martedì 16 agosto 2016

Quando il ghiaccio arriva al mare. Svartisen - Norway.

L'ultimo post norvegese di quest'anno racconta la gita in giornata che Sandro ed io abbiamo fatto alla capanna Tåkeheimenhytta sul bordo della calotta glaciale dello Svartisen. Il giro si è concluso in giornata ma i bei paesaggi e la notevole giornata di sole mi hanno convinto ad includerne la descrizione nel nostro blog.

Tåkeheimenhytta vuol dire la capanna delle montagne nebbiose. Il significato del nome è chiaro se si pensa che si trova a mille e cento metri di quota sulla sponda di un ghiacciaio vista mare. L'umidità del mare si condensa risalendo la ripida parete formando vaste e durature nebbie. Tuttavia una sorte favorevole ci conduce in questi luoghi, l'intera giornata non vedrà l'ombra di una nuvola.









Al mattino presto abbiamo preso appuntamento con un barcarolo per superare il breve tratto di mare che dalla statale del Holandfjord ci conduce alla base dell'Engabreen, una lingua di ghiaccio che partendo dalla calotta dello Svartisen arriva al livello del mare ad un paio di chilometri dalla costa.










La vista è da subito maestosa. Appena guadagnata la riva divoriamo la pianura che ci separa dall'attacco del sentiero. Superiamo anche una fattoria dove si pubblicizza l'insolita attrazione di baciare un'alce. Non ci soffermiamo anche per timore che l'alce possa ricambiare...

Il sito del DNT segnala il sentiero come facile (secondo grado su quattro). L'esperienza della giornata non mi trova molto d'accordo come presto scopriremo. Il sentiero parte seguendo il percorso panoramico per l'Engabreen. Alcune catene servono più che altro a delimitare il percorso sulla roccia levigata dal ghiaccio. Lasciato il percorso turistico, la traccia sale decisa per scavalcare la scarpata di roccia compatta. Il terreno è reso infido dalle chiazze d'acqua che rendono scivolosi alcuni tratti.











 

Dopo circa 300 metri di salita su roccia il terreno cambia. Il sentiero si infila in una chiazza di betulle nane per puntare una fessura tra il bosco ed una lastra di roccia, dove, rimanendo su terreno fangoso, inizia a salire con notevole pendenza.
















A quota 450 si incrocia una linea elettrica ed il sentiero inizia ridurre la pendenza e ad assumere una conformazione più "alpina". La vegetazione si riduce ad un bel prato con bassi cespugli mentre il panorama inizia ad aprirsi. Superiamo tre norvegesi ed imbocchiamo una valletta erbosa che presto lasciamo per una facile cresta su ripido sentiero e ci permette di raggiungere un punto panoramico a quota 880 metri. Alle nostre spalle possiamo ammirare il lago di fusione del ghiacciaio, i fiordi, ed appena oltre il mare aperto. Davanti a noi i ghiacci dello Svartisen incombono silenziosi.
















Dopo una pausa riprendiamo la marcia. Il sentiero è ora su sfasciumi e roccette. Raggiungiamo una secondo punto panoramico con un piccolo saliscendi. Da qui è finalmente visibile la capanna situata tra il ghiacciaio e la cima del Helgelandsbukken (quota 1450). Il sentiero piega a sinistra risalendo una serie di sbalze rocciose. Il percorso avviene su cengie sempre più piccole man mano che ci si avvicina alla meta. Nella foto sotto il sentiero segue la cengia appena a sinistra del nevaio puntando alla gobba alla destra della capanna.









Come i miei... assidui lettori avranno già capito il vostro sta temendo il percorso troppo aereo. Verso quota mille vedo il passaggio che mi fa desistere. Bisogna salire sulla cengia superiore con un passaggio esposto mani-piedi. Tecnicamente facile, ma penso sia meglio fermarsi qui. Sandro riuscirà a raggiungere la capanna a quota 1073 percorrendo un ulteriore breve passaggio esposto in cresta a pochi metri dalla capanna.

La discesa è veloce, già ci pregustiamo il gelato ed il caffè al bar in riva al laghetto glaciale. Da qui la vista dell'Engabreen è notevole.
















Due settimane sono lunghe, ma alla fine terminano. Non rimane che rientrare in Italia ed aspettare i prossimi fine settimana per un nuovo post... alpino.

PD

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