Durante le vacanze d'agosto che
trascorro con la famiglia ho sempre l'occasione di proporre alle mie
figlie, ormai grandi, qualche giro precedentemente testato con i soci
del SEI in differenti condizioni.
Queste escursioni “familiari”,
rispetto a quelle solite, risultano invero un pochino addomesticate,
per vari motivi tra cui merita menzionare:
- si va in agosto (dunque niente neve,
ghiaccio, freddo, ecc.)
- essendo in vacanza, si va quando le
condizioni meteo sono buone (e non quando arriva l'unico fine
settimana in cui tutti possono, e dunque tipicamente con un tempo da
schifo)
- si va su percorsi già testati
(niente sorprese)
- gli zaini, chissà perché,
sono meno pieni (qualcosa fa sospettare che il menù più
frugale giochi un qualche ruolo).
Per quest'anno la scelta cade sul pizzo
Barone, il tetto della Verzasca, già da noi salito, in
condizioni peraltro anche allora buone, nell'autunno 2008: sono
infatti sicuro che il percorso è privo di reali difficoltà
ed alla portata di adolescenti; inoltre è una gita panoramica
particolarmente adatta alle condizioni di vento da nord in cui ci
troviamo. Speriamo che il percorso sia gradito: l'anno scorso, dopo 3
giorni in valle Antrona (comprendenti il pernottamento nel bivacco di
latta di Camposecco), avevo avuto l'impressione di aver esagerato un
pochino.
Alla capanna Barone, l'atmosfera è
alquanto diversa da quella che incontriamo di solito nei rifugi
svizzeri: innanzitutto c'è gente, diversi gruppi (non hai la
solita impressione di essere l'unico bipede nel raggio di chilometri
di quando sei, che so, in val Lodrino in novembre, come di solito ci
capita).
Inoltre, anche le persone in capanna sono di una tipologia
“diversa” rispetto al solito: si tratta di escursionisti
silenziosi, ben equipaggiati, ben organizzati, che seguono i percorsi
canonici segnalati e scelgono gli itinerari in base alla
disponibilità di rifugi accoglienti e informazioni facilmente
reperibili sulla letteratura specializzata. Insomma, persone che in
val Lodrino in novembre non trovi.
Ad ogni modo ci comportiamo anche noi
silenziosamente ed educatamente e, trascorsa la notte nel dormitorio
al piano superiore (con “imprendibile” vista sulla
bocchetta della Campala dalla grande vetrata), ci svegliamo per
ultimi alle sette e mezza (una coppia di germanici si è alzata
alle 5 e mezza: forse volevano fare l'intera Via Alta Verzasca in un
giorno) e per ultimi partiamo poco prima delle nove.
Già a
quell'ora fino al lago, ancora in ombra, fa freddino, complice anche
il vento da nord (chissà i germanici usciti alle 6). Poi
arriva il sole e il resto della salita prosegue, come ricordavo,
senza difficoltà di sorta. Il bello di questa cima è
che mentre risali l'ultimo pezzo di sfasciumi non intuisci fino alla
fine il fatto che, appena sopra, la zona sommitale sia costituita da
un grande pianoro col panorama che si apre all'improvviso in tutte le
direzioni. Posso così esibirmi nell'indicare alle fanciulle cime a loro note dopo anni di frequentazione dell'Ossola (Rosa, Leone, Weissmies...) e meno note (Adula, Tödi...), nonché alle foto di rito. Discesa lunga, ma senza intoppi di sorta e, alla fine, opinioni positive da parte di moglie e figlie: meno male, anche questa è andata.
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