanza dalle scuole;
per concludere in bellezza, ci resta pero' il momento del durian.
Mindoro - la barca presidenziale |
Mindoro - esempio di villaggio agiato |
Del viaggio fino al porto di Batangas ricordo quasi soltanto l'acquisto, in una sosta, d'un pacchettino di banane fritte, che mi riconcilia con tale versione del frutto (mi era capitato di assaggiarne già molti anni fa, trovandolo all'epoca disgustoso: plausibile che i mie gusti siano cambiati con l'accumularsi dei lustri); anche la breve traversata in mare non presenta particolari incidenti e resta memorabile, oltre che per i bei panorami tropicali, soprattutto per la nostalgica rievocazione dei praho salgariani procuratami dai bilancieri della nostra nave. Arrivati alla meta, il paesino di Puerto Galera, nell'isola di Mindoro, troviamo sistemazione in un'economica cameretta e facciamo ancora in tempo per una prima nuotata. In serata, notiamo dalla spiaggia una lontana tromba d'aria. Una grossa delusione per il sottoscritto è la scarsa offerta di frutta tropicale e bevande derivate: in particolare mi ha lasciato negativamente sorpreso che a Puerto Galera i bar sulla spiaggia vendessero bevande stile europeo-nordamericano, ma non frullati di mango o papaya; per questi avrei poi trovato un negozietto, purtroppo molto meno attivo di quanto non avrei desiderato.
Mindoro - una cascatella |
Il mattino seguente è dedicato ad un'escursione per vedere una cascata: qualche chilometro di piacevole cammino (temperature a parte) prima lungo la spiaggia e poi in una giungla non troppo selvaggia. Esteban dovrebbe aver preso qualche foto; io mi limito a rievocare le splendide farfalle multicolori, nonché un paio di villaggi indigeni, il primo un'accozzaglia di baracche, il secondo invece costituito in gran parte di casette che suggeriscono una certa agiatezza, tanto da farci ipotizzare che agli autoctoni sia arrivato qualcosa di piu' delle briciole dei soldi portati dal turismo. Nel pomeriggio, si torna in mare; il sottoscritto non ha attrezzatura, ma Esteban mi presta maschera e boccaglio, dandomi modo - per la prima volta in vita mia - di ammirare direttamente l'incanto delle acque tropicali: tra gli scogli, pesci angelo, altri azzurri, uno scorfano, ancora molti pesci di varie altre specie a me ignote, grandi stelle di mare (le piu' belle blu), coralli di vario tipo, anemoni e ricci di mare, etc..
"Suave, mari magno turbantibus aequora ventis,
e terra magno alterius spectare laborem:"
e terra magno alterius spectare laborem:"
quella sera dalla spiaggia possiamo goderci la
spettacolare visione di due tempeste in contemporanea, a
decine di chilometri da
noi. Troppo lontane per sentire anche solo i tuoni, ma, come avevo già
accennato, ci viene offerto un vero tripudio di fulmini, quasi tutti aria-aria,
tra i quali ne voglio ricordare uno che vidi descrivere una circonferenza quasi
perfetta.
Mindoro - una barca |
Il quarto giorno ci separiamo: Esteban resta a Puerto
Galera, mentre io torno a Manila, dove in serata avro' il volo per Taipei.
Abbiamo ancora il tempo di fare colazione insieme sulla spiaggia: una venditrice
ambulante si ferma a fare due chiacchiere e apprendiamo che, nonostante la
mancanza di velo, si tratta di una musulmana. Quasi l'ultima visione che ho di
Mindoro, dalla barca, è un macaco che corre tra le rocce, un paio di metri
sopra il mare.
Stefano vi ha già descritto le jeepney: io ne faccio esperienza al porto
di Batangas, prendendole per recarmi al centro (facendo forse parte del viaggio
a sbafo: un resto consegnatomi dal conduttore sembra decisamente eccessivo, ma
al momento ero troppo preso dal problema di capire dove scendere per
preoccuparmene) e da lì salgo sull'autobus per Manila. Nella capitale
approfitto delle varie ore ancora a mia disposizione per un secondo giretto per
il quartiere storico di Intramuros: visito il forte spagnolo per cui non avevamo
avuto tempo il primo giorno (una mezza delusione anche questo) e, piu'
importante, provvedo all'acquisto di qualche cartolina (sia da spedire che come
souvenir per il sottoscritto, tuttora ostinatamente privo di macchina
fotografica). Tra questa "costosa" compulsione (in tutto il viaggio ci avro'
speso un sette od otto euro, inclusi i francobolli) e le viziose abitudini
goderecce espressesi nel mangiucchiare qualcosa per strada e provare bevande
piu' o meno tipiche (Esteban potrà riferirvi dei maestosi sviluppi della panza
presidenziale), consumo senza accorgermene la quasi totalità della valuta
locale rimastami, costringendomi a cambiare un altro duecento dollari taiwanesi
(circa 6 euro) a condizioni assolutamente sfavorevoli. Nemmeno in quest'ultimo
giorno riesco ad ammirare il tramonto sulla baia: me lo godo invece dalle mura
del centro storico, affollate di coppiette alla riceca d'atmosfera romantica.
Infine, arrivo confusamente a Edsa, dove dovrei prendere il bus per
l'aereporto: nel caos della zona, per di piu' aumentato da alcuni miei errori di
percorso, finisco in condizione pericolosamente vicina al panico e, non
essendomi chiaro quando sarebbe passato il primo mezzo pubblico o se lo stessi
aspettando nel posto giusto, quando un tizio si offre di chiamarmi un taxi per i
duecento peso rimastimi in tasca non riesco a dirgli di no in modo convincente.
Mi rimangono ancora gli spiccioli, con cui cerco di pagarmi una qualche cena,
desiderio parzialmente frustrato dalla differenza di cinque peso tra le finanze
a mia disposizione e la mercanzia che mi appare piu' appetibile: a mia beffa,
qualche settimana piu' tardi avrei trovato, persa nei recessi del portafogli,
proprio una moneta da cinque peso.
Il volo di ritorno è contraddistinto da
un'aria condizionata troppo forte per il mio fisico: rientro con un gran bel
raffreddore e tuttora, a oltre un mese di distanza, la tosse non mi e' passata
del tutto.
Saluti,
Pant d'Or
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