Con la primavera avanzata ma ancora con una grande presenza di neve ad altitudini non esattamente elevate, il sodalizio raggiunge facilmente dal campo base il bel villaggio di Gordevio. Qui chiediamo ad un presunto locale l'imbocco del sentiero; il signore -probabilmente non capendo bene la nostra meta, oppure in stato di coscienza alterato- ci indirizza senz'indugio nel parcheggio in località Villa. Questo fraitendimento condurrà il SEI a compiere un lungo ma bellissimo giro ad anello tra le cime, pernottando, come previsto, nella capanna Nimi.
Da Villa (352 m) raggiungiamo Roncascio e quindi Dömna, per affacciarci nella valle di Chiegg, valle devastata nel 2002 da un grande incendio di origine umana. A distanza di tanti anni anni possiamo vedere ancora le conseguenze del fuoco su quello che era un bosco: carcasse di antichi castagni, presenza di felci infestanti, bassi cespugli, in particolare ginestre, le quali ancora sono tra le ragioni dell'impedimento della crescita arborea.
L'ascesa avviene rapida sorpassando gruppi di capre accompagnate da pastori. Il cielo rimane prevalentemente coperto con l'incursione saltuaria di basse nuvole che s'involano in su.
A Mergozzo seguiamo il ripido sentiero tra i pascoli e scheletri di alberi in direzione dell'alpe Pizzit (1713 m) con una splendida vista che si apre a tratti sul lago Maggiore. Poco più avanti di Pizzit troviamo un cartello indicante la capanna Nimi. Insieme alla segnaletica inizia la prima neve relegata solo in alcuni tratti: in un paio di porzioni di sentiero che ci portano sotto l'alpe Valaa causa la forte pendenza una settimana prima sarebbe stato problematico attraversare senza ramponi.
Dopo la sovrastante alpe Valaa il SEI riconosce il sentiero che porta direttamente alla capanna Nimi: si snoda parallelamente al nostro, ma
L'alpe di Nimi è affascinante: un peduncolo di pascolo contornato strettamente da pendii sui quali crescono larici e cespugli di rododendri. Placche di roccia liscia si innalzano verso la cima di Nimi guardando il lago Maggiore e i 4000 a ovest.
Oltre da qualche roditore rumoroso, la capanna Nimi è custodita da un gruppo di socievoli capre. Il rifugio sito a 1718 m è sempre aperto e consta di stufa a legna, legna, gas,
Dopo un breve riposo, l'impastatura della classica focaccia SEI, il sodalizio inforca gli scarponi in direzione della cima Nimi. La giornata nel frattempo è nettamente migliorata. Il sentiero alpinistico si inerpica tra rari larici, rododendri, ginepri e accumuli neve sempre più importanti. Senza molta difficoltà raggiungiamo il crinale che porta alla cima,
Ritrovato sulla cresta il sentiero bianco-blu-bianco che porta al Madóm da Sgióf (2265 m) arriviamo al cospetto della cima di Nimi (2191 m). Da qui il
Al ritorno in capanna siamo soli: le capre sono sparite. E' anche l'ora di preparare un pasto degno del SEI. Sulla piastra della stufa a legna passano rispettivamente una focaccia con cipolle (e chili indonesiano per chi lo gradisce) e risotto con asparagi.
Mangiamo fuori sul tavolo di pietra, ancora accarezzati dal sole e con vista mozzafiato. In mancanza del classico mate ci consoliamo, per così dire, con una serie di brindisi di ottima qualità.
Il mattino dopo, con il Rosa di fronte, mettiamo a posto la capanna e scendiamo curiosi di conoscere il sentiero basso che porta a valle. Dopo aver attraversato un canalone con una quantità immensa di neve, entriamo in un bosco di faggi lungo un sentiero da poco sgombrato dagli alberi caduti; a 1457 m troviamo il bivio che porta a Pizzit o giù a Brunescio. Da Brunescio si arriva al sottostante alpeggio di Malai per giungere infine alla località Brié (343 m), passando per Archeggio e una quantità sostanziosa di simpatici gradini di pietra.
Il sentiero per la capanna Nimi quindi parte dalla chiesa di Brié/Gordevio, ad un centinaio di metri da dove abbiamo lasciato l'auto. Poco male, anzi bene, anzi molto bene aver compiuto questo inedito e consigliato anello escursionistico tra picchi di roccia, erba e neve. E capre gentili.
Esteban